17 Mar 2022

Cosa sappiamo del “colossale” quantitativo d’acqua che fuoriesce dai cantieri del TAV?

In Val Susa i lavori delle trivelle per la realizzazione del TAV stanno causando significative perdite di acqua, come testimoniato dai dati diffusi dal Comitato acqua pubblica di Torino e dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua. Ma cosa significano i valori di queste fuoriuscite in termini quantitativi? E quali potrebbero essere gli effetti dello spreco a medio-lungo termine?

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Torino - In questi giorni i media riportano con frequenza notizie sulla siccità in Piemonte. Non è la prima volta e certo non sarà l’ultima. Anzi, gli effetti del cambiamento climatico porranno con sempre maggiore urgenza il tema della carenza d’acqua e della disomogenea distribuzione delle precipitazioni nel corso dell’anno. Questa situazione, ad esempio, potrà causare inevitabili impatti sulla popolazione, con rischio di razionamento della distribuzione in alcune zone e problemi per l’irrigazione delle colture agricole.

In questo contesto, nel cuore delle montagne della Valsusa e della Maurienne (in Francia) si verifica da anni uno spreco d’acqua definito “colossale”. Infatti, i lavori per la realizzazione del cunicolo esplorativo del TAV Torino-Lione, lungo 7 chilometri, dal 2013 causano fuoriuscite d’acqua provenienti dalle falde intercettate dalle trivelle.

La denuncia di questo spreco impattante arriva dal Comitato acqua pubblica di Torino e dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua che hanno elaborato alcuni dati forniti da Telt – Tunnel Euralpin Lyon Turin sas, ovvero la società italo-francese che ha lo scopo di progettare, realizzare e gestire la sezione transfrontaliera della linea ferroviaria Torino-Lione, parte del corridoio delle reti ferroviarie europee TEN-T.

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Foto tratta da TELT
COSA CI RACCONTANO I DATI

I dati forniti dalla società e successivamente rielaborati sono stati misurati in corrispondenza del cunicolo esplorativo del Tav presso La Maddalena di Chiomonte, in data 3 dicembre 2021. In questo tratto i lavori hanno avuto avvio a gennaio 2013 e sono terminati a febbraio 2017, per un tunnel della lunghezza totale di 7 chilometri.

Durante i lavori del TAV, secondo i dati rielaborati dal Comitato Acqua Pubblica e dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, sono avvenute almeno 245 venute d’acqua (che corrispondono alle fuoriuscite di una limitata quantità d’acqua) con una portata media di 102,6 litri al secondo, che su base annua equivarrebbe al fabbisogno di una comunità di 40.000 persone.

Oltre a questi dati sono state riportate anche alcune stime che, se si dimostrassero veritiere, testimonierebbero un enorme spreco di acqua nel tempo: se in futuro venisse completato il progetto del tunnel di base della linea ad alta velocità Torino-Lione che corrisponde a un’intera galleria di 57 chilometri, ovvero oltre 8 volte la lunghezza del cunicolo esplorativo, si prevede al termine dello scavo la fuoriuscita ogni anno di un volume d’acqua pari a 24.590.500 mc e corrispondente al fabbisogno idrico annuo di 300.000 persone. Ma non è finita qua. Considerata la doppia canna prevista dal progetto, il dato potrebbe raddoppiare, arrivando a corrispondere al fabbisogno annuo di ben 600.000 persone.

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Foto tratta da TELT
L’INGENTE SPRECO DI ACQUA

Come afferma il Comitato provinciale Acqua Pubblica Torino, parte del Forum Italiano dei movimenti per l’acqua «è sconcertante che questi “effetti collaterali” siano stati previsti in fase progettuale e approvati dalle autorità competenti. Evidentemente sono stati considerati irrilevanti rispetto agli ipotetici e ampiamente discutibili benefici (per chi?) derivanti dalla realizzazione della “Grande Opera”».

Forse Telt intende prendere alla lettera il tema della Giornata Mondiale dell’Acqua 2022 che si celebrerà il 22 marzo prossimo, ovvero “acque sotterranee – rendere visibile l’invisibile”, ma nella sostanza si sottrae l’acqua al suo ciclo naturale, rischiando così di compromettere interi ecosistemi.

Si prevede al termine dello scavo la fuoriuscita ogni anno di un volume d’acqua pari a 24.590.500 mc e corrispondente al fabbisogno idrico annuo di 300.000 persone

Analoghe sottrazioni si verificano anche sul versante francese, dove i tunnel di servizio sono tre e asciugano le Alpi dal 2010. Considerando che nel complesso questi dati riguardano gallerie secondarie e che sono di limitato chilometraggio e profondità, è ragionevole prevedere che lo scavo dei due tunnel principali – ciascuno dei quali è lungo 57 chilometri e che raggiungerà maggiori profondità – potrà causare perdite d’acqua decisamente più rilevanti.

Un altro aspetto importante da considerare è che l’acqua che esce dalle viscere della montagna ha una temperatura superiore a quella dei corpi idrici superficiali ed è potenzialmente contaminata dai lavori di cantiere, pertanto non può essere immessa nell’ambiente senza essere prima raffreddata e purificata.

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Foto tratta da Comitato Acqua Pubblica di Torino

«È sconcertante la distanza tra i dichiarati intenti dei vari organi di governo, locali e nazionale, volti al contrasto del cambiamento climatico e alla tutela delle risorse ambientali, e le azioni concrete che spesso, come in questo caso, vanno nella direzione opposta (nel PNRR il TAV è considerata opera prioritaria)», sostengono le associazioni.

E aggiungono che «è sconcertante che finora ciò sia avvenuto nella più totale indifferenza. Si dovrà attendere che i rubinetti restino a secco prima che la nostra classe dirigente inizi ad agire seriamente, scevra da pregiudizi ideologici e senza la pressione di interessi economici, per la tutela del bene comune acqua?».

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