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Continua la nostra indagine sul Covid 19. Qui trovate tutti gli articoli che abbiamo pubblicato su questo tema. In uno di essi, vi avevamo presentato la Commissione Medico-Scientifica Indipendente, ente composto da migliaia di medici e scienziati che cercano di far luce su quanto sta avvenendo e che chiede da tempo – inascoltata – un confronto con il Governo per poter comprendere o confutare alcune scelte e alcune affermazioni.
Sembra quasi scontato dirlo, ma mettere in dubbio, con l’onere della prova, verità date per certe e incontestabili, non è un atteggiamento antiscientifico, bensì un processo alla base di ogni evoluzione umana.
In questo ambito, lo scorso 22 dicembre si è svolta, a Milano e in diretta streaming, la conferenza dal titolo ‘Dal Green Pass alle vaccinazioni pediatriche: i dati scientifici che impongono strategie diverse’.
Gli interventi hanno suscitato quesiti importanti che approfondiremo con articoli specifici e che sollevano dubbi non poco insidiosi. Di seguito, invece, vi riportiamo brevemente quanto emerso.
Anomalo aumento della mortalità totale nel 2021
Secondo le analisi compiute partendo dai dati di EuroMoMo, network europeo di sorveglianza, che pubblica un bollettino sulla mortalità in 32 paesi europei compreso Israele, la mortalità totale del 2021 – da gennaio a ottobre – è maggiore di quella del 2020, aumento che diventa evidente a partire dalla 20esima settimana nella classe di età 15-44 anni.
«Se da una parte la vaccinazione universale ha ridotto la mortalità da Covid-19, la mortalità totale (per qualunque causa) mostra un aumento fino al mese di ottobre, rispetto al 2020, e ancor più rispetto al quinquennio precedente, in diverse fasce d’età. Nel valutare l’opportunità di una decisione sanitaria o l’efficacia di un trattamento, è fondamentale fare riferimento anche alla mortalità totale, poiché si tratta di un parametro molto meno soggetto a errori di codifica e a manipolazioni rispetto a una mortalità causa-specifica (per esempio per Covid-19), e consente di rilevare l’utilità di una determinata strategia nel prevenire l’evento che più di tutti cerchiamo di evitare, cioè il decesso, qualunque ne sia il motivo» dichiara il dott. Alberto Donzelli, medico e membro della CMSi, già dirigente di Sanità Pubblica, Presidente della Fondazione Allineare Sanità e Salute. Lo stesso Professore riporta lo studio di S. Patanzatos, ricercatore della Columbia University, e di S. Seligmann, scienziato israeliano, che hanno trovato corrispondenze tra gli aumenti settimanali totali di percentuali di vaccinazioni e i dati settimanali di mortalità totale per sei classi di età per le prime 42 settimane del 2021 (Pantazatos S, Seligmann H, 2021).
In Italia (dati ISTAT al 30 settembre 2021 per 7.903 comuni) nella fascia 15-39 anni, pur in presenza di una decennale decrescita, la mortalità del 2021 eccede quella del 2020. Nella classe 30-39 anni l’eccesso inizia a partire da aprile/maggio 2021 e persiste fino a settembre. «Un’associazione con le campagne vaccinali non significa che vi sia relazione causale, commenta il dott. Donzelli, però è tra le ipotesi da andare a controllare, e quindi vogliamo discuterne e vogliamo un confronto scientifico anche su questi aspetti».
Andamenti della mortalità totale non coerenti con la mortalità da Covid-19 erano già stati riscontrati in studi clinici controllati randomizzati che hanno condotto alla autorizzazione al commercio di questi vaccini: nella sintesi dello studio clinico di Pfizer che ha portato all’autorizzazione di Comirnaty, riportato nel documento “Summary Basis for Regulatory Action”, si dichiara che a sei mesi dall’inizio della sperimentazione, i morti erano stati 21 tra i vaccinati e 17 tra quelli del gruppo placebo (pag 23).
Vaccini anti-Sars-CoV-2 e (labile) prevenzione dell’infezione
Studi compiuti in Qatar e in Svezia sembrano suggerire un andamento preciso dopo qualche mese dalla vaccinazione (6 e 9 rispettivamente): non solo la protezione dall’infezione dovuta al vaccino sembra scemare rapidamente, ma addirittura sembra invertirsi (vi sarebbe una maggior tendenza a infettarsi dei vaccinati). I dati governativi UK delle ultime settimane ne danno conferma, mostrando più casi di infezioni da Sars-Cov-2 tra le persone vaccinate rispetto a quelle non vaccinate in molte classi di età. Tali numeri sono già relativizzati per 100.000 abitanti, evitando l’effetto paradosso dovuto al maggior numero di vaccinati a livello di popolazione.
