Un viaggio attraverso la Sicilia virtuosa, dove i rifiuti sono una risorsa
Seguici su:
Cassonetti pieni, cataste maleodoranti, buste abbandonate ai bordi delle strade, cave di incredibile bellezza in cui spesso si riversano rifiuti ingombranti e scarti di ogni tipo: attraversando le strade siciliane vi sarete trovati spesso di fronte a scenari di questo tipo. Ma esiste anche una Sicilia virtuosa, una speranza capace di emergere da questo desolante scenario?
Questa regione vive una situazione emergenziale da tempo, ma negli anni non sono mai arrivate vere soluzioni strutturali. Per diverse settimane — ed è storia recente — alcuni Comuni, come Catania ad esempio, si sono ritrovati allo stremo, per giorni sommersi da rifiuti. All’origine dell’ennesima crisi che colpisce l’isola ci sono molteplici fattori: la raccolta differenziata ai minimi livelli, l’assenza di impianti adeguati di trattamento – soprattutto per la gestione dell’umido – la chiusura di alcune discariche. Per dirne una, quella di Lentini, che raccoglie i rifiuti di mezza regione, è stata sequestrata più di un anno fa per collusioni mafiose.
Il rischio paventato è quello di dover dirottare i rifiuti fuori dall’Isola, al Nord Italia o all’estero, scelta che porterebbe a ingenti costi di smaltimento e a un aumento delle quote Tari per i cittadini. La frazione organica per esempio viene già trasportata in Calabria per essere trasformata tramite impianti: una follia, se si pensa ai costi di trasporto, all’inquinamento generato dai tir e al fatto che dall’umido si può produrre il compost, nutrimento fondamentale per i nostri terreni.
Mentre molte associazioni ambientaliste denunciano da tempo la mancata osservanza di leggi in materia di smaltimento e di impianti di gestione adeguati, nei palazzi della Regione si continua a discutere di termovalorizzatori – inceneritori, di fatto – come “soluzione alternativa” alle discariche.
Questa però è una scelta che non tiene conto della ricadute che avrebbe sui cittadini in termini di salute e della continua dipendenza dal sistema discarica: ogni inceneritore ha bisogno di una discarica di servizio per gestire le ceneri e gli scarti derivanti dal processo di lavorazione. Sul tema si è sempre battuta l’associazione Rifiuti Zero Sicilia ostacolandone fino a ora la costruzione – una sentenza del Tar dello scorso anno ha impedito la realizzazione di due inceneritori di rifiuti urbani previsti dal decreto “Sblocca Italia”.
Eppure soluzioni concrete e alternative a discariche e inceneritori ci sono: proprio Rifiuti Zero dal 2010 si occupa di diffonderle e applicarle in tutta Italia, attingendo ai principi della strategia internazionale “Zero Waste” (in italiano “Rifiuti Zero”) di Paul Connett, caposaldo dell’economia circolare. Un percorso fatto di dieci passi chiari per cambiare profondamente l’approccio al rifiuto, che da scarto si trasforma in “materia post consumo” e, di conseguenza, in risorsa. Un processo in cui è fondamentale il coinvolgimento delle comunità e la costruzione di una rete di persone che collaborano e agiscono insieme.
Con Manuela Leone, presidente dell’associazione e referente Zero Waste Italy, siamo andati a incontrare alcune delle realtà che compongono questa rete, con l’obiettivo «di premiare una Sicilia virtuosa che viene poco spesso raccontata e andare oltre quest’immagine di una regione colma di rifiuti, sempre in emergenza», ci spiega lei stessa.
Il pretesto è arrivato da una premiazione ufficiale, “La Sicilia verso Rifiuti Zero”, che si sarebbe dovuta tenere a marzo del 2020 – uno dei primi eventi rimandati a causa della pandemia di Covid – e che si è trasformata in un tour di incredibile bellezza e di stupore attraverso le realtà del cambiamento siciliano.
Ad accompagnarci un team al femminile, arricchito dalla talentuosa videomaker Federica Vero, con cui abbiamo attraversato le province di Siracusa, Catania, Messina e Palermo, passando da piccoli centri e grandi città, animate da un corollario di associazioni, scuole, comuni, cittadini e cittadine, esempi concreti da cui lasciarsi ispirare e meravigliare e che ci dimostrano che il cambiamento verso scelte più rispettose dell’ambiente può avvenire, anche in Sicilia, solamente se ognuno di noi si prende la responsabilità delle proprie azioni. Per farlo è essenziale connettersi, scambiare esperienze e competenze, diventare una comunità coesa in cui tutti fanno la propria parte. Vediamo insieme come.
Una soluzione al problema dei rifiuti organici – più difficili da trattare rispetto ad altri perché necessitano di impianti di compostaggio adeguati – l’ha trovato l’Istituto Corbino di Augusta, in provincia di Siracusa, che ha installato, grazie al contributo di Rifiuti Zero Sicilia, tre compostiere di comunità, le prime realizzate in un istituito scolastico in provincia. A beneficiarne non sono state solo le tre scuole dell’istituto, ma anche le famiglie che, invogliate dai ragazzi, hanno iniziato a conferire i rifiuti organici domestici nelle compostiere comunitarie. Ve ne abbiamo parlato anche in questo precedente articolo scritto da Paolo Cignini.
