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Sono giorni difficili per molti operatori della filiera agricola. Secondo un’indagine della Coldiretti, negli ultimi dieci anni, a causa della scelta delle grandi industrie alimentari di approvvigionarsi a prezzi più bassi sul mercato mondiale, si è perso un quinto dei campi coltivati a cereali in Italia, per un totale di circa mezzo milione di ettari. Queste scelte hanno reso il nostro paese sempre più dipendente dal contesto internazionale, del quale fanno parte anche Russia e Ucraina, che da sole rappresentano un terzo dell’intero commercio globale di grano.
Ecco perché, dopo l’attacco all’Ucraina, l’interruzione delle spedizioni commerciali dai porti del Mar Nero, le sanzioni verso la Russia e l’aumento dei costi del carburante e dell’energia hanno avuto immediate ripercussioni sui prezzi delle materie prime sia per i produttori di alimenti da forno che per gli allevatori, che hanno visto salire vertiginosamente i costi dei mangimi. Un problema preoccupante, che rischia di avere effetti disastrosi non solo sulle imprese, ma anche sulle famiglie.
In questo quadro così allarmante, c’è però da registrare anche una nota lieta: il crescente interesse dei piccoli produttori italiani verso le pratiche agricole alternative, che molto spesso rendono i contadini che le attuano totalmente indipendenti dall’andamento generale dei mercati.
Fra coloro che risultano particolarmente immuni dalle emergenze geopolitiche ci sono le fattorie naturali, ossia quelle gestite da coltivatori che praticano il metodo conosciuto come “agricoltura del non fare”, in lenta ma costante diffusione in Italia anche grazie ai laboratori gratuiti organizzati dalla RAN-Rete per l’Agricoltura Naturale.
L’assunto principale dell’Agricoltura del Non Fare (o Agricoltura Naturale) – che non va confusa col biologico, metodo che contempla l’uso di sostanze esterne al terreno e richiede le stesse lavorazioni dell’agricoltura convenzionale – è lasciare che tutto vada secondo natura: niente arature, potature, concimazioni, irrigazioni, cure colturali, trattamenti fitosanitari, lotta antiparassitaria. Dopo alcuni anni di “risveglio” del terreno, ottenuto attraverso semine ripetute con la tecnica delle “seedball”, il lavoro successivo dell’agricoltore si limita alla pacciamatura e al raccolto.
I laboratori in questione sono offerti dal contadino curdo Kutluhan Özdemir, formatosi in Grecia e in Sudamerica con Panos Manikis e altri discepoli diretti di Masanabu Fukuoka. Recentemente trasferitosi in Italia, Özdemir offre gratuitamente – come da volontà dell’autore de “La rivoluzione del filo di paglia”, che considerava la divulgazione come una vera e propria missione – la sua esperienza sulle tecniche di coltivazione naturali che pratica nella sua nuova fattoria naturale nelle Marche e nel Natural Farming Center di Edessa, in Grecia, da lui stesso fondato e di cui è coordinatore.
Attorno alla sua figura, nell’agosto del 2021 è nata la succitata RAN-Rete per l’Agricoltura Naturale, una rete dal basso che ha lo scopo di divulgare la visione e le metodologie studiate e descritte nei libri di Fukuoka, collegare le realtà agricole che già le applicano e promuovere la riforestazione diffusa dei territori per il riequilibrio degli ecosistemi.
A quest’ultimo aspetto è legata l’ideazione e realizzazione, da parte della stessa RAN, del Seedball Festival, evento autunnale diffuso che nel 2021, alla sua prima edizione, ha promosso in soli tre mesi ben 18 feste di “riforestAzione dal basso”, per un totale di circa 450 partecipanti, preparando e lanciando almeno 70mila seedball di semi autoctoni su terreni di 8 diverse regioni d’Italia. Seedball che, secondo le stime della Rete, daranno vita a un numero compreso tra i 6 e i 12mila alberi, oltre a una popolazione imprecisabile di arbusti, perenni, annuali, fiori e medicinali.
La prima parte del calendario primaverile di laboratori della RAN riguarderà i soli mesi di marzo e aprile. Si inizia in Campania il 12-13 marzo, ci si sposta poi in Romagna il 19-20 marzo; si continua in Puglia il 26-27; il 2-3 aprile si torna su in Emilia; si prosegue in Umbria il 9-10 aprile e, in attesa delle date di maggio e giugno, chiude questa prima fase il 16-17 aprile in Toscana. Qui è possibile consultare la locandina con il calendario.
I laboratori, della durata di un weekend (sabato e domenica), affrontano argomenti quali la filosofia e le applicazioni dell’agricoltura naturale, le tecniche di rigenerazione del suolo, la gestione delle erbe, ortaggi e verdure, la forma naturale degli alberi da frutto, la produzione di cereali, la progettazione di una fattoria naturale. Ognuno di essi prevede una parte pratica, che consiste nella preparazione dell’argilla e nella lavorazione delle seedball, spesso chiamate anche “palline di semi” o “bombe di semi”.
L’assunto principale dell’Agricoltura del Non Fare è lasciare che tutto vada secondo natura: niente arature, potature, concimazioni, irrigazioni, cure colturali, trattamenti fitosanitari, lotta antiparassitaria
Per ospitare un Laboratorio gratuito (ormai da maggio in poi), contestualmente o meno a una riforestAzione del Seedball Festival, bisogna invece scrivere a ran.laboratori@gmail.com. In tal caso c’è bisogno di un luogo all’aperto, meglio se con uno spazio coperto da utilizzare in caso di maltempo, e almeno un bagno attrezzato. La cucina non è indispensabile, ma se c’è aiuta molto a rendere più conviviale l’esperienza. Sarebbe utile poi garantire un minimo di ricettività (in tenda, camper, roulotte, camere, B&B nei dintorni) per coloro che vengono da più lontano.
I materiali che gli organizzatori, con il supporto della RAN, dovrebbero procurarsi per i laboratori sono i seguenti:
- Argilla in polvere o in panetti, che si può ricavare da terreni agricoli circostanti o acquistare nelle fornaci o nei negozi di belle arti
- Semi autoctoni di alberi, arbusti ed erbacee, che possono essere raccolti dai boschi della zona, portati dai partecipanti o acquistati online – a costi molto bassi – da vivai specializzati in semi standard (es. Arcoiris, Sativa o Florsilva Ansaloni)
- Fieno contenente diverse specie di piante, incluse leguminose
Per partecipare basta aderire a uno dei laboratori contattando i numeri di telefono presenti sulla locandina del calendario, visibili anche nel post fissato in alto sulla pagina Facebook della RAN. È importante sottolineare che si tratta di eventi a rifiuti zero, plastic free e conviviali, nei quali si condividono cibo, piccoli attrezzi da lavoro, saperi, musica e allegria.
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