Simone Giosso: “Con i miei scatti mostro la bellezza della natura più nascosta”
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La Spezia - Minuti, ore, mesi di attese e appostamenti nel tentativo di fermare il tempo e riuscire a immortalare quello scambio di sguardi, fulmineo e furtivo, con gli abitanti del bosco. E mentre il battito accelera e la stanchezza si fa sentire, si impara sulla propria pelle il valore del tempo.
Simone Giosso, giovane fotografo naturalista spezzino, vive queste sensazioni quasi ogni giorno. Nato e cresciuto in una famiglia contadina tra i monti della val di Vara, dove tuttora vive, Simone sta approfondendo le sue conoscenze ambientali all’università, alla facoltà di scienze naturali di Genova, e nel frattempo è riuscito a trasformare la sua passione per la natura in un lavoro.
Recentemente ha curato “Il respiro della foresta“, una mostra che entra nella vita segreta del bosco e degli animali che lo vivono, condividendo con noi l’aria frizzante dell’entroterra. Lo abbiamo conosciuto per farci raccontare la sua storia.
Com’è nata la tua passione per la natura e come si è evoluta negli anni?
La mia passione è nata quando ero bambino: sin da piccolo ho sempre provato interesse e stupore verso la natura tanto che preferivo guardare i documentari anziché i cartoni animati. Girando per i boschi con il cane, il quale mi ha insegnato tantissime cose, vedevo spesso animali e scene particolari che poi, al rientro, non sapevo spiegare o raccontare a parole. Ecco perché verso i 14/15 anni ho cominciato ad approcciarmi alla fotografia naturalistica, proprio per avere delle testimonianze dei miei incontri.
Oltre ai monti della val di Vara, quali sono le zone più battute dalla tua macchina fotografica?
Frequento molto l’alta Val Taro e capito ogni tanto nei parchi dell’Antola e dell’Aveto, oltre che sulle alture di Genova.
Lunghe attese, uscite e appostamenti: qual è la vita segreta che hai imparato a scoprire nel bosco?
Stando quasi ogni giorno in mezzo ai boschi ho imparato che, se si sta attenti a tutti i dettagli e si è molto curiosi, si scopre sempre qualcosa di nuovo.
Per esempio?
Le cose che ho imparato a contatto con la natura sono un’infinità. La più importante forse è che non c’è mai niente di uguale: ogni singolo animale, ogni singola pianta, ogni singolo insetto è diverso da tutti gli altri, ognuno ha la propria forma, il proprio colore, il proprio comportamento. Oltre a tutto questo ho anche imparato a godermi il tempo e a essere paziente.
Oltre ad aver fotografato i lupi, sei anche socio volontario dell’associazione Io non ho paura del lupo: pensi che la convivenza con questo affascinante predatore sia possibile?
È una domanda complessa, ma personalmente penso di sì: il lupo rappresenta sicuramente un problema per gli allevatori, ma è più “gestibile” rispetto ad altri, come l’eccessiva burocrazia o i costi bassissimi del latte o della lana. Con i giusti metodi di prevenzione, come i cani di guardianìa e le reti elettrificate, e con gli aiuti adeguati, credo che la convivenza sia possibile.
Non c’è una regola universale e valida per tutti, dipende dal contesto e da molti altri fattori combinati insieme, ma tramite alcuni accorgimenti e il supporto di esperti del settore è fattibile. E questo viene ampiamente dimostrato soprattutto da chi mette in atto le strategie di prevenzione, riuscendo a diminuire, se non addirittura ad azzerare, le predazioni. Sul nostro territorio sono molti gli allevatori che li portano avanti da tempo e con successo.
Come definisci il tuo lavoro?
Come fotografo la mia missione consiste nello svelare agli altri ciò che spesso rimane nascosto tra le fronde degli alberi, mostrando “la verità” della nostra terra e le bellezze naturali che ci circondano. Il mio intento è far capire attraverso le immagini l’importanza di proteggere e conservare il nostro ambiente, i nostri boschi e le nostre montagne, tutelando al tempo stesso gli animali che vi abitano. Anche perché la nostra vita è legata a loro e questo concetto è sempre più diffuso, me ne rendo conto osservando come le persone della comunità locale mostrino sempre più interesse nei confronti del proprio territorio e contestualmente noto come il mio lavoro venga sempre più apprezzato.
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