14 Feb 2022

Agree: abbiamo realizzato una pellicola eco, per un mercato del cibo libero da sprechi

Scritto da: Emanuela Sabidussi

Agree è un progetto innovativo che vuole creare soluzioni per ridurre il più possibile lo spreco alimentare, utilizzando solo materiale della filiera. Tra i suoi fondatori Arianna Sica, una agazza albenganese. Il primo rivestimento per alimenti creato debutterà nel mercato piemontese, per poi approdare in quello ligure. Il progetto è arrivato in semifinale ad un concorso europeo che premia ogni anno il miglior progetto di economia circolare e tutti noi lo possiamo sostenere donando il nostro voto.

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Savona - Oggi vi parlo della storia di tre giovani ricercatori – Gustavo Gonzalez, Irene Masante e Arianna Sica – con un desiderio in comune: affrontare il problema dello spreco alimentare legato al mercato del cibo tramite strategie di economia circolare. I tre studenti si trovano a partecipare ad un percorso imprenditoriale, promosso da Fondazione CRT, e fanno subito amicizia. Confrontandosi comprendono che, seppur provenendo da settori di studio differenti, hanno visioni e obiettivi comuni. Iniziano così ad interrogarsi su azioni concrete che possono essere messe in moto per ridurre gli sprechi nella filiera alimentare, cercando soluzioni che unissero economia circolare ad un basso impatto ambientale.

TPI GRUPPI low 14

«Lo spreco alimentare – spiega Arianna Sica nel comunicato – è una tematica cruciale per cui l’Unione Europea ha attivato programmi di finanziamento da 20 miliardi di euro l’anno per ridurne la quantità. La perdita alimentare costa 2.600 miliardi di euro annui, includendo il prelievo di risorse idriche e le esternalità ambientali negative del ciclo produttivo. Lo spreco alimentare viene generato da alimenti deperibili, come frutta e verdura, non solamente a livello domestico, ma anche lungo la fase distributiva, dove si seleziona il prodotto solo per ragioni estetiche o viene gettato a causa degli sbalzi termici e dai tempi di stoccaggio.»

Gustavo Gonzalez mi racconta che la percentuale di alimenti che viene scartata per ragioni estetiche, ovvero che per diversi motivi non rientrano nei range definiti dal mercato, è altissima: si parla del 70% dei prodotti ortofrutticoli non venduti. Questi prodotti spesso vengono buttati. Ed è proprio qui che Agree, il progetto dei tre giovani studenti, getta le sue radici valoriali. L’idea che sta alla base, infatti, è quella di progettare sistemi che utilizzano esclusivamente materie prime scartate dalla filiera alimentare, per ridurre gli sprechi durante i passaggi successivi alla produzione.

Il nome Agree – mi racconta Gustavo – viene scelto proprio come intento di trovare soluzioni sostenibili che diventassero un ponte di maggior comunicazione tra i diversi soggetti della filiera alimentare: da una parte i produttori il cui lavoro spesso è sottovalutato e mal riconosciuto e dall’altra i distributori e rivenditori, che sono alla ricerca di percentuali di profitto maggiori con la necessità di vendere prodotti che per la loro natura sono facilmente e velocemente deteriorabili.

ALLY, COLEI CHE ALLUNGA LA VITA A FRUTTA E VERDURE

E a seguito di una lunga fase di analisi dell’attuale mercato ortofrutticolo, dei suoi protagonisti e delle loro problematiche, è nato Ally. Si tratta di un rivestimento commestibile e insapore di origine vegetale, progettato per aumentare il ciclo di vita dei singoli ortaggi. Gustavo mi spiega meglio di cosa si tratta: «Questo genere di rivestimenti da noi progettati vengono creati estraendo le biomolecole contenute dai prodotti scartati dalla fliera. Nello specifico estraiamo e lavoriamo i carboidrati complessi, che divengono la base per la creazione del rivestimento Ally.

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Il risultato è un rivestimento su misura della singola tipologia di ortaggio, che è sia inerme, che trasparente, biodegradabile e commestibile. Dalle prove che sono state fatte sino ad ora Ally è in grado di prolungare la durabilità di quanto contenuto al suo interno di tre volte in più. Inoltre in questo modo si diminuiscono le perdite dovute al “food waste” e si valorizzano tutte le risorse naturali necessarie alla produzione. La proposta di Agree è economica, sostenibile e la rende un’alternativa promettente ai metodi convenzionali di conservazione».

Ally si può applicare sulla più comune frutta e verdura a rapido deperimento durante la fase distributiva, diminuendo così gli sprechi e valorizzando le risorse necessarie per la produzione. Il rivestimento appena progettato, infatti, non è un comune packaging. Ve lo potete immaginare come una sorta di seconda buccia degli alimenti a cui si applica, che dopo essere stata inserita sulla frutta o verdura diventa trasparente ed inodore. In commercio esistono già altre soluzioni ecologiche per la conservazione di gruppi di alimenti, ma a differenza di essi questo involucro propone una alternativa circolare e commestibile.

IL CONCORSO

Agree è stato selezionato tra i 20 progetti europei di economia circolare per il 2022 per Green Alley Award, il premio istituito da Landbell Group. Per giungere alla finale che si terrà a Berlino il 28 aprile è necessario ottenere il maggior numero di voti da parte del pubblico. Nelle sette edizioni precedenti nessun progetto italiano è mai giunto in finale. Vi invitiamo dunque, se volete, a supportare il progetto votandolo, cliccando QUI.

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DALLA PROGETTAZIONE ALLA VENDITA

Ad oggi il neo progetto Agree è ancora in una fase di startup: «Stiamo avviando collaborazioni con altre aziende del settore per lavorare insieme a trovare soluzioni a problematiche comuni. Nel frattempo vorremmo brevettare Ally entro il primo semestre del 2023 e poi entrare nel mercato per proporre il rivestimento inizialmente ai produttori piemontesi e liguri, per poi estenderlo a tutti.»

OLTRE AGREE

Gustavo, Irene e Arianna si interrogano già più in grande su quanto è necessario fare per contrastare, oltre allo spreco alimentare, anche altri problemi del mondo moderno, tra cui la crisi climatica: «per completare il pensiero che sta dietro all’economia circolare pensiamo che sia necessario investire su quella che noi chiamiamo economia della conoscenza, ovvero la consapelezza che spinge a voler comprendere cosa vi è dietro a ciò che acquistiamo, indipendentemente da cosa sia. Domandarsi da dove proviene, come sono state gestite le diverse fasi di realizzazione, ma anche se serve realmente e come è arrivato nelle tue mani: tutte riflessioni che possono spingere ad acquisti migliori, i quali se attuati in una scala più ampia, a loro volta porteranno ad innescare miglioramenti nell’intero ciclo produttivo.»

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