Il pianeta verde è qui: ecco le “Comunità del futuro”
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Imperia - È passato qualche anno da quando vidi per la prima volta “Il pianeta verde” – se non l’avete mai visto, vi consiglio di farlo! –, film francese degli anni ‘90 in cui, in una chiave umoristica, si affrontano le contraddizioni della società attuale. La protagonista della storia vive in un pianeta lontano dalla Terra in cui non esistono più competizione, supremazia e inquinamento. Tutti i problemi che affliggevano la popolazione sono stati superati, grazie ad una consapevolezza 2.0 che ha permesso l’evoluzione dei suoi abitanti.
Un film in grado di far sorridere, riflettere e sognare. Sono rimasta quindi particolarmente colpita quando all’inizio della nostra chiacchierata, Andrea Fuso Nerini, coordinatore e ideatore di Comunità del futuro, mi ha citato questo film come punto di arrivo verso cui hanno puntato la bussola lui e gli altri partecipanti del progetto. Ma facciamo un passo indietro per capire di cosa si tratta.
L’INIZIO
«Quattro anni fa – racconta Andrea – durante un viaggio negli Stati Uniti, è nato in me un desiderio che man mano si è poi trasformato in una necessità: mettermi al servizio del cambiamento. In quel periodo ero molto insoddisfatto della mia vita, sentivo che non mi stavo realizzando ed esprimendo davvero. E proprio durante quel viaggio iniziai a vedere sempre più chiare alcune cose legate al denaro: era come se d’un tratto fossero tutte più nitide».
Andrea mi spiega che il concetto del denaro è sempre più legato, secondo lui, al possesso. Nasce così una lunga e profonda riflessione sull’attuale modello capitalista e su come esso sia di base individualista, totalmente in disarmonia con ciò che sarebbe più naturale all’essere umano, che per sua natura è invece un essere sociale.
Seguendo questo flusso di pensieri, la conclusione è che il denaro non possiede un vero valore intrinseco, ma è solo un mezzo con cui riconoscere il valore di beni e servizi che possiedono un valore reale. Ma come andare oltre al denaro o al baratto? E come possiamo esprimere al meglio la nostra completezza come esseri umani?
E così ad Andrea viene un’intuizione: «La cosa più naturale – mi racconta – dovrebbe essere vivere come una comunità allargata, con i principi che regolano una grande famiglia: facendo precedere il cuore, e mettendo al centro la comunità, non l’individuo. E da qui ho gettato le basi per la creazione del primo gruppo di Comunità del Futuro, che si basa proprio sul dono».
LE OBIEZIONI
Una delle obiezioni che sono state presentate a questo modello è il timore che ci sia un’eterogeneità in chi ha voglia di fare e di dare e chi invece non farebbe nulla di utile per gli altri. Andrea risponde così: «Sono dubbi legati al vecchio sentire, a un modello basato sul fatto che ci sia qualcuno di esterno a obbligarti a fare qualcosa. Ed è naturale che appena ci si ferma, non sia ha più voglia di fare nulla».
«Si è stati costretti per lungo tempo, contro la nostra volontà, che appena è possibile oziare e stare sul divano lo facciamo! Ma se il modello culturale su cui si basa il tutto cambia e inseriamo la comunità al centro, e non il singolo individuo, noi tutti saremmo incentivati a sentircene parte e ad agire per salvaguardare l’interesse della comunità».
LE NON REGOLE
In questi gruppi quindi si possono donare oggetti in modo spontaneo senza nessun controllo, attraverso un’applicazione creata ad hoc per consentire lo scambio fra chi vuole donare qualcosa e chi la vuole ricevere, ma anche accogliendo la richiesta di chi desidera avere in dono qualcosa di necessario, che può così ricevere le proposte di chi lo può fare.
«C’è un flusso naturale in questo libero scambio ed espressione di sé stessi. Oltre a oggetti e servizi, ognuno ha la possibilità di esprimere anche il proprio talento con il gruppo, senza aspettarsi nulla in cambio, per il piacere vero e profondo di fare qualcosa di bello che possa essere utile ad altri.»
I GRUPPI DI ZONA
Andrea mi spiega che mai come oggi vi è una forte necessità di appartenenza, soprattutto da parte di molte persone che già hanno un sentire diverso da ciò che il modello capitalistico ci invita a fare ed essere. «Chi si avvicina ed entra a far parte di questi gruppi – mi spiega Andrea – sono spesso coloro che hanno già iniziato un lavoro su di sé, sulle proprie emozioni, sul proprio vissuto. E sapendo che siamo tutte persone che stanno facendo un percorso di crescita, questi incontri diventano un’occasione per lavorare su di noi, per confrontarsi con il resto del gruppo, per condividere le proprie paure, resistenze, o al contrario i propri successi, il raggiungimento dei propri traguardi personali».
I gruppi attualmente attivi sono tre: Bordighera (IM) – che è stato il primo a nascere quattro anni fa e a oggi conta circa 50 persone –, Imperia – attivo da un anno che coinvolge circa 30 persone –, e Savona, con circa una ventina di persone. Ma Andrea mi confida che sono tante le richieste che stanno arrivando in questi mesi da parte di persone che chiedono informazioni e supporto per avviare nuovi gruppi, in Liguria, ma non solo.
LA CELEBRAZIONE
Le attività quotidiane di scambio vengono gestite online attraverso un’App, ma ogni mese è previsto un ritrovo di persona, in un luogo di natura, per celebrare con diversi momenti il gruppo riunito: «In questi incontri si fa solitamente un cerchio di parola, dove si racconta Comunità del Futuro alle persone appena arrivate e ognuno può presentare al gruppo le iniziative e i progetti che sta portando avanti per avere un confronto e, nel caso vi fossero altre persone interessate, essere affiancato e supportato».
«Da questi incontri è nata una scuola famiglia, manifestazioni di vario genere e diverse attività condivise. Finito il cerchio di parole si propone poi un’attività collettiva, che può essere un mantra, un’attività di biodanza, una meditazione. Viviamo questo incontro allargato come una vera e propria celebrazione del gruppo».
Insomma, Comunità del Futuro ha creato luoghi non fisici dove poter dare spazio a liberi scambi. Ma ha creato anche luoghi fisici in cui la relazione e la consapevolezza di sé come singolo individuo con le proprie responsabilità – ma anche come componente di una comunità – gettano le basi per una nuova e futuristica società. Proprio come vivere in un Pianeta Verde, ma questa volta rimanendo su questa Terra e provando a cambiarne le sorti prima che sia tropo tardi.
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