8 Mar 2022

La storia di Anna, sulla strada zaino in spalla per cambiare vita

Scritto da: Francesco Bevilacqua

Insoddisfatta della sua vita, giunta al traguardo dei trent'anni Anna Cascone ha deciso di cambiarla. In compagnia del suo fido zaino ha cominciato a viaggiare ritrovando non solo sé stessa, ma anche molte anime affini, con storie di cambiamento altrettanto interessanti alle spalle.

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Vi siete detti almeno una volta “mollo tutto e parto per cambiare vita”? Per Anna Cascone è andata proprio così! A trent’anni suonati sentiva che qualcosa era cambiato dentro di lei. Era stanca del lavoro precario da insegnante e traduttrice, voleva allontanarsi da amici e parenti che sembravano non essere più in sintonia con il suo sentire, aveva l’esigenza di chiudere una relazione sentimentale che non la appagava, si sentiva aliena in una società che ci vuole tutti omologati ed estremamente razionali.

Il desiderio di cambiamento e la ricerca di un senso più profondo dell’esistenza l’hanno portata a decidere di staccare la spina per un po’ e a cominciare da capo. Anna ha pensato di narrare la sua avventura di di vita in un romanzo autobiografico – intitolato Il giorno in cui ho detto basta edito da Ventura Edizioni –, oltre che sul suo profilo Instagram.

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I CAMBIAMENTI CHE NUTRONO

Da Nord a Sud, Anna ha viaggiato come ragazza alla pari per buona parte del nostro paese a bordo di bus, treni e navi. Lungo il sentiero della ricerca di se stessa ha potuto ascoltare le storie di persone che avevano fatto del downshifting e di un ritmo più lento la loro filosofia di vita, in armonia con la natura, gli animali e gli umani.

«Una delle persone che ho conosciuto – racconta Anna – è Laura, che organizzava laboratori didattici per adulti e bambini alla scoperta del potere curativo delle piante. Ma anche Salvatore, che aveva trasformato la terra dei suoi genitori sulla base dei principi della permacultura, vendendo agrumi, spirulina e frutta tropicale lungo tutta la penisola o Claudio e Susanna, che avevano salvato decine di animali destinati al macello, dando loro una nuova casa in un rifugio dove i volontari se ne prendevano cura».

L’incoraggiante elenco di downshifters continua: « Ricordo Manuela, che vendeva le sue leccornie all’interno di un’associazione di produttori che si battevano per l’agricoltura biologica e locale, nonché per la sovranità alimentare contro i grossi marchi della GDO. Ci sono poi Francesca e Antonio, che avevano costruito la loro casa in bioedilizia, le cui pareti e il cui pavimento erano stati coibentati con materiali di recupero come bottiglie di vetro, lana di pecora, sughero, argilla e paglia. E questo solo per citarne alcuni!».

Quello che conta non è la destinazione ma ciò che hai messo di tuo in quel viaggio spesso faticoso chiamato vita

Fedele e instancabile compagno di viaggio di Anna è stato lo zaino da trekking da 70 litri: «Era strano portarmi in spalla i pochi oggetti personali, come se tutta la mia vita fosse racchiusa lì dentro. Trovo che ci sia qualcosa di romantico nel portarsi sulle spalle tutto quello che ci serve. Forse la schiena indolenzita la pensa diversamente, ma credo che dia un forte senso di libertà, indipendenza e coraggio. Nella vita spesso accumuliamo troppe cose di cui non abbiamo un reale bisogno». Appassionata di cucina naturale, lungo il tragitto ha raccolto anche una serie di ricette itineranti e ha trovato l’ispirazione per scrivere qualche poesia.

RIFLESSIONI

“Non hai paura di viaggiare da sola?” è la domanda che Anna si è sentita fare prima di partire. «Avere paura è umano – risponde –, ma lasciarsi bloccare da questa emozione impedisce di vivere e di fare esperienze nutrienti. Quando apri il tuo cuore e cominci a liberarti dei pregiudizi o delle credenze limitanti, ti rendi conto che il mondo non è poi così brutto e spaventoso come ce lo descrivono i media. Anzi, viaggiare in solitaria fortifica, abitua a contare sulle proprie forze, a fidarsi degli altri».

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«Ognuno ha il suo personale cammino su questa Terra», aggiunge. «Non è detto che tutti dobbiamo viaggiare per arrivare alle stesse conclusioni. Ci sono persone che trovano il proprio ikigai attraverso la meditazione, la permacultura, la famiglia, il volontariato, l’artigianato, lo sport, l’insegnamento, la panificazione, ecc. Ciò che conta non è quello che si fa, ma l’amore che si mette nelle cose che si fanno quotidianamente. Quello che conta non è la destinazione ma ciò che hai messo di tuo in quel viaggio spesso faticoso chiamato vita».

Ma c’è anche una seconda domanda che le è stata fatta prima della partenza: “Con una laurea in tasca, vai a sprecare tempo in giro? Perché non ti sposi come fanno gli altri e metti su famiglia?”. Ed ecco la replica di Anna: «È strano come le persone siano sicure che la stessa strada possa andare bene per tutti. Una donna è tale a prescindere da una gravidanza; non per tutte la massima aspirazione nella vita è partorire; possono esistere tanti tipi di famiglie, non solo quelle per cui si firma un contratto matrimoniale».

Secondo Anna, anche per quanto riguarda il titolo di studio, si tratta solo di un pezzo di carta per esercitare un lavoro, ma non esistono lavori meno dignitosi di altri. Non c’è limite di età per inseguire i propri sogni e ricominciare da zero; anche il fallimento è un’esperienza di vita, contrariamente a quanto vogliono farci credere gli stereotipi sociali.

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