21 Dic 2021

Al via Life Seedforce: banche dei semi per salvare le piante autoctone italiane dall’estinzione

Scritto da: Redazione

L'Italia è una delle culle della biodiversità europea. Nel nostro paese ci sono decine di specie vegetali pregiate ma in grave pericolo, prevalentemente a causa dell'attività antropica. Il progetto comunitario Life Seedforce mira proprio a creare sinergie per intervenire concretamente in difesa di queste specie.

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L’Italia ospita un numero elevato di piante di interesse comunitario: sono infatti ben 104 le specie vegetali incluse nella Direttiva Habitat – Direttiva n. 92/43/CEE emanata il 21 maggio 1992 dalla Commissione Europea per promuovere il mantenimento della biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali nel territorio europeo –, molte delle quali esclusive delle nostre regioni.

Secondo l’ultimo report sullo stato di attuazione della Direttiva, 58 di queste specie sono in cattivo stato di conservazione, come ad esempio nell’Arco Alpino la testa di drago, la genziana ligure e la sassifraga del monte Tombea, nel Mediterraneo la Primula di capo Palinuro, la bocca di leone di Linosa, il ginestrone delle Isole Eolie, la felce gigante della Sicilia e il Ribes della Sardegna si trovano in condizioni sfavorevoli e il trend in atto indica un chiaro peggioramento della situazione in futuro.

Per rispondere a questa emergenza è nato Life Seedforce – Using SEED banks to restore and reinFORCE the endangered native plants of Italy (LIFE20 NAT/IT/001468), un progetto finanziato dalla Commissione europea attraverso il programma LIFE, con un budget totale di 7,790,685 Euro, che mira a recuperare e rafforzare le popolazioni di piante autoctone italiane in via d’estinzione grazie alle banche dei semi.

Il progetto, che è formalmente iniziato il primo ottobre e che durerà fino alla fine del 2026, sarà implementato in 10 regioni italiane (Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Veneto), in Francia (Provence-Alpes-Côte d’ Azur), Malta e Slovenia.

life seedforce 1

Il ricco partenariato è guidato al MUSE – Museo delle scienze di Trento, che è capofila, e coinvolge il Dipartimento di Biologia Ambientale – Sapienza Università di Roma, il Conservatoire botanique national méditerranéen de Porquerolles, il Parco Monte Barro, Legambiente ONLUS, l’Ente Parco Nazionale della Maiella, l’Università di Ljubljana, Biotechnical faculty- Botanic garden, l’Università di Malta, l’Università degli Studi di Cagliari, l’Università degli Studi di Catania, l’Università degli Studi di Genova, l’Università degli Studi di Palermo, il Centro di Ateneo Orto Botanico dell’Università di Padova, l’Università degli Studi della Tuscia – Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche e l’Università di Udine. Il progetto è inoltre cofinanziato dal Ministero dell’Ambiente, Cambiamenti climatici e Pianificazione (MECP) e dalla Rete Italiana Banche del germoplasma per la conservazione ex situ della flora spontanea italiana.

Nello specifico, Life Seedforce migliorerà significativamente lo stato di conservazione di 29 specie di piante di interesse comunitario con stato di conservazione sfavorevole, intervenendo concretamente in 76 aree SIC/ZSC incentrate nelle 3 regioni biogeografiche italiane (alpina, mediterranea e continentale) e le regioni confinanti in Francia, Slovenia e Malta. Ben 17 di queste 29 specie sono endemiche in Italia e 10 sono specie prioritarie, ossia specie nei confronti delle quali l’Unione europea ha una particolare responsabilità a causa della loro area di distribuzione, così definite per favorire la rapida attuazione di misure volte a garantirne la conservazione.

«Per la prima volta c’è un progetto che fa sistema a livello nazionale per salvare le piante a maggior rischio di estinzione», spiega Costantino Bonomi, Conservatore di Botanica del MUSE e coordinatore del progetto. «Una vera e propria rescue operation in grande stile, compiuta su 29 specie, di cui 28 in Italia, particolarmente rare e minacciate, presenti in 76 hot-spot di biodiversità, di cui 59 nel nostro Paese, dalle Alpi alle isole maggiori passando per la pianura padana e l’Appennino».

