Freedom to care, i cerchi di ascolto per superare l’odio generato dalla gestione della pandemia
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Pochi giorni fa, il nostro Andrea Degl’Innocenti, nella sua rassegna stampa quotidiana, riportava la sensazione di un cambiamento in atto nel clima sociale, con l’apertura di spazi di confronto e riconciliazione. I segni della polarizzazione che in questi due anni abbiamo vissuto sono importanti e nella vita quotidiana molte persone riscontrano una costante difficoltà ad esprimersi, soprattutto quando hanno fatto la scelta di non aderire, o di non aderire più, alla campagna vaccinale promossa, in modi diversi, dai governi.
Oggi, come non mai, rimanere centrati, trovare equilibrio e armonia tra restrizioni sempre più stringenti e una società polarizzata che ha dimenticato il dialogo civile, è una sfida. Sono queste le considerazioni che hanno portato Darinka Montico – che sulle pagine di Italia che Cambia abbiamo conosciuto per il suo viaggio a piedi, senza soldi, a caccia dei sogni degli italiani e per i suoi diari di viaggio in giro per il mondo e dentro di sé – a scegliere di creare dei cerchi online che offrono supporto gratuito per chi non si sente oggi a proprio agio nell’esprimere le proprie idee, ha paura a farlo e si sente giudicato per le proprie scelte.
Di fronte al problema della mancanza di socializzazione, confronto, sostegno, alla disgregazione del senso di comunità che porta con sé dolore, paura, rabbia, conflitto e confusione, di fronte alla preoccupazione per la salute mentale e fisica di molte persone, compresi i nostri cari, Darinka ha scelto di chiedersi: “Come posso aiutare?”.
Nel porsi questa domanda non si è trovata sola; sono stati infatti Jem Bendell, professore di leadership di sostenibilità presso l’Università di Cumbria, e Vasudev, life coach e musicista con un dottorato in filosofia all’Università di Oslo, a proporgli di iniziare insieme l’esperienza dei cerchi. «Sono miei amici di persona – ci racconta Darinka –, vivono qui a Bali come me».
«Quando mi hanno proposto di iniziare insieme a fare questa cosa, non avendo mai facilitato in vita mia, ho chiesto loro di vedere come andava l’esperienza come partecipante, per poi valutare se me la sentivo. Ho provato e ho sperimentato i benefici su di me, ho scoperto quanto ne avessi bisogno, così ho deciso di provare anche io a facilitare dei cerchi. È stata un’esperienza molto emozionante, ho visto le persone provare quello che ho provato io nello sperimentare uno spazio libero dove non si sentono giudicati».
Così è nato Freedom to Care, un progetto e un sito in italiano e in inglese che hanno lo scopo di offrire uno spazio libero di ascolto e sostegno reciproco; uno spazio che inizia semplicemente con l’esserci, dimostrandoci presenti l’uno per l’altro perché condividere con altri esseri umani nella nostra stessa situazione i nostri alti e bassi, ascoltare, è il modo forse più potente per provare un senso di significato e gioia nella vita.
Questa struttura permette di coltivare un ascolto profondo, di trovare accoglienza e anche che lo spazio non si trasformi in un cerchio di lamentele o in bypass degli aspetti negativi della vita
«Ogni cerchio è aperto a dieci partecipanti e Vasudev gli ha dato una struttura che permette un incontro autentico e stimolante», prosegue Darinka. «Si inizia condividendo ciò che si sta attraversando in modo autentico, soprattutto emotivamente. Ogni partecipante condivide per 5/10 minuti, senza essere interrotto, concentrandosi su quello che vuole; nessuno gli dà consigli, a meno che la persona non li chieda e allora si apre al cerchio dei partecipanti la possibilità di esprimersi».
«Si prosegue con una meditazione guidata di 10/15 minuti per trovare accettazione e pace e si conclude con la discussione di un tema motivazionale e di come può essere adottato nella vita quotidiana. In questo momento di chiusura le persone condividono ciò che “funziona” per loro e traggono ispirazione reciproca. Spesso si fermano a parlare su questo e si crea un senso di comunità». Questa struttura permette di coltivare un ascolto profondo, di trovare accoglienza e anche che lo spazio non si trasformi in un cerchio di lamentele o in bypass degli aspetti negativi della vita.
Al momento è Darinka a condurre ogni sabato, alle 9 e alle 14 i cerchi in italiano, ma l’obiettivo di Freedom to Care è diffondere questa pratica il più possibile. Ognuno può offrirsi come volontario per aprire nuovi cerchi e facilitarli. Per questo è disponibile sul sito un “Manuale del Facilitatore” che si può scaricare gratuitamente.
«È un’esperienza non gerarchica», aggiunge Darinka. «Spesso nel giro iniziale vengono fuori molta frustrazione e rabbia. Nel rispetto della privacy, non posso raccontare aneddoti ed è un peccato perché molti che mi hanno lasciato un segno profondo».
Tra i partecipanti ai cerchi in lingua italiana ci sono persone che vivono in altre nazioni e tutte stanno vivendo difficoltà anche nei rapporti familiari e di amicizia più stretti: hanno difficoltà ad esprimersi e sono esposti al giudizio quando lo fanno, si sentono vittime di discriminazione. Ci sono persone in quarantena, in quarantena con genitori malati, che sono non solo a livello mentale, ma anche pratico, stanno attraversando un periodo difficile e lo stanno facendo da sole e sentono di non avere una comunità che li sostenga.
«Sentono di non potersi aprire con nessuno – spiega Darinka –, di non poter essere sé stessi e questo provoca, da quello che ho visto e sentito, parecchio stress mentale. Non vedono l’ora di avere finalmente uno spazio per poter condividere con altre persone, anche se sconosciute, in modo libero quello che stanno attraversando in questo periodo. Partecipano persone che hanno scelto di non vaccinarsi, persone che hanno fatto le prime due dosi e non vogliono fare la terza, che lo hanno fatto perché si sono sentite obbligate; persone di una certa età che hanno scelto di proteggersi e però non sono assolutamente d’accordo con l’idea di obbligare e di creare fazioni tra chi sì e chi no».
«Lo spettro di partecipanti è piuttosto vario, l’idea che rimanga di questo tipo, mi piace molto – conclude Darinka –, perché non vuole essere un’esperienza divisiva, al contrario di quello che avviene nella società al momento. L’obiettivo di questi cerchi è il superamento dello sguardo divisivo, vuole essere un’esperienza inclusiva».
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