Giù le mani dal lupo: basta parlare di abbattimenti, si faccia prevenzione
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Parlare nuovamente di abbattimenti per risolvere il conflitto tra lupo e allevatori significa ignorare le più recenti pubblicazioni scientifiche in merito, che dimostrano come l’unica soluzione per diminuire gli attacchi dei predatori al bestiame domestico sia lavorare sulla prevenzione.
Le dichiarazioni del ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani – che ha affermato di augurarsi un accordo tra le Regioni per approvare un nuovo “Piano di Gestione e Conservazione del lupo” che preveda anche deroghe al divieto di rimozione di lupi nel nostro Paese – purtroppo riaprono un dibattito che pensavamo fosse ormai chiuso e lo fanno nel modo più lontano possibile dalle evidenze scientifiche.
La letteratura scientifica dimostra infatti come gli abbattimenti dei predatori non solo non diminuiscano i conflitti con gli allevatori, ma in alcune situazioni possano portare a un aumento dell’entità dei danni al comparto zootecnico. La migliore protezione del bestiame in aree dove è presente il lupo consiste nella corretta messa in campo di tecniche di prevenzione (cani da guardiania, recinzioni elettrificate e altre strategie innovative in fase di sperimentazione anche in Italia) e nell’assicurare una struttura sociale stabile dei nuclei familiari di lupo.
Oltre a essere inutili, i prelievi “legalizzati” rischiano di legittimare il diffuso bracconaggio sulla specie, che ancora oggi uccide in Italia diverse centinaia di lupi ogni anno. Il WWF considera la possibilità di prevedere deroghe al divieto di abbattimento di lupi nel nostro Paese pericolosa e anacronistica.
L’ipotesi di deroghe all’abbattimento risponderebbe solo a un’esigenza sociale, alimentata da una forte disinformazione, alla quale si deve rispondere invece con la velocizzazione degli indennizzi e soprattutto con la diffusione delle misure di prevenzione.
La zootecnia italiana soffre infatti di problemi strutturali e di competitività nel mercato europeo, che non saranno certamente risolti con gli abbattimenti, contro i quali cinque anni fa il WWF ha raccolto e consegnato all’allora Ministro Galletti più di 180.000 firme di persone contrarie.
Restano valide invece e anzi da implementare in maniera più rapida ed efficace, le deroghe che prevedono la cattura di individui particolarmente confidenti e abituati all’uomo – il cui comportamento può potenzialmente danneggiare in primis loro stessi e poi andare a minare l’accettazione sociale della specie da parte dell’opinione pubblica, restituendo un immagine distorta della realtà biologica del lupo – e le deroghe per la cattura e sterilizzazione di individui ibridi, che minano invece la conservazione genetica della specie.
Ora più che mai è necessario dunque riaprire al più presto il confronto per arrivare a un “Piano di Gestione e Conservazione del lupo” in linea con le direttive europee, che preveda azioni davvero efficaci per garantire da un lato la conservazione del lupo, e dall’altro la mitigazione dei conflitti ed una coesistenza pacifica con le attività umane.
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