La comunità recupera un antico bivacco per difendere il Cadore da turismo di massa e spopolamento
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Belluno, Veneto - Nell’estremità settentrionale del Veneto, tra le Dolomiti patrimonio Unesco, si trova il Cadore, una terra dalla storia millenaria, come prova il ritrovamento dell’uomo di Mondeval, risalente a circa 8000 anni fa, e dotata di una bellezza quasi incontaminata. Una storia legata alla Repubblica di Venezia, ma anche al mercato del legname e all’industria dell’occhialeria.
Tempi lontani che oggi lasciano spazio alle difficoltà date dallo spopolamento progressivo e dalla mancata promozione turistica. Tentativi di invertire la rotta provengono dal basso e sono portati avanti da piccoli gruppi, spesso legati al volontariato. Tali iniziative, visti i contesti che le propongono, sono lontane dall’ottica del turismo di massa e cercano di valorizzare il patrimonio locale, sconosciuto ai più, permettendo lo sviluppo di nicchie legate al turismo sostenibile.
In questo ambito si inserisce il Club Alpino Italiano sezione di Vigo di Cadore, una piccolissima realtà nell’ambito del mondo CAI. A differenza delle grandi sezioni sparse in tutta Italia, qui la “promozione della montagna in tutte le sue forme” viene declinata principalmente nel continuo lavoro di cura del territorio.
Un gruppo di abitanti del paese da alcuni anni ha infatti deciso di dedicare parte del proprio tempo libero alla manutenzione dell’antica rete sentieristica che permette a tutti gli escursionisti di visitare boschi, montagne e pascoli millenari, dove l’antropizzazione è rimasta a livelli minimali e la natura fa da padrona.
Una delle poche eccezioni in questo territorio mai modificato dall’uomo è il Monte Tudaio. La sua posizione, che domina a 360 gradi le valli sottostanti di centro Cadore, Comelico e Auronzo, fu ritenuta strategica dall’esercito italiano all’inizio del XX secolo per poter controllare eventuali invasioni nemiche da nord.
Venne così costruito un forte sulla sommità del monte, circondato da una vera e propria cittadella e raggiungibile a piedi lungo una mulattiera a tornanti lunga più di 8 chilometri. Oltre un secolo dopo, la natura si è riappropriata del monte, ma i ruderi del Forte, fatto brillare dagli austriaci dopo la ritirata di Caporetto, danno vita a un vero museo a cielo aperto a oltre 2000 metri di quota.
La volontà di far conoscere questo sito poco conosciuto, sperando di poterne fermare il progressivo degrado, ha spinto i volontari della sezione CAI a uno sforzo ulteriore: il tentativo di ristrutturare una delle casermette più piccole e meglio conservate della struttura per ricavarne un bivacco alpino, da lasciare sempre aperto e utilizzabile da chiunque volesse visitare il Monte.
La scelta è caduta sulla casermetta “ex Corpo di Guardia”, situata all’ingresso del Forte, un blocco rettangolare di circa 30 metri quadri in pietra squadrata, con finestre rivolte a sud verso la valle del Centro Cadore. La struttura non aveva più il tetto ed era ricoperta da terreno e pini mughi.
Dopo alcuni anni di progetti e autorizzazioni, compreso il parere positivo della soprintendenza ai beni culturali competente, e di ricerca di fondi per finanziare i lavori, a fine settembre 2021 è stato aperto uno dei cantieri più scenografici mai visti sulle Alpi.
I volontari della sezione hanno ripulito completamente la struttura e rimosso il terreno e la vegetazione che l’avevano ricoperta. I lavori effettuati nel mese di ottobre 2021 hanno consentito, prima dell’arrivo della neve, di ricostruire i cordoli in cemento armato come da struttura originale e posare il nuovo tetto. Nella primavera del 2022, appena la neve si scioglierà, si continuerà con il restauro dei muri, il rifacimento degli intonaci interni e la sistemazione delle adiacenze, con l’obiettivo di avere il bivacco finito ed utilizzabile entro l’autunno.
I finanziamenti principali ai lavori sono stati erogati dall’Unione Montana Centro Cadore e dal fondo pro-rifugi del CAI centrale. Per la parte restante, a carico della Sezione CAI Vigo di Cadore, stanno partecipando alcuni privati con donazioni. È inoltre aperta una raccolta fondi per sostenere il proseguimento dei lavori al seguente indirizzo internet.
L’obiettivo dei volontari al lavoro per questo progetto è quello di far conoscere un sito storico e paesaggistico di altissimo livello, nel cuore delle Dolomiti, mantenendone la sua natura selvaggia, lontana dagli odierni alberghi a 5 stelle di alta quota o dal trend dei picchi raggiungibili senza camminare. Un’ottica di turismo sostenibile con il desiderio di condividere un patrimonio inestimabile, ma anche di offrire un’esperienza unica, raggiungendo la montagna a piedi e lasciandosi cullare dal suo suono, lontani dalle comodità moderne.
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