Inizialmente, dalla 36° settimana, questo fenomeno si è manifestato in alcune classi di età, per poi via via estendersi anche ad altre, passando dai +766 casi considerando le fasce di età fra 40 e 79 anni, fino a giungere a +3284 casi/100.000 nei vaccinati alla settimana 44 (fasce di età da 30 a oltre 80 anni), per poi attenuarsi in parte, verosimilmente per la diffusione delle terze dosi. Il sospetto è che, dopo alcuni mesi dal completamento della vaccinazione si verifichi persino un’inversione dell’effetto protettivo iniziale, come si fosse in presenza di un danno al sistema immunitario.
«La farmacovigilanza passiva svolta da AIFA è assolutamente inefficace nel quantificare i rischi associati alla vaccinazione, alla luce del confronto con farmacovigilanza attiva v-safe americana, che mostra un numero di segnalazioni oltre 580 volte superiore a quelle riportate da AIFA» ha sottolineato Vanni Frajese, membro del CMSi, medico endocrinologo, professore associato all’Università di Roma Foro Italico.
Secondo la Commissione la spinta a vaccinare tutti è stata finora giustificata per tutelare la salute della comunità, ma adesso è arrivato il momento di mettere in discussione queste strategie per considerarne delle altre.
Vaccinazioni pediatriche e rischi relativi di infezione per la comunità
«Il documento del CDC USA pubblicato il 13 dicembre, che raccoglie i dati sia del sistema V-safe (sorveglianza attiva) che del sistema Vaers (sorveglianza passiva) – spiega il Prof. Vanni Frajese – mostra che il 10% dei bambini dopo la 1a dose e il il 15% dopo la 2a ha riportato un impatto sanitario: incapacità di svolgere le normali attività quotidiane, di frequentare la scuola, e nell’1% dei vaccinati, ha richiesto un intervento medico. Secondo il documento sono “pochi”, ma a me sembra una percentuale molto importante». Tra gli eventi avversi indicati vi è anche l’aumento della troponina, indice di un danno miocardico. «Quando questo avviene, aggiunge Frajese, ha conseguenze permanenti; la miocardite, per esempio, si può curare, ma lascia degli esiti». A questi si aggiungono altri eventi segnalati come associati: encefalomieliti acute e disseminate, infarto miocardico, trombosi del seno venoso cerebrale, coagulazione intravascolare disseminata, encefalite, mielite, sindrome di Guillain-Barrè, trombocitopenia immunitaria, sindrome infiammatoria multisistemica (talora già segnalata come legata alla Covid pediatrica), narcolessia, embolia polmonare, convulsioni.
Tamponi come strategia per assicurare una minima trasmissione
Tra le strategie che sembrano più adeguate a mettere sotto controllo la diffusione del virus, vi è il ricorso ottimale ai tamponi. «È assolutamente razionale – interviene il prof. Marco Cosentino, membro del CMSi e Ordinario di Farmacologia all’Università dell’Insubria di Varese – proporre, ad esempio su alcuni luoghi di lavoro, test antigenici, che, se ripetuti, hanno una probabilità altissima di identificare i soggetti in grado di trasmettere virus infettanti».
I componenti della Commissione hanno sottolineato più volte che si attengono al metodo scientifico e alla medicina basata sulle prove e non intendono rinunciare a discutere nel merito di questi specifici vaccini e delle strategie vaccinali finora adottate, come si considera normale poter fare con qualsiasi altro farmaco. Da mesi, infatti, propongono un confronto diretto con colleghi medici e con i decisori in sanità pubblica, restando aperti a recepire correttivi e critiche basati su prove più valide. Propongono di trovare al più presto delle soluzioni condivise alle strategie di contrasto alla pandemia e nel frattempo, in assenza di prove scientifiche convincenti di segno contrario, attuare una moratoria:
– della vaccinazione dei bambini di 0-11 anni;
– della spinta a vaccinare ragazzi e giovani non ancora vaccinati;
– di obblighi nei confronti delle categorie coinvolte dall’ultimo DL (per non parlare di obblighi generalizzati);
– con disponibilità a ridiscutere il razionale degli obblighi rivolti ai sanitari; o di quello che di fatto impone la vaccinazione anche ai guariti e dei fondamenti scientifici di molte delle norme sul Green Pass.
Si chiede inoltre:
– di riesaminare le garanzie rispetto alla trasmissione di tamponi antigenici (garanzie maggiori, per varie frequenze d’uso) rispetto a cicli vaccinali e a GP anche di durata inferiore all’attuale;
– di aprire anche ad altre strategie di contrasto alla Covid-19, non puntando solo sui vaccini, ma anche su prevenzione primaria ambientale; stili di vita salutari; terapie sicure, sostenibili, di efficacia documentata, e abbandono di cure iatrogene.
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