“Solo trasformando i comportamenti individuali possiamo contribuire alla sostenibilità ambientale”, si legge nel volantino del progetto da Rifiuto a Risorsa realizzato all’interno del liceo classico Spedalieri di Catania. É la soluzione a cui sono arrivati gli studenti e le studentesse della scuola a seguito di un lavoro di indagine che hanno condotto intervistando cittadini, aziende, commercianti e documentando la situazione emergenziale in cui riversa la città.
A pochi chilometri da Catania, a Ferla, c’è il “Comune più riciclone d’Italia”, un paese di 2.500 abitanti che dieci anni fa ha avviato una vera e propria rivoluzione in materia di gestione dei rifiuti, arrivando in cima alla lista dei Comuni Ricloni e Rinnovabili di Legambiente e dentro la rete dei Comuni Virtuosi d’Italia. Tra le azioni che gli hanno fatto guadagnare il titolo figurano l’ecostazione costruita in bioedilizia e arredata con mobili di riciclo, il primo progetto di compostaggio di comunità, Compostino, nato nel 2004 (i cittadini conferiscono il loro umido nelle compostiere e hanno uno sconto in bolletta Tari), gli impianti termici e i pannelli solari installati sui tetti delle scuole.
Dall’altra parte dell’isola, in provincia di Palermo, c’è il piccolo Comune dall’anima green di Montelepre. Per raggiungerlo si attraversa Bellolampo, che ospita una delle più grandi discariche del sud Italia, simbolo della crisi che attanaglia la Sicilia, perché sempre straboccante di “munnizza” e oggetto di diversi sequestri, incendi e atti intimidatori. Difficile immaginare che la stessa strada tortuosa che porta a Bellolampo possa raggiungere un paese che in pochi anni, grazie a un’amministrazione virtuosa, è riuscito a portare i livelli della differenziata a oltre il 75%.
Qui sono stati fondamentali l’adozione della strategia Rifiuti Zero, rafforzata anche dalla collaborazione con l’Osservatorio, e una visione comune che punta sull’economia circolare, sulla cura del territorio e sul coinvolgimento attivo della cittadinanza. Attraversando il paese non si vedono cassonetti di nessun tipo: il servizio porta a porta funziona bene, le casette di erogazione di acqua potabile sono diffuse e i cittadini invogliati ad usarle, incoraggiati anche dal prezzo conveniente e dai controlli di qualità fatti con frequenza.
La cittadinanza inoltre è costantemente informata sui livelli che ha raggiunto la differenziata e il calendario di eventi di sensibilizzazione è ricchissimo. Un lavoro che ci auguriamo porti avanti anche la nuova giunta in carica da poche settimane.
Esempi virtuosi arrivano anche dal mondo delle associazioni. A Catania, in piena periferia, al confine tra Librino e Monte Po, c’è Fieri – Fabbrica Interculturale Ecosostenibile del RIuso –, un laboratorio artigianale che ha fatto del riciclo e del riuso le chiavi per connettere saperi, culture e provenienze diverse.
A Saponara, un piccolo Comune del messinese, la tragica alluvione del 2011 ha messo in moto uno straordinario movimento di solidarietà, che si è trasformato poi nell’Associazione Rivivere a Colori Saponara, una rete ANPAS fatta di volontari e volontarie che lavora a stretto contatto con la cittadinanza tramite attività formative e di sensibilizzazione rivolte soprattutto ai giovani. Da segnalare il progetto “Ri-giocattolo”, realizzato insieme a Rifiuti Zero, con cui è stata data una seconda vita a giocattoli inutilizzati coinvolgendo le famiglie di Saponara.
E poi ci sono gli attivisti coraggiosi, motivati, convinti che ognuno possa fare la sua parte con quello che ha a disposizione. Francesco Tocco, soprannominato Ciccio Kayak, per esempio ha un kayak con cui ha ripulito in vent’anni chilometri e chilometri di costiera palermitana a titolo completamente gratuito, recuperando sacchetti di plastica, reti e rifiuti di ogni tipo, accompagnato da una piccola aiutante a quattro zampe, la sua cagnolina. La sua missione è portare in superficie tutto quello che il nostro mare ferito e deturpato nasconde, invogliando tutti i cittadini a fare lo stesso.
Un mare che ha a cuore anche Carmelo Isgrò, biologo fondatore del MuMa Museo del Mare di Capo Milazzo. Con la storia del capodoglio Siso, Carmelo ha emozionato migliaia di persone riuscendo a trasformare una morte – quella di un capodoglio appunto arenatosi sulle coste di Capo Milazzo nel 2015 – in un monito per sensibilizzare le persone sulla pesca illegale e sugli enormi danni che sta provocando alla biodiversità marina. Il suo corpo, che lo stesso Carmelo ha recuperato dal mare – scarnificato, ripulito e ricomposto –, campeggia all’entrata del Muma, un museo interdisciplinare dedicato alla tutela e alla salvaguardia del mare.
Cosa ci mostrano questi esempi, provenienti da realtà così diverse tra loro? Ci indicano una strada da seguire, «una Sicilia in cammino – come risuona dalle parole di Manuela – che in questi anni ha dimostrato con i fatti che la gestione dei rifiuti può essere cambiata». Come? La ricetta ce la svelano i ragazzi dello Spedalieri di Catania, che abbiamo scelto per chiudere il video: «Ci vuole meno menefreghismo e più senso comune, ognuno deve fare la sua parte, non bisogna essere superficiali e sì, avete sentito bene, i rifiuti sono il nostro futuro!». I giovani ci indicheranno la via!
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento