Una comunità solidale che ridà speranza attraverso le buone pratiche. Utopia? Sì!
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Perugia, Umbria - Come nasce un’utopia? Prende origine da “u-topos”, il non luogo, e designa sogni e progetti difficili da realizzare… ma non per tutti! Nel 1999, alle soglie del XX secolo – da cui trae il nome Utopia 2000 – a Sezze (LT) viene fondata una Società Cooperativa Sociale ispirata da un’esperienza di lavoro integrato e dall’esigenza di creare nuove forme di occupazione sul territorio. Sono tanti i modi e le ragioni per cui nascono le utopie: questo è quello di Utopia 2000.
“Le basi della Cooperativa si poggiano sulla necessità e sull’urgenza di dare risposte concrete e tempestive alle situazioni di difficoltà, trasmettendo al contempo un chiaro messaggio educativo” si legge nella Carta dei Servizi di Utopia 2000.
«Negli anni abbiamo ampliato e differenziato le nostre attività in funzione del contesto e delle principali esigenze socio-culturali», mi spiega Massimiliano Porcelli, presidente della cooperativa. «Le attuali aree di intervento hanno come principali destinatari i minori e i nuclei di mamme con bambino in situazioni di difficoltà, ma gestiamo anche asili nido, un agriturismo, servizi integrativi per famiglie, strutture semi-residenziali, attività per il reinserimento socio-lavorativo, un centro anziani e tanto altro».
Ma andiamo per ordine, per non correre il rischio di perderci tra i molteplici progetti di questa meravigliosa e realistica Utopia. La Cooperativa infatti ha la capacità e la struttura per fornire numerosi servizi, dalla tutela e il reinserimento in società delle categorie svantaggiate, alla cura degli animali, l’accoglienza turistica, la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale e dell’ambiente.
«Attualmente i servizi attivi sono quattro», mi spiega Ylenia Fiorentini, coordinatrice delle Comunità. «Una comunità genitore con bambino chiamata Nemo e Dori e ubicata a Galdo Catteneo (PG), dove vengono accolti nuclei di mamme con bambino reduci da situazioni difficili di marginalità e violenza».
Poi ci sono l’asilo nido il Bruco Verde a Cori (LT); il Gruppo-Appartamento per minori Zavor a Rocca Gorga (LT), dove vengono accolti minori provenienti da un forte disagio socio-culturale; la casa alloggio per anziani e una comunità per donne in difficoltà, la Mongolfiera, a Ventotene (LT). «Il nome di quest’ultima deriva da una festa tradizionale in cui la mongolfiera porta i sogni alla Santa Candida patrono dell’isola», mi spiega la dottoressa Irene Zara, responsabile dei servizi.
Legata alla Cooperativa c’è anche la polisportiva Pacifici e De Magistris. Il quadro si competa nel 2015 con la creazione dell’agriturismo sociale Le Grazie nei pressi di Bevagna (PG): “Al fine di fornire opportunità professionali agli ospiti della casa famiglia ci è apparsa evidente l’esigenza di creare un ponte, una continuità tra i progetti educativi che interessano lo spazio specifico della comunità, e la possibilità per le loro ospiti di cimentarsi in un vero e proprio percorso di formazione e lavoro”, si legge nella carta dei servizi.
Con la nascita dell’agriturismo si riescono a integrare percorsi di integrazione sociale e culturale e progetti di reinserimento lavorativo che richiedono competenze specifiche, con progetti di agricoltura sociale e di turismo sostenibile.
Inoltre, è alle Grazie che ha sede l’ufficio amministrativo della Cooperativa. Il reinserimento socio-lavorativo di alcune delle donne ospitate nella comunità avviene soprattutto nell’agriturismo sociale, tra ettari di uliveto, un orto biologico, decine di polli, galline, tacchini, cani, gatti e conigli e turisti incantati dalla meraviglia del luogo e dalla qualità dell’accoglienza: «La riabilitazione in società passa attraverso la dignità. E noi cerchiamo di reinserire le donne nel mondo del lavoro offrendo loro uno stipendio e soprattutto uno spazio di libertà e autonomia», mi spiega Massimiliano.
«La nostra idea acquisisce valore proprio perché prevede il coinvolgimento attivo della nostra utenza seguita dall’equipe educativa che, in relazione con i servizi invianti, valuta chi può essere inserito in certi progetti tenendo in considerazione le caratteristiche individuali di ognuno individuando le specifiche funzioni che a ciascuno si addicono».
In questa Utopia molto concreta ogni singolo operatore, utente, membro attivo o semplice conoscitore della cooperativa porta acqua a un mulino che alimenta un progetto più grande fatto di reinserimento socio-professionale, agricoltura sociale, turismo sostenibile, educazione e tutela ambientale, ma anche e soprattutto di una comunità in cui ogni membro si sostiene a vicenda e contribuisce a realizzare il sogno in continua espansione di Utopia 2000.
Ci sono vite da romanzo e romanzi che si trasformano in vita; ci sono sogni che si trasformano in realtà e realtà che assumono il contorno dei sogni e l’avventura di Massimiliano Porcelli e di tutto il gruppo della cooperativa Utopia 2000 lo dimostrano!
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