Ecco il Community Coin, la moneta locale che dà valore alle azioni virtuose
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Torino - Sei di Torino o ti trovi a vivere nella città sabauda ? Hai fame e vorresti mangiare qualcosa, ma non hai soldi e soprattutto non hai voglia di spenderli in un ristorante caro, che magari spreca cibo e sfrutta i lavoratori avendo come unico scopo quello di aumentare i propri guadagni? Ti risulterebbe indigesto un pasto a base di sfruttamento, spreco, grandi marchi e cibo spazzatura? Non preoccuparti, a San Salvario, noto quartiere di Torino, c’è un locale che fa al caso tuo, anzi, c’è un intero progetto: il Community Coin.
Di cosa si tratta
Il progetto nasce in seno all’Impresa sociale Exara, che si occupa di reinserimento sociale e professionale. «Siamo un’agenzia per il lavoro no profit e lavoriamo all’interno del sistema istituzionale per cercare di avvicinare la domanda e l’offerta di lavoro in modo sostenibile. Il nostro scopo è quello di contribuire a risolvere problemi sociali, povertà, esclusione e altre difficoltà ad accedere a tutta una serie di possibilità offerte dalla società», ci spiega Angelo Perez uno dei fondatori.
Exar lavora sulle potenziali digitali delle persone: «Ci sono dei sistemi che consentono di riconoscere e convertire in potenziali digitali le competenze maturate nella vita di una persona. Possono cioè diventare delle credenziali digitali valutabili e scambiabili».
Così, alla mente dei giovani di Exara, fortemente connessa con il cuore, viene in mente di pesare gli scambi sociali ed economici delle persone e di rappresentarli attraverso un oggetto digitale che può essere scambiato al fine di agevolare gli scambi stessi: «Si genera così una molteplicità di interazione tra diversi attori sociali – cittadini svantaggiati e non, ma anche imprese – i quali possono scambiare beni e servizi attraverso un oggetto digitale come il Community Coin, che può fungere da moneta di comunità con caratteristiche prettamente sociali».
Come funziona e a chi è rivolto il Community Coin
La Community Coin è una moneta digitale ad alto valore sociale, uno strumento che attribuisce un valore economico ad azioni socialmente utili e virtuose, compiute grazie ai soggetti della Community. In particolare coloro che sono coinvolti in un tale circuito di innovazione digitale e solidarietà sociale sono persone in stato di bisogno, enti che agiscono sul territorio e imprese del terzo settore.
Queste tre categorie possono accedere a una piattaforma digitale che regola i rapporti di scambio tra beni e servizi mediati attraverso il Community Coin. «Abbiamo assegnato un valore alla moneta, così che siano più facili da regolare gli scambi. Naturalmente il Coin non è traducibile in valuta corrente né è scambiabile; è un circuito volontario di tipo non finanziario, ma che ha una sua valenza economica sulla vita dei soggetti coinvolti», spiega Luca, un altro responsabile di Exar.
Dal food reborn alla solidarietà alimentare
La Casa del Quartiere, un ente molto attivo situato a San Salvario, è il primo Community Place con cui Exara collabora per sperimentare il circuito del Community Coin e verificarne gli aspetti virtuosi e le eventuali criticità. «Con la Casa del Quartiere, affiancata da un team di progettisti di Exara, stiamo lavorando per vedere tradotto in pratica il circuito del Community Coin applicandolo alla filiera alimentare».
La sperimentazione è stata avviata proprio in piena pandemia, per dimostrare quanto sia possibile fare azioni virtuose anche in momenti particolarmente critici. Così nasce l’iniziativa food reborn: «Si tratta di raccogliere le eccedenze alimentari per riutilizzarle in modi virtuosi e sostenibili a vantaggio della solidarietà alimentare e sociale».
La prima fase della sperimentazione è stata avviata a luglio, quando un furgone carico di eccedenze alimentari è arrivato alla Casa del Quartiere, che le ha utilizzate come materie prime per il menù del proprio ristorante. «La merce arrivata è stata subito pesata, così da poterle attribuire un valore economico. Poi è stata trasformata dai cuochi della Torre di babele, il ristorante della Casa del Quartiere, in cibo. Il valore economico delle materie trasformate è stato tradotto in termini di Community Coin gestiti dalla Casa del Quartiere che li ha redistribuiti tra famiglie bisognose e in difficoltà».
Un po’ di numeri
Nei primi mesi di sperimentazione sono stati recuperati oltre 600 chili tra frutta e verdura, che sono stati trasformati in beni di consumo e hanno generato 550 Community Coin. «Attualmente siamo nella seconda fase del progetto. La moneta è gestita dalla Casa del Quartiere che sta individuando una decina di famiglie che saranno beneficiarie e potranno spendere il Coin al ristorante. Lo scambio avviene sulla piattaforma digitale che permette di attivare il circuito del Community Coin. Lì gli attori che popolano la piattaforma possono scambiarsi beni e servizi e ricevere il Coin».
Un circuito virtuoso si solidarietà, innovazione economica e sostenibilità sociale e ambientale
Ma le ambizioni del progetto non si fermano: «Stiamo studiando come la moneta possa diventare una valuta di scambio tra esercenti diversi che desiderano scambiarsi beni e servizi facendo circolare il Community Coin secondo il modello delle monete complementari ovvero parallelo a quello dell’euro. Ciò, anche per sopperire alla mancanza di liquidità di cui spesso soffrono le piccole imprese, fungendo quindi da leva che supporta la rinascita economica e la solidarietà sociale».
Il progetto ha una natura molto specifica e per implementarlo servono energie e risorse ad hoc. Tanti sono gli attori coinvolti nell’organizzazione e nella gestione, numerosi i settori chiamati in causa e le persone destinatarie. Ma tutti sono parte di un circuito virtuoso al gusto di solidarietà sociale, sostenibilità alimentare, economia circolare, innovazione tecnologica e protagonismo di enti e soggetti riuniti alla tavola imbandita del Community Coin!
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