25 Gen 2022

Comunicare il cambiamento: le suggestioni di Italia Che Cambia e Ashoka

Scritto da: Brunella Bonetti

Come possiamo costruire una nuova narrazione in grado di cambiare il nostro immaginario e stimolare il cambiamento? Dopo averla costruita, qual è l'approccio giusto per comunicarla e fare sì che contamini positivamente noi e chi ci sta intorno? Ne hanno parlato insieme i rappresentanti di Italia che Cambia e Ashoka Italia insieme a molti altri interessati e protagonisti del cambiamento.

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L’incontro sul cambiamento si svolge su un rettangolo di pixel diviso in tanti quadratini: fotografie di tutti i protagonisti del cambiamento. Perché, nonostante le difficoltà dei mezzi di comunicazione e delle modalità di relazione, è sempre e comunque possibile cambiare. E proprio di questo si parla stasera: di cambiamento e di come comunicarlo. E chi, meglio dei suoi protagonisti che danno ogni giorno voce al cambiamento, può testimoniare quanto sia possibile e necessario cambiare? Ed eccoli qui: Italia che Cambia, con il suo giornalismo, e Ashoka, con Gen C: generazione changemakers.

I protagonisti

L’evento inizia con la presentazione di alcuni dei volti più significativi del cambiamento: c’è Madalena Lima, responsabile della comunicazione di Ashoka Italia; c’è parte della redazione di Italia che Cambia, con Daniela Bartolini, giornalista e video maker, Daniel Tarozzi, direttore responsabile e Andrea degl’Innocenti, giornalista esperto di ambiente, economia, sistemi complessi, modelli di governante, e ci sono molti altri partecipanti, interessati all’incontro.

Obiettivo della giornata: comprendere insieme come costruire una nuova narrazione per cambiare l’immaginario collettivo e stimolare il cambiamento nelle persone che ci seguono. Tutto ciò attraverso il racconto delle voci di Italia Che Cambia, che hanno alle spalle una lunga esperienza nel segno del cambiamento. Insieme capiremo come stimolare il cambiamento e come coltivarlo attraverso una narrazione sostenibile, critica e costruttiva.

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Cos’è il cambiamento?

Si parte da una o più domande: che cos’è per voi il cambiamento? Le risposte dei partecipanti sono eterogenee:

«Cambiamento è movimento ed evoluzione per cambiare le cose che logorano la società».
«Un salto di paradigma per una nuova umanità».
«Il cambiamento è tutto ciò che chiunque può e deve mettere in atto per migliorare la nostra comunità».
«Un salto di paradigma per una nuova umanità».
«Cambiamento = sviluppo della sostenibilità in tutti gli ambiti».
«Cambiamento = il movimento in avanti e l’entusiasmo, soprattutto quello dei giovani, insieme a un po’ di esperienza di noi “grandi” per raggiungere insieme degli obiettivi».

«Il cambiamento è superare il passato attraverso innovazione e miglioramento per la società e il benessere del pianeta. In particolare mi interesso del mondo education».
«Idea che mette in discussione quello che credevi fino a poco prima».
«Cambiamento = un ponte tra il passato, il presente e il futuro».
«Il cambiamento sono io, parte da me e abbraccia chi mi circonda. Si comunica per far rete».
«Un cambiamento nel modo di vivere il cambiamento: pensare in maniera positiva, agire in maniera proattiva».
«Il cambiamento è un ponte tra lo conosciuto e lo sconosciuto».

Comunicare il cambiamento

L’incontro continua con i contenuti e, nel farlo, prendono voce i rappresentanti di Italia che Cambia. Come comunicare il cambiamento nel mondo di oggi? A rispondere a questa domanda è ogni giorno il giornale stesso con i suoi articoli, le interviste, la rassegna stampa e tutti i contenuti di una narrazione differente.

Quando si parla di cambiamento, spesso si pensa a una progressione in positivo, mentre non è necessariamente così: «Comunicare il cambiamento è una bella sfida. Non ho una sola risposta, nonostante i dieci anni di esperienza con la redazione. Per me il cambiamento è qualcosa di diverso. Non è necessariamente quello in cui crediamo. Cambiare significa fermarsi, se si vive in viaggio. Cambiare è uscire dalla propria comfort zone», dice Daniel Tarozzi.

Per comunicare il cambiamento è importante fare un lungo lavoro su sé stessi

Cambiare e mettersi in discussione dunque, sempre e nonostante tutto. Nonostante il mondo si fermi annientato da una pandemia. Perché è proprio di fronte a eventi che fermano il mondo che bisogna impegnarsi per cambiare. Alla base del cambiamento c’è la flessibilità, c’è la voglia di mettersi in discussione, di cercare le molteplici verità e soprattutto di porsi delle domande. Ma quelle giuste.

È anche per questo che ogni mattina Andrea degli Innocenti va in onda con la sua rassegna stampa «per comunicare cosa sta cambiando nel mondo e in che direzione ci stiamo dirigendo, ricordandoci sempre che la comunicazione di oggi è fortemente condizionata dagli schermi, che stravolgono la nostra capacità di comunicare, di relazionarci l’uno con l’altro».

