12 Nov 2021

Tessuto riutilizzabile: economia circolare e comunicazione consapevole per un futuro migliore

Scritto da: Redazione

Gli effetti di una cultura anti-