«Grazie a un approccio integrato – prosegue Bonomi –, verranno rimosse o mitigate le minacce che gravano su 139 siti di intervento, di cui ben 107 in Italia, dove verranno trasferiti oltre 25.000 individui di queste specie rare, di cui 20.000 in Italia, propagate massivamente in serra e in laboratorio per spezzare le catene dell’isolamento che oggi le condannano all’estinzione». Piante rare, ma per tutti: il progetto Life Seedforce si avvicinerà infatti al mercato e metterà in vendita il surplus di produzione per favorire ancora di più la diffusione di queste specie nelle nostre case e nelle nostre città.

Il rischio di estinzione per queste specie, a parte i fattori intrinseci come la scarsità numerica degli individui delle popolazioni e l’isolamento, è causato dalle modifiche dell’habitat prodotte dall’uomo, tra le quali l’abbandono delle pratiche agricole e territoriali tradizionali – come la cessazione della ceduazione e della fienagione negli habitat selvatici e il pascolo eccessivo –, l’invasione di specie aliene e il calpestio causato da attività ricreative ad alto impatto e dal turismo.

Per questo Life Seedforce, attraverso un approccio integrato ex situ/in situ, contribuirà realmente a mitigare o eliminare queste minacce, migliorando la qualità dell’habitat e rafforzando le popolazioni target in 76 siti (SIC/ZSC) selezionati dove queste 29 specie crescono ancora o si sono estinte di recente. Le attività previste riguardano il controllo della rivegetazione (rimozione di arbusti e alberi, taglio dell’erba), la protezione dal pascolo eccessivo e dal calpestio con recinzioni pertinenti, l’eradicazione sostenibile delle specie aliene invasive.

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Per le minacce intrinseche legate a popolazioni piccole e frammentate, Life Seedforce aumenterà le dimensioni della popolazione con un mix di genotipi accuratamente selezionato che imiterà il flusso genico naturale, eliminando l’isolamento delle piante e curando la frammentazione degli habitat.

Gli obiettivi saranno raggiunti grazie alle competenze e alla collaborazione di tutti i partner impegnati nel migliorare la qualità dell’habitat nei 76 SIC/ZSC che coprono complessivamente 450.250 ettari, assicurando che ogni sito possa sostenere una popolazione vitale delle specie bersaglio; raccogliere il germoplasma dei fiori e delle piante target, senza intaccare il potenziale riproduttivo naturale delle specie per elaborarlo e conservarlo a lungo termine; propagare queste specie, producendo un totale di non meno di 50.000 individui, utilizzando tutte le strutture del partenariato compresi i laboratori di germinazione dei semi e i vivai.

Saranno reintrodotte e rinforzate 139 popolazioni delle 29 specie target in 76 siti della rete Natura2000, che verranno monitorati costantemente in collaborazione con le autorità di gestione per ottenere risultati ottimali e contribuire a fornire al Paese uno strumento efficace per adempiere all’obbligo contrattuale e alle carenze relative alla procedura d’infrazione (2015/2163).

«Il progetto non riguarderà solo gli stakeholder e gli addetti ai lavori – ha dichiarato Stefano Raimondi, Coordinatore Aree Protette e Biodiversità di Legambiente – perché, in tutto il periodo stabilito, verranno realizzate campagne di informazione e sensibilizzazione che coinvolgeranno i cittadini e il pubblico di ogni genere ed età».

«Attraverso mostre itineranti e materiali stampati ad hoc saranno valorizzati i temi della conservazione delle piante e della biodiversità, mettendo in evidenza il valore di quel patrimonio unico costituito dalle specie endemiche e rare, attraverso l’uso di strumenti digitali come siti web e social media e attività di ufficio stampa mentre altre importanti azioni riguarderanno i più giovani e le scuole», ha concluso Raimondi.

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