Com’è stato il 2021 per chi vive in ecovillaggio? Ce lo racconta Torri Superiore
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Imperia - Quello appena terminato è stato un anno davvero particolare per tutti e se ci sono stati dei settori che più di altri sono stati colpiti negativamente dalla situazione politica, sanitaria e legislativa, tra questi sicuramente c’è quello del turismo. Tra i progetti più conosciuti in Liguria che uniscono turismo, sostenibilità, comunità e molto altro, c’è quello di Torri Superiore, di cui vi abbiamo parlato qui. Per fare un bilancio dell’anno appena trascorso e azzardare qualche previsione per il 2022 ho parlato con Massimo Candela, che insieme a Lucilla ha fondato il progetto.
Come è andato il 2021 per Torri Superiore?
È stato un anno particolare per molti e nel nostro caso si è chiuso con qualche difficoltà, perché dopo due anni in cui la pandemia non ci aveva colpiti, proprio in queste settimane alcuni di noi sono risultati positivi. Quindi diverse famiglie sono chiuse in casa, nessuna di loro senza particolari problemi. Questo ha comportato la chiusura verso l’esterno della comunità in questi ultimi mesi. Il 2021 finisce quindi in maniera faticosa, come faticoso è stato l’intero anno.
Come è andata la stagione turistica?
Siamo riusciti a organizzare una serie di attività aperte alla collettività a partire da fine maggio. Abbiamo deciso di portare avanti le attività turistiche, mentre quelle legate a corsi di formazione sono state sospese a causa delle regole per la sicurezza e per via degli spazi disponibili a Torri Superiore. Abbiamo avuto un aumento di turisti italiani e un crollo di quelli stranieri, come immagino un po’ ovunque. Abbiamo faticato molto più che gli anni passati, soprattutto per quanto riguarda i pasti: eravamo strutturati per servire con buffet e self service, ma abbiamo dovuto adeguarci all’obbligo di servire ai tavoli, che ovviamente richieste tempo e organizzazione differenti. Ad ogni modo abbiamo passato bene l’estate.
Su quali progetti state lavorando?
In questi ultimi anni abbiamo investito molte energie su progetti Erasmus per la formazione di adulti. Abbiamo messo in stand by i corsi CLIPS (progetto nel GEN che in Italia è portato avanti dalla RIVE con l’obiettivo di creare e fornire strumenti alle comunità), che dovrebbero ripartire però verso febbraio. Una grande novità di questo ultimo anno per Torri Superiore è stato il progetto legato alla coltivazione: abbiamo sempre avuto orti, ma di piccole dimensioni e sufficienti solo per noi. Invece da poco abbiamo investito cooperando con una realtà locale e prendendo in gestione delle ex serre floricole, che abbiamo trasformato in orti.
Com’è andato il primo anno di coltivazione?
Purtroppo i raccolti sono stati in gran parte rovinati dalla grandinata di fine luglio. È stato aperto un crowfunding per riuscire a sistemare le serre e poter riprendere l’attività, anche se il budget raccolto ha coperto solo un decimo dei danni che la grandinata ha causato. L’aspetto interessante è che stiamo studiando insieme un nuovo metodo per capire come questi spazi – serre datate, fatte di enormi vetri che a oggi neanche vengono più prodotti – possano trovare un nuovo utilizzo coerente con le logiche e le economie attuali. Un’altra novità è stata l’inserimento, a partire da ottobre, di un primo gruppo di otto volontari Esf, che aiuteranno in diverse attività la comunità di Torri Superiore, tra cui proprio i nuovi orti.
Il clima che regna a livello nazionale vi ha influenzato?
In generale stiamo lavorando su diversi progetti, ma prevedendo che siano tutti molto flessibili. Vedendo come il clima di isteria generale sta man mano aumentando – e come le regole cambino a loro volta molto velocemente – per riuscire a portare avanti nuove iniziative dobbiamo essere il più resilienti possibile. Ci stanno coinvolgendo in molte riunioni e confronti per l’innovazione sociale in previsione degli importanti fondi in arrivo con il PNNR.
Crediamo più che mai che gestire progetti che coinvolgono persone significhi potersi sedere uno accanto all’altro e poterne parlare, per questo motivo rispetto al passato Torri Superiore sta attraversando in generale un periodo di stand by alternato, da diversi punti di vista. Siamo ancora per promuovere la vicinanza sociale, seppur rispettando tutte le norme del caso.
Per voi la comunità è al centro dell’intero progetto, anche a livello economico. Come avete trascorso questi due ultimi anni? Emozioni di paura e rabbia sono entrati anche a Torri Superiore?
Siamo molto contenti di come siamo riusciti a gestire il tutto come comunità – che a oggi conta circa venti persone – in questi ultimi anni: crediamo sia la conferma del fatto che abbiamo fatto davvero un lavoro profondo finora. Vivendo qui l’impatto è stato molto ridotto rispetto a chi vive in città. In ecovillaggio non esiste un’uniformità di opinioni, quindi abbiamo visioni diverse su ciò che sta avvenendo e su come lo interpretiamo.
Ci confrontiamo molto, ma i punti di vista differenti sono stati vissuti da tutti sin dall’inizio come chiacchierate che invece di portare divisione, conducevano a una ricerca di strategie comuni. Abbiamo sentito che il buon senso che albergava all’interno della comunità dava fiducia e stabilità a tutti e questo è stato fondamentale.
Credo che sia possibile che tutto ciò che avverrà in futuro possa essere un lungo periodo di cura di ciò che è avvenuto in passato, perché è ovvio che stiamo subendo di grandi danni. Per i più piccoli, in alcuni casi, anche proprio di sviluppo della psiche. Una società basata sulla paura – e non sulla fiducia e il buon senso – è una società malata: la paura creerà regolamenti per cercare di governarla, generando a sua volta caos dall’altra parte. Le società che funzionano sono quelle in crescita, in cui la fiducia verso l’altro è alla base. E questo è ciò che continueremo a coltivare a Torri Superiore e che auguro a tutti.
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