A Torino studenti e docenti rigenerano spazi abbandonati della città con gli orti in cassoni
Seguici su:
Torino - Dopo diversi mesi di co-progettazione l’orto della Scuola di Management ed Economia di Torino è più vivo che mai: dove prima il terreno era arido e spoglio, ora le piante sono libere di crescere all’interno di cassoni in legno che, nella bella stagione, non ci faranno mancare frutta e ortaggi coltivati con cura.
L’Orto della SME (Scuola di Management ed Economia di Torino) è ora una zona completamente rinnovata e dedicata alla comunità studentesca e alla cittadinanza, con lo scopo di incentivare la produzione e il consumo di alimenti sani in aree urbane come strumento di sensibilizzazione verso una maggiore sostenibilità. Si definisce Nature based solution, ovvero una soluzione basata sulla natura, che intende ripensare gli spazi all’insegna della sostenibilità e dell’economia circolare attraverso la creazione di uno spazio multifunzionale.
Il progetto è nato da un’idea del Dipartimento di Management con il Dipartimento di Scienze economico-sociali e Matematico-statistiche dell’ateneo, in collaborazione con Unito Green Office, la struttura che coordina le politiche di sostenibilità ambientale dell’Università di Torino. Le attività che hanno portato alla realizzazione degli orti in cassoni sono iniziate nel mese di agosto e hanno visto il coinvolgimento attivo di più di 60 persone.
Così, all’interno degli orti, potranno coltivare frutta e vegetali che saranno a disposizione di studenti, studentesse, personale tecnico-amministrativo, docenti, ma anche associazioni e scuole del territorio, cittadini e cittadine.
LA RIGENERAZIONE DI UNO SPAZIO SOTTOUTILIZZATO DELLA CITTÀ
Il progetto è stato finanziato grazie all’iniziativa europea EIT Food ed è ispirato al concetto del Nuovo Bauhaus Europeo: si tratta di quell’insieme di principi che, secondo la Commissione Europea, vuole rendere il Green Deal un’esperienza culturale reale e concreta per contribuire a una ripresa rispetto alla crisi indotta dalla pandemia.
Tra i principi del nuovo Bauhaus, ad esempio, ci sono sostenibilità, esperienza, inclusione e proprio a partire da questi valori la creazione degli orti urbani si è basata su diversi momenti di scambio che hanno visto il contributo di numerosi partecipanti, interni ed esterni all’Università.
CO-PROGETTARE INSIEME PER TRASFORMARE I LUOGHI
Grazie alla collaborazione con la Città di Torino, i partecipanti al progetto hanno avuto modo di visitare alcuni orti urbani già attivi che hanno fatto della soluzioni Nature-Based la loro missione. Parliamo di Orti Generali e VOV 102, ovvero esperienze già incluse in progetti europei.
Come ha spiegato la professoressa Laura Corazza, responsabile del progetto, «durante il percorso sono stati organizzati alcuni momenti di co-progettazione che hanno permesso di raccogliere idee, spunti e per creare uno spazio capace di raccogliere diversi punti di vista e diverse esigenze, ispirato dalla creatività e dell’immaginazione dei singoli, ma con una visione corale».
A LEZIONE CON I RESIDENTI DEL QUARTIERE
Nel mese di ottobre sono stati quarantina i partecipanti protagonisti di un workshop durante il quale si sono definite le migliori soluzioni gestionali per lo spazio e per la garanzia dell’accessibilità, le specie vegetali da coltivare e le strategie per favorire lo sviluppo di una comunità attiva e inclusiva. Nel mese di novembre è stato poi organizzato, grazie al supporto tecnico di Amiat Gruppo Iren, un momento di pulizia degli spazi con il coinvolgimento degli studenti, delle studentesse e del personale docente: l’attività di pulizia ha permesso di raccogliere in poche ore 860 chilogrammi di rifiuti che grazie al supporto di Amiat sono stati avviati a trattamento e recupero.
L’Orto è ora una zona completamente rinnovata e dedicata alla comunità studentesca e alla cittadinanza
I partecipanti hanno poi ripercorso la storia del sito: con i diversi anziani che frequentano abitualmente l’area e che sono cresciuti in questo quartiere, si è ricostruita la storia dell’area, anche dal punto di vista delle specie arboricole che erano presenti. «La scelta delle piante è stata ispirata dai racconti che abbiamo ascoltato e dalle diverse testimonianze di chi è cresciuto in questi spazi. Riprendere le radici storiche nella scelta delle piante è servito a dare un senso di continuità con il passato, riscoprendo una memoria storica importante».
TRASFORMARE UNO SPAZIO CON MATERIALI DI RECUPERO
Come applicazione pratica alla vocazione scientifica del Dipartimento di Management si è deciso di adottare una filosofia di economia circolare lungo l’intero progetto di design: per la realizzazione tecnica delle infrastrutture e degli arredi sono state recuperate traversine dei treni (opportunamente trattate) e legno di scarto da segherie locali e da cantieri edili che operano in bioedilizia che altrimenti sarebbero diventati rifiuti. Le assi per la realizzazione dei cassoni poi sono composte da legno che è stato recuperato da cantieri edili e da falegnamerie di Torino e ciò ha permesso di recuperare un totale di 15 quintali di legno.
La casetta degli attrezzi, il tavolo e le panchine sono stati realizzati recuperando e riassemblando componenti esistenti da scarti di cantieri edili e invenduti: si è stimato che questo progetto abbia permesso di risparmiare circa 52/60 quintali di legno vergine e allungare il ciclo di vita di diversi prodotti e materie prime.
Tramite il progetto si è valorizzato il capitale naturale presente, anche attraverso la collaborazione con qualificati esperti di architettura del paesaggio che hanno offerto consigli sul miglioramento del senso estetico del luogo, dimostrando come uno spazio abbandonato può diventare catalizzatore di trasformazioni che fanno bene alla città.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento