Il mondo di Italia Furlan: riciclo creativo, moda etica, dislessia ed ecologia
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Savona - Non siamo tutti uguali, ammettiamolo! Esistono persone fantasticamente comuni e altre altrettanto fuori dall’ordinario. Le prime solitamente sono persone pacate, vestono in maniera sobria, svolgono lavori “tradizionali” e hanno una vita fatta di una routine più o meno definita. Le seconde sono, esistono. Nel ricordarle, dopo averle incontrate, è raro confonderle con altre. Hanno personalità forti, non passano inosservate se entrano in una stanza.
Qualcuno le definirebbe stravaganti, ma io preferisco “uniche”, inimitabili. Spesso il vulcano che hanno dentro è emerso a seguito di un grande dolore, altre volte è innato o un mix tra le due cose. Italia Furlan è di sicuro appartenente a questo genere di persone: possiede una creatività esplosiva, una sottile sensibilità, capacità di ascolto e una spinta innata a fare qualcosa per migliorare il mondo in cui vive.
UN PASSATO DA NON DIMENTCARE
Nel narrarmi la sua storia e ciò di cui si occupa, Italia mi confida essere dislessica. Inizio a parlarvi di lei partendo proprio da qui, non perché credo sia una caratteristica che la definisca, ma al contrario perché mi ha stupito sentirglielo raccontare. Nella percezione attuale, spesso le persone dislessiche – soprattutto se gravi – sono considerate soggetti con un disturbo tale da non poter comunicare, apprendere e sperimentare la vita appieno.
Parto da qui a parlarvi di Italia perché progetti artistici belli ne esistono tanti, persone interessanti altrettante, ma è raro conoscere chi ha fatto del proprio “limite” un alleato, chi non si è arreso, chi è andato oltre tornando più forte e determinato di prima.
Ma facciamo un passo indietro. A Italia associano il disturbo della dislessia all’età di quattro anni grazie a un’insegnante della scuola materna molto attenta e preparata.
«Mi hanno subito trovato un problema alla vista», spiega Italia sottolineando il frequente collegamento fra i vari tipi di patologie. «Per mia immensa fortuna i miei genitori, invece che farsi prendere da sensi di colpa e paure come spesso accade in questi casi, hanno accettato fin da subito la mia condizione e ho iniziato subito a fare logopedia».
«Abbiamo poi fatto i test sperimentali per capire da dove arrivava questa forma così forte di dislessia e abbiamo così scoperto che tutta la famiglia lo è, anche se in forme diverse. Sia io che mio fratello abbiamo una dislessia di primo grado ovvero con disgrafia, disortografia e discalculia».
La fortuna nell’accettazione all’interno della famiglia però non è la stessa nelle scuole primarie e secondarie che Italia frequenta: alcune insegnanti non preparate e non empatiche la mettono a disagio, facendole vacillare la sicurezza già in un equilibrio poco stabile. I compagni e le compagne di classe la guardano con sospetto: lei è quella diversa, problematica, incomprensibile.
Tutto ciò ferisce Italia, ma non ferma l’estro creativo che ha dentro, anzi, forse lo rafforza. Sviluppa una manualità fine, esplora sempre più a fondo la creatività che possiede e rafforza la sensibilità verso l’ambiente, il riuso che i genitori le hanno trasmesso, tanto da decidere di farne un lavoro.
IL LAVORO SARTORIALE
Italia apre la sua bottega da artigiana/artista – che chiama Arti…ficio – all’età di 18 anni: dopo aver preso lezioni da due sarte del suo paese dai suoi 8 agli 11 anni, continua a migliorare come autodidatta e al compimento dell’età adulta decide di fare della sua passione un lavoro, unendola con la parte etica trasmessa dalla famiglia di origine.
«Ho iniziato creando abiti e accessori riutilizzando materiali destinati a essere gettati via, come buste del tabacco e cannucce. Ho continuato in questi anni a sperimentare e migliorare le mie creazioni, ma ciò che mi smuove nel profondo è rimasto uguale. Tra le creazioni più particolari c’è stato un abito da sposa creato con la carta».
Italia ha anche creato una linea di abbigliamento di alta moda riutilizzando il materiale ricavato da gonfiabili per eventi – che a loro volta sono prodotti grazie a bottiglie di plastica riciclate dalla ditta Peraria –, che trasforma in cappotti, ombrelli, costumi da bagno. Le collezioni sono etiche, ma anche comode, innovative, dai colori accesi e pratici.
Un altro campo in cui Italia si è specializzata in questi ultimi anni è il teatro: si occupa infatti anche di progettare e realizzare scenografie e costumi teatrali, anch’essi con materiali di recupero. «Tra le collaborazioni che vi segnalo c’è quella con In Linea D’aria, una compagnia teatrale che realizza coreografie utilizzando lo spazio verticale del palcoscenico.»
LA FELICITÀ DI CREARE CON I BAMBINI
Poco dopo l’avvio della sua bottega, Italia inizia a lavorare anche con le scuole come educatrice ambientale e manuale. «Spiego ai bimbi perché è importante riutilizzare i materiali, non inquinare e cercare di migliorare il nostro impatto partendo da piccoli gesti. Credo sia importante far capire loro cosa sta succedendo e come agire, perché un giorno tutto questo ricadrà su di loro e devono essere pronti, non spaventati o impreparati».
«L’età con cui mi trovo meglio è dai 3 ai 5 anni: mi affascinano tantissimo le logiche che i bambini di quest’età applicano nel trovare soluzioni, possiedono una genialità incredibile, una bellezza profonda ancora intatta. E poi manualmente sono molto bravi. Se accompagnati, posso riuscire a creare cose fantastiche. Propongo loro principalmente laboratori con la creta, perché è un materiale ecologico, che si adatta a più utilizzi».
Ai bambini più grandi invece Italia propone laboratori con materiali di recupero e cose più complesse: «Per farvi un esempio ho da poco completato la costruzione di un parco giochi che ho realizzato con 35 bambini di una scuola parentale ligure, utilizzando materiali come legno, carta, plastica riciclata e molto altro».
A seguito della pandemia Italia ha deciso di aprire le porte della sua bottega ad altri artigiani, permettendo loro di esporre nelle vetrine. Se la volete incontrare, cercatela tra vie di Finale o in qualche teatro o, meglio ancora, nelle aule di qualche scuola nel nord Italia. Non vi potete sbagliare.
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