Altromercato: ecco perché oggi è ancora più importante sostenere le filiere etiche – Meme! #38
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In Italia c’è un progetto che da tanti anni opera per favorire il mercato equo solidale senza marginalizzazione né sfruttamento, nel rispetto e nella tutela della terra. Si chiama Altromercato ed è la principale realtà di commercio equo e solidale nel nostro paese e la seconda al mondo. “Siamo il mercato come dovrebbe essere – scrivono –, dove le persone vedono rispettati i propri diritti e dove il pianeta viene tutelato nella sua preziosa biodiversità. Noi non cambiamo il mercato tradizionale. Noi lo ribaltiamo. Siamo nati per capovolgere il mercato”.
Una cooperativa impresa sociale e un consorzio, i cui soci sono le cooperative che a livello territoriale gestiscono le botteghe del mondo: circa 250 punti vendita che sono anche un punto di riferimento culturale nella diffusione del consumo critico. Attraverso le botteghe, la grande distribuzione, la fornitura alle industrie e alla ristorazione collettiva e la vendita online, Altromercato porta all’acquirente finale i prodotti di circa 150.000 produttori sparsi in tutto il mondo.
PARLIAMO CON IL PRESIDENTE
In un periodo in cui si parla tanto di sostenibilità, abbiamo deciso di incontrare Alessandro Franceschini, presidente di Altromercato, per indagare come, attraverso il commercio equo e solidale, si possa favorire la nascita di un nuovo paradigma e come sia cambiata la sensibilità rispetto alle filiere produttive etiche. Nel video qui sotto potete vedere e ascoltare l’intervista.
«Tutti parlano di sostenibilità, spesso tingendo di verde o di tematiche sociali comportamenti che sono rimasti invariati nel tempo. La sostenibilità non si gioca solo su un particolare settore della filiera produttiva, ma innesta processi che puntano a rifondare il sistema che lega i contadini e gli artigiani, le aziende che trasformano i loro prodotti, fino ad arrivare al consumatore», condivide Alessandro. «Il commercio equo cerca di farlo aiutando i produttori, pagando un prezzo giusto, dando loro una continuità di relazione e rispettando i loro diritti dal punto di vista sociale e ambientale».
È così che Altromercato riesce a generare un impatto positivo e opportunità di sviluppo in tutto il mondo. Una proposta a cui i consumatori italiani continuano a rispondere favorevolmente. Accanto a una sensibilità spiccata verso le tematiche ambientali, già molto presente e amplificata dal fallimento dei vertici internazionali sul tema, sta crescendo anche quella per gli aspetti sociali.
Un’attenzione maggiore al tema dei diritti umani che, secondo la visione di Alessandro, è anche un frutto positivo di questi due anni di pandemia, che ci hanno fatto rendere conto che siamo tutti interconnessi: «Moltissime persone non sono più disposte a comprare prodotti di cui non sanno la provenienza o di cui non conoscono le garanzie rispetto alle condizioni di lavoro».
Ovviamente c’è anche il risvolto negativo legato alla pandemia, dato dalle difficoltà a far arrivare le proprie merci ai porti e all’aumento dei costi di trasporto delle materie prime. A questo si aggiunge un elemento di cambiamento importante che si è verificato negli ultimi anni rispetto alle condizioni di chi produce: «I produttori di materie prime che costano molto poco nei mercati internazionali – come caffè, cacao, riso, zucchero e frutta fresca tropicale – sono in una situazione di sovrapproduzione e per questo vengono pagati molto poco», spiega Alessandro.
A questo si è unito pesantemente il tema finanziario, che aggiunge temi speculativi a un mercato che vede già di per sé una fragilità forte dei produttori: «Pochi lo sanno, ma il caffè e lo zucchero sono quotati come il petrolio; di fatto ci sono delle dinamiche di scommesse sul futuro da parte di di organismi finanziari che poco hanno a che fare con la vita reale dei produttori. Altromercato cerca di capovolgere totalmente la filiera andando direttamente dai produttori e blindando le relazioni con dei contratti diretti indipendenti da tutte le fluttuazioni che possono nascere dal tema delle speculazioni finanziarie».
Per rispondere alle difficoltà attuali rispetto al tema dell’energia, Altromercato ha avviato a livello europeo una campagna sulla giustizia climatica. Nel sistema economico e commerciale attuale, infatti, le disuguaglianze emergono ancora più nitide di fronte all’emergenza climatica, al punto che chi è più duramente colpito dalle sue conseguenze è in verità chi ne ha le minori responsabilità, come i produttori in Asia, Africa e America latina.
SOLIDALE ITALIANO & ON EARTH, COOPERATIVE COLLECTION DI MODA ETICA
«Il commercio equo e solidale è nato soprattutto con un’impostazione rivolta ai paesi del sud del mondo ma, negli ultimi dieci anni, c’è stata una forte attenzione a sviluppare progetti locali che noi chiamiamo domestic fair trade». È nata così la linea “solidale italiano” che si focalizza sulle specificità locali, generando impatto sociale positivo in Italia, in particolare nelle zone marginali soggette a spopolamento o sfruttamento di vario genere, dalla mafia al caporalato.
«Sulla moda abbiamo cercato di mettere insieme alcune realtà di commercio equo solidale ed economia sociale italiane che operano con i produttori e abbiamo istituito una cooperative collection, ovvero una collezione cooperativa fatta da diversi soggetti con una regia unica, un’impronta stilistica precisa. Prodotti che escono sul mercato con diverse firme in un’ottica di partnership, perché ci siamo resi conto che da soli si va poco lontano».
«L’idea è quella di specializzarsi ognuno in un dato settore – conclude Alessandro –, mettere insieme le forze e presentarci al mercato tutti insieme con progetti il più possibile convincenti. In questo la risposta del mercato è stata interessante, positiva e promettente per cui andiamo avanti con decisione in questa direzione».
Ogni nostra scelta, dal cibo alla cosmesi, dalla moda agli oggetti di uso quotidiano, è un’occasione per incidere sull’economia. Per cambiare l’Italia, e il mondo.
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