Facciamo scuola, il progetto educativo dove a insegnare sono sole, vento e pioggia
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Ragusa - A dieci chilometri dal mare c’è quello che tutti chiamano il “boschetto”, un ettaro di terreno che ospita cinquanta grandi pini, cinto da muri a secco. Intorno, i campi coltivati a grano e fieno e una vecchia masseria. La città non è così distante, ma l’impressione è di entrare in un piccolo mondo libero e custodito con cura, dove l’associazione ragusana Facciamo scuola ha trovato spazio per i suoi progetti educativi in natura.
Facciamo scuola nasce da Peppe e Giulia, una coppia di genitori che si è messa in cammino. La nascita e i primi anni di vita del loro primo figlio, Tommaso, li portano a riflettere sul tipo di scuola che avrebbero voluto per lui (e per loro) rispetto alle proposte che allora offriva il territorio.
Con questo desiderio e tante domande, mettono in moto il loro camper e partono alla volta della Toscana per il raduno nazionale di Tutta un’altra scuola, insieme a Tommi e al nuovo arrivato, Martino, di tre mesi. Era l’estate del 2015 e molte famiglie avevano già cominciato o stavano cominciando a confrontarsi su nuove idee per fare scuola.
Vengono a conoscenza dell’esperienza di Anna, Lucio e Gaia Basadonne e del loro documentario Unlearning ed entrano in contatto con la realtà dell’Asilo di Ostia, con Danilo Casertano e Paolo Mai, di cui seguiranno il corso di formazione l’anno successivo.
Tornati a casa, sentono il bisogno di raccontare quanto vissuto in quell’estate e lo fanno con un video che portano in giro per le scuole e le librerie del ragusano. Presto altre famiglie si raccolgono intorno all’idea di fare scuola completamente in natura e nel 2017 nasce l’associazione Facciamo scuola.
Nei mesi successivi trovano in affitto lo spazio del boschetto e auto-costruiscono una yurta come campo base. E così, dopo cinque anni, sono i maestri Peppe con Giulia, Marzia e Rossella, Alfio, Valentina e Martina a raccontarci della magia che nasce dall’incontro tra la natura siciliana e i bambini del gruppo Radici (1-3 anni), delle Piccole Querce (3-6 anni) e di Impronte (3a e 4a elementare).
Sono adulti sì, ma hanno conservato un profondo legame con i bambini che sono stati, con la meraviglia, le emozioni profonde e si nutrono ancora dello stupore che suscita il contatto quotidiano con la natura. Sono le parole semplici e dirette di Marzia, educatrice di Piccole Querce, a raccontare quello che è davvero il boschetto. Un teatro all’aperto, dove è il sole ad aprire e chiudere il sipario e dove è la natura a essere la vera educatrice e i maestri soprattutto osservatori.
Il moto del sole e lo scorrere delle stagioni danno il ritmo alle giornate, vissute per la maggior parte del tempo all’aperto e permettono ai bambini di sentire sulla propria pelle lo scorrere delle stagioni, il vento fresco o il calore del sole. In piena armonia con l’ambiente, imparano a dar valore all’attesa e a raccoglierne i frutti.
Al boschetto di Ragusa la linea pedagogica si basa sull’esperienza e la vita in natura. I bambini spertisciono – così si dice in siciliano. Si svegliano e sono presenti a loro stessi. Questo è quello che ci racconta Peppe, anche lui maestro di Piccole Querce insieme a Rossella, per cui il lavoro dei maestri consiste proprio nel vedere e nutrire l’unicità di ogni bambino.
Lo sguardo di Martina, psicologa ed educatrice dei più piccoli, illumina poi sull’importanza dell’esperienza come strumento che rende protagonisti della propria vita, allenando l’autonomia, la capacità di adattamento, di relazione con l’altro e di espressione di sé. Tutto ciò avviene nell’attività propria dei bambini – il gioco – che Alfio, papà e ristoratore diventato anche maestro, ha visto diventare più dinamico e fantasioso.
Nel boschetto si sperimenta quella stanchezza bella, che noi adulti spesso non ricordiamo. È la sensazione che proviamo quando siamo stati davvero saziati da un’esperienza in cui abbiamo messo tutto: corpo, mente e cuore. Valentina, pedagogista, maestra e socio fondatore dell’associazione, osserva tutti i giorni come l’educazione in natura rafforzi contemporaneamente i sistemi cognitivo, motorio ed emotivo. E sono proprio la condivisione delle emozioni profonde durante i cerchi, il gioco spontaneo e tutti i momenti della giornata in generale a essere al centro dell’esperienza di Facciamo scuola.
Ogni giorno, al sorgere del sole, i piccoli abitanti del boschetto di Ragusa si radunano, giocano, esplorano e si arrampicano su rocce e collinette. Alle loro spalle ci sono genitori e maestri che hanno creduto e credono in una visione diversa di scuola da quella che caratterizza realtà più consuete, dove molti di noi sono cresciuti. Queste famiglie ragusane si sono tirate su le maniche e hanno tradotto il desiderio in azione, non senza difficoltà.
Dalle parole di Peppe, Giulia, Rossella, Marzia, Valentina, Martina e Alfio capiamo che nel futuro c’è ancora molto da scrivere: «Per educare un bambino ci vuole un villaggio. Spesso lo si sente dire, meno di frequente lo si vede realizzato». Il sogno dei protagonisti di questa storia è quello di creare una comunità di persone intorno al seme già piantato con la scuola, oltre a ispirare la nascita di altre realtà analoghe.
La storia di Facciamo scuola è Italia che cambia. Una realtà sconosciuta ai più, che resterebbe tale e che invece è la straordinaria storia quotidiana di uomini e donne che stanno trasformando un pezzetto di Sicilia, dando a questa terra la possibilità di avere un giorno adulti diversi.
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