Rielezione di Mattarella: il palazzo si allontana sempre di più dalla strada
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«È emerso […] un drammatico allarme per il rischio ormai incombente di un avvitarsi del Parlamento in seduta comune nell’inconcludenza, nella impotenza ad adempiere al supremo compito costituzionale dell’elezione del Capo dello Stato […]. Quanto è accaduto qui nei giorni scorsi ha rappresentato il punto di arrivo di una lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità».
Chi ricorda queste parole? Furono pronunciate da Giorgio Napolitano il 22 aprile 2013 in occasione del discorso di insediamento dopo la sua rielezione a Presidente della Repubblica. Quella che allora fu un’anomalia mai verificatasi nella storia italiana, in questi giorni è stata replicata in maniera preoccupante e la rielezione di Mattarella rischia di far diventare un’eccezione la regola, mettendo in discussione uno dei principi cardine della democrazia, ovvero l’alternanza.
Dopo otto scrutini, diverse proposte avanzate con un buona dose di improvvisazione e poi cadute nel nulla, tensioni fra partiti e stalli, il Presidente uscente è stato riconfermato in quella che è sembrata un’operazione di ripiego, poco quotata fino a una decina di giorni fa, soprattutto dal diretto interessato.
Il tutto condito da grottesche celebrazioni sui social da parte dei vari leader politici, che hanno accolto la rielezione di Mattarella come un successo – non dimentichiamo che lo stesso risultato nel 2013 fu interpretato dai suoi stessi artefici come una sconfitta politica e provocò le dimissioni dell’allora leader del centro-sinistra Bersani.
«Colpisce la mancanza assoluta di strategia politica», commenta Andrea Degl’Innocenti, giornalista di Italia Che Cambia e curatore di Io non mi rassegno. «I partiti e soprattutto i loro rappresentanti sono parsi allo sbaraglio e non ho ravvisato nessuna apparente logica fra i nomi proposti. Dalla rielezione di Mattarella non ci ha guadagnato nessuno».
Sarcasticamente viene da dire che la soap opera ambientata a Montecitorio un effetto positivo ce l’ha avuto: interrompere il filone narrativo monotematico proposto dai media mainstream negli ultimi mesi che, in controtendenza con la scelta dei colleghi del resto d’Europa, hanno continuato a proporre una programmazione editoriale Covid-centrica, con un taglio sensazionalista e catastrofista, già oggetto di critiche e indagini.
Una delle prossime partite in programma è la legge elettorale in vista delle elezioni politiche del 2023. Qualcuno dubita che i partiti cercheranno di far approvare quella che favorisce maggiormente gli interessi politici di ciascuno di essi, in un perverso meccanismo di autoconservazione fine a sé stessa?
Il risultato di tutto ciò è uno scollamento siderale fra il palazzo e la strada, con una classe politica che dimostra totale disinteresse nei confronti di tutto ciò di bello e buono che sta avvenendo nel paese e impegnata solo a preservare i privilegi propri e dei poteri economici che sostiene e che, al tempo stesso, la sostengono.
Non potendoci esimere dal raccontare anche quello che avviene nelle aule, preferiamo tuttavia concentrarci nella nostra narrazione sul cambiamento reale, con la consapevolezza che un giorno esso avrà la forza e la portata per determinare un spinta dal basso tale travolgere gli austeri e ignari rappresentanti politici, cambiando per sempre il volto del sistema paese.
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