“Siamo api di Falchera”: così l’apicoltura rigenera le periferie grazie ai suoi abitanti
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Torino - “Siamo api di Falchera” è un progetto, una missione, una soluzione per innescare processi di cambiamento a Falchera, un quartiere con una storia difficile che si trova nella estrema periferia di Torino. Proprio qui sta nascendo una piccola comunità di abitanti a cui insegnare a fare il miele e a cui trasmettere la coscienza ambientale attraverso la rigenerazione urbana.
Il progetto è realizzato dall’associazione degli Impollinatori Metropolitani che, come vi abbiamo raccontato in questo articolo, racchiude un gruppo di cittadini e cittadine che da anni promuove l’apicoltura ridando vita agli spazi della città ed educando alla biodiversità.
L’APICOLTURA URBANA E LA RIGENERAZIONE URBANA
Ma cosa vuol dire realmente fare apicoltura urbana e in che modo è possibile creare inclusione sociale? Ne abbiamo parlato con Guido Cortese, Presidente dell’associazione. Come ci ha raccontato, «per noi significa declinare la parola “urbana” nella sua pienezza. Non si tratta soltanto di zootecnia, ma di insegnare temi come educazione ambientale, ecologia urbana, sostenibilità, biodiversità«.
«La nostra idea di apicoltura urbana supera il semplice concetto di “fare il miele” per includere azioni e progetti che possano fare bene alla cittadinanza. Esiste una costellazione di progetti che, attraverso le api, permettono di fare rigenerazione sociale e ambientale. dDlle iniziative che valorizzano le api come bene comune, come avviene a Cremona, al biomonitoraggio ambientale in atto a Roma, Torino e Bologna, fino alle attività con le classi per insegnare ai bambini l’apicoltura, proprio come sta succedendo nelle scuole di Torino».
Il progetto, d’altronde, non nasce a Falchera per caso: in questo quartiere della periferia nord, i progetti di inclusione sociale possono realmente portare a un arricchimento nel tessuto locale. «La città di Torino, seppur ingentilita dalle opere di rinnovamento sostenute dalle Olimpiadi del 2006, porta ancora i segni di una crescita urbanistica esasperata dalla produzione metalmeccanica dei quarant’anni precedenti, a cui è seguita un’implosione demografica, oltre che occupazionale. Alcuni quartieri, come la Falchera, sono l’esempio di queste espansioni e di una cittadinanza che chiede attenzione, servizi, possibilità».
I FUTURI APICOLTORI DI FALCHERA
Ora, grazie alla Fondazione ITASolidale di Trento e a Produzioni dal Basso, Impollinatori Metropolitani è riuscita ad avviare una raccolta fondi per sostenere il progetto che coinvolgerà dieci partecipanti alla scoperta dell’apicoltura urbana. I futuri apicoltori saranno abitanti del quartiere che vivono in situazioni di vulnerabilità: parliamo di donne vittime di violenza, non occupate, donne e uomini in situazione di fragilità psicologica, economica o persone immigrate con necessità di inclusione lavorativa.
Questo progetto vuole rappresentare uno strumento attivo di difesa e conoscenza del ruolo fondamentale degli insetti impollinatori e si traduce in educazione e produzione ma anche in salvaguardia del paesaggio e dell’ambiente.
Alle lezioni di teoria seguiranno ore di attività sul campo in un apiario composto da cinque alveari che sarà allestito, insieme a una sala per corsi, in uno spazio che già oggi è sede di progetti di innovazione. Ne è esempio l’Urban Acqua Farm, dove si sperimentano sistemi di comunità destinati all’orticoltura acquaponica in corrispondenza degli orti urbani del quartiere. Ogni alveare sarà gestito da una coppia di cittadini che impareranno a prendersene cura e a fare il miele.
Possiamo dire che nascerà uno spazio «capace di restituire alla cittadinanza una maggiore consapevolezza e responsabilità nei confronti delle politiche sostenibili verso l’ambiente e verso la pratica agricola, con la possibilità di scegliere offrendo un’alternativa che arrivi da una produzione di comunità, attenta a sua volta al benessere animale e al rispetto del suolo».
L’AVVIO DEL PROGETTO
Ora Impollinatori Metropolitani chiede un aiuto per sostenere il progetto attraverso la piattaforma Produzioni dal Basso: «La vera sfida è raggiungere il target di 5.000 euro della raccolta fondi perché, entro 45 giorni, Itas Solidale di Trento cofinanzierà la restante parte permettendo di realizzare questo progetto».
Per la sua realizzazione è stato adottato un processo di connessione sul territorio davvero esemplare: sono state unite le forze di reti locali maggiormente impegnate nel tessuto sociale e civile oltre che realtà come FalcheraLabb e il Comitato per lo sviluppo della Falchera. «Questo progetto vuole rappresentare uno strumento attivo di difesa e conoscenza del ruolo fondamentale degli insetti impollinatori e si traduce in educazione e produzione ma anche in salvaguardia del paesaggio e dell’ambiente, compreso il paesaggio urbano e periurbano, quali strumenti di inclusione e riqualificazione rivolti a soggetti svantaggiati».
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