Cambiare è anche un atto politico. Una “sfida di cambiamento in continuo cambiamento”, viene da dire. Una scelta consapevole di non distrarsi di fronte ai problemi ma, al contrario, sforzarsi di cambiare. Prestare attenzione: ecco un altro significato del cambiamento. «Italia che Cambia è un progetto nato da un viaggio di sette mesi in camper con l’obiettivo di raccontare le realtà italiane di cambiamento, coloro che di fronte ai problemi trovavano soluzioni», riprende Daniel. Il resto è una storia lunga dieci anni, tra successi, articoli, libri, video, progetti, rassegne stampa, interviste, documentari, rubriche. Dieci anni di cambiamento.

A prendere voce è Daniela Bartolini, coordinatrice dell’area Attivati: «Vogliamo raccontare esperienze immaginate e poi divenute realtà. Forniamo alle persone esperienze incredibili e soprattutto reali, cioè possibili da replicare. Sono realtà virtuose che non possiamo esimerci dal raccontare e facendolo sollecitiamo l’immaginario di altri, pronti a mettere in atto il proprio cambiamento, in un circuito virtuoso».

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Un momento dell’evento di presentazione di Gen-C

Cambiare l’immaginario

Lavorare sull’immaginario è fondamentale, perché esso agisce sul nostro modo di percepire, interpretare e vivere la realtà. Raccontare esperienze positive non significa negare che accadano cose brutte, ma vuol dire farlo sempre in un’ottica costruttiva: «Racconto ciò che non va, ma anche la possibile soluzione. Ciò conferisce una forza incredibile, toglie dalla rassegnazione e restituisce la possibilità di scelta e di azione», prosegue Daniela.

E da dove partire? Da ciò che ci appassiona. Così nascono i 7 sentieri di Italia che Cambia, «un percorso in cui incontrare persone che sono in viaggio per creare un mondo migliore», spiega Daniel. «Ma il cambiamento parte anche da ciò che non ci piace. Dal non fare rinunce, a meno che non siano dovute a qualcosa per cui vale la pena rinunciare».

A che punto del cambiamento ci troviamo? È importante porsi questa domanda per capire la propria strada, i sentieri intrapresi, le scelte fatte e soprattutto gli obiettivi da raggiungere. Perché per creare una comunità in cambiamento, è importante che ognuno sia consapevole del proprio stato del cambiare. «Per comunicare il cambiamento è importante fare un lungo lavoro su sé stessi», chiosa Daniela Bartolini e lascia la palla a Andrea degli Innocenti che sceglie di partire dal punto zero, dal cambiamento sociale.

«Cambiare significa capire rispetto a cosa stiamo attuando il cambiamento», spiega Andrea. «È necessario avere una visione dello scenario in cui ci muoviamo e viviamo ogni giorno. Partire da un punto e arrivare a un altro a forza di atti rivoluzionari. Partiamo da una nostra personale immagine del mondo e tendiamo verso una quanto più possibile oggettiva, ma ciò non è sempre facile. Perciò è importante costruire una visione collettiva quanto più possibile scevra da pregiudizi e da false illusioni».

Questo fa ogni mattina Andrea nella sua breve descrizione di cosa accade nel mondo: aggiorna per smuovere un cambiamento in ognuno e così generare un movimento collettivo. Poi prosegue: «Un’altra sfida del cambiamento è ammettere di non sapere: è diventare più consapevoli del contesto, è entrare in contatto con la complessità del mondo e raccontarla nel modo più onesto possibile. Vediamo quanto è difficile cambiare, ma spesso non notiamo quanto è difficile anche non cambiare».

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La redazione di Italia Che Cambia

La palla passa a ciascuno di noi

La conclusione è dedicata agli interventi dei partecipanti, stimolati dai contenuti dell’incontro, dai sogni e dai progetti da realizzare insieme. «Mi sembra molto interessante l’idea di capire bene la situazione reale, per poter stimolare il cambiamento», interviene una delle partecipanti.

«Da qui la mia domanda: come capire da dove iniziare concretamente per passare da un’idea a un progetto utile nella realtà dove uno vive? Io abito da 14 anni in Paraguay, dove il problema della crisi ambientale é sempre più incalzante e dove purtroppo la sensibilità verso il mondo animale si sta iniziando appena a costruire. Conviene partire da capire bene realmente di cosa avrebbe bisogno la realtà locale per un cambiamento informativo che stimoli e racconti esperienze locali di cambiamento positivo?».

Si, la risposta è affermativa, rispondiamo tutti in coro. Il “no” non esiste tra le ipotesi. «Non chiederti se, ma come. Prendi spunto da chi ce l’ha fatta, ma anche da chi non ci è riuscito. Ogni esempio è un passo avanti nel cambiamento», dice Daniel.

«È possibile vivere di informazione senza fare del clickbait (ovvero cedere a toni e titolistica ammiccante ma poi, tendenzialmente, priva di sostanza) per riportare le persone a un impegno politico?», chiede Elena, un’altra delle partecipanti.

La risposta a questa domanda è una sfida continua che ogni giorno Italia che Cambia porta avanti mettendoci il cuore, la professionalità, l’esperienza e soprattutto la missione di agire e comunicare il cambiamento. Per cambiare opinione ci vuole un tuffo nell’immaginazione. Per immaginare un mondo diverso serve un bagno nel cambiamento. E se parliamo di cambio di paradigma, parliamo di Italia che Cambia e di tutti i suoi partner primo tra tutti Ashoka.

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