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Genova - “In tutte le cose della natura esiste qualcosa di meraviglioso”. Con questa frase di Aristotele inizia “Incontri selvatici“, il primo libro di Nicola Leugio, edito da Noctua Books.
Amante della natura e della vita all’aria aperta, Nicola si definisce un “ambientalista di vecchia data”. Fa parte della LIPU dagli anni ’80 e nel tempo ha scritto diversi articoli per riviste di ornitologia, come Avocetta e Nos Oiseaux. In particolare, sulla testata svizzera è uscito un articolo scritto a quattro mani con Luca Baghino, sul fenomeno migratorio di alcune specie di rapaci che transitano dalla Liguria. Si trattava di uno studio che ha consentito ai lettori comuni di conoscere il fenomeno, prima citato solo su pubblicazioni universitarie e quindi sconosciuto ai più.
“Incontri selvatici” è un libro che parla del profondo rispetto per gli animali e per tutti gli esseri viventi, ma anche del fascino che il selvatico suscita nelle persone di città. Proprio per questo ho deciso di incontrarlo e farmi raccontare la sua storia e il “dietro le quinte” di questa pubblicazione.
Nicola, quando ti sei avvicinato all’ambiente?
La passione per la natura è sbocciata da piccolo ed è rimasta intatta negli anni. Amo osservare animali da quando ero un bambino, infatti ho cominciato ad avvicinarmi al birdwaching all’età di undici anni. Ricordo che da ragazzino, in vacanza sulle Alpi Marittime a casa di amici, invece di giocare a pallone come tutti gli altri, insieme ad altri dieci bambini mi ritrovai a dare vita a una piccola grande “challenge” naturalistica: lo scopo del gioco era avvistare il maggior numero di aquile, annotando gli avvistamenti su un taccuino. Dopo ci si riuniva per contarli.
La ricordo come una bellissima sfida, che coinvolse tutti gli altri compagni di viaggio. Il fatto che in realtà fossero tutte poiane è solo un piccolo dettaglio. Scoprii infatti solo tempo dopo che d’estate le poiane si riuniscono perché ci sono tanti roost, raggruppamenti di uccelli che si radunano per dormire. In quell’area, nella tarda estate c’è una grande concentrazione di poiane per la presenza di cavallette.
E poi?
Un collega di mio padre mi portò a conoscere la LIPU, che mi affascinò moltissimo, e da lì iniziai a praticare il birdwatching più seriamente.
Oggi ti riesci a dedicare alla natura a tempo pieno?
In realtà no. Nel frattempo mi occupo della mia famiglia e di un’altra passione. Oltre a lavorare nel porto di Voltri, da otto anni scrivo testi comici e collaboro con Nino Frassica, il quale mi ha invitato a “Programmone” su Radio2, per una cinquantina di puntate e con cui ho partecipato a un breve sketch al Festival di Sanremo nel 2018 e a “Che tempo che fa”.
“Incontri selvatici”, invece, il tuo libro, com’è nato?
“Incontri selvatici” è un libro serio, nato dalla voglia di raccogliere e portare su carta alcune tra le tante esperienze vissute personalmente in questi quarant’anni in mezzo ai boschi, liguri e non solo. E ci tengo sempre a sottolineare che tutti gli episodi contenuti nel libro sono reali, anche se sembra che la realtà abbia superato la fantasia. Molto più di semplici osservazioni quindi ma situazioni in cui gli animali hanno interagito con me.
Il sottotitolo di “Incontri selvatici” è “Racconti di contatti ravvicinati con animali”: com’è articolato?
Nel libro sono presenti ventotto racconti, di cui diciotto scritti da me, nove da amici naturalisti e uno frutto della penna di Elisabetta Villaggio, il cui cognome non ha bisogno di presentazioni. A curare il volume è stato Ennio Critelli, amico, disegnatore progettista di Ansaldo, ma soprattutto fondatore e coordinare del sito Liguriabirding, portale di riferimento del birdwatching in Liguria, che vanta un archivio di quasi vent’anni di dati e fotografie. A corredo di ogni racconto poi c’è un’illustrazione di Marco Bonifacino, disegnatore naturalista che ha donato le sue tavole per il nostro progetto editoriale.
Qual è l’intento con cui avete pubblicato questo libro?
Far emozionare. Il mio desiderio più grande è proprio che il lettore riesca a immedesimarsi e provi le stesse emozioni che abbiamo provato noi quando siamo entrati a contatto con gli animali. E poi credo che queste storie possano anche essere d’insegnamento. Pur non essendo professori, biologi, naturalisti o etologi, siamo comunque appassionati con alle spalle tanti anni di esperienza in natura e, a modo nostro, qualcosa proviamo a trasmetterlo. Tra le altre cose, anche a non commettere i nostri stessi errori!
Cosa bolle in pentola per il futuro?
Oltre a organizzare nuove presentazioni e incontri anche nelle scuole del territorio per leggere i racconti ai bambini, ho in mente di pubblicare una seconda edizione del libro, che racchiuderà tutte le osservazioni e gli avvenimenti più particolari che ci sono accaduti. Una versione arricchita quindi di “Incontri selvatici”.
Cosa hai imparato in tanti anni da birdwatcher?
Seguendo la migrazione degli uccelli si apprendono tantissime cose: innanzitutto le loro rotte e poi i punti migliori di osservazione. In Liguria, per esempio, non c’è bisogno di andare troppo in alto per avvistarli. Al Curlo, un colle di 350 metri che domina il mare di Arenzano, si forma un restringimento naturale, chiamato “bottle neck area”. Proprio tra Arenzano e Voltri c’è il punto di Appennino che passa più vicino al mare e basta andare lì nel mese di marzo per vedere migliaia di bianconi passarti sopra la testa. La popolazione di bianconi nidificante in Italia passa proprio da qui e sono migliaia. Seguono le correnti ascensionali, per sprecare meno energia, volteggiano e scivolano giù: una meraviglia per gli occhi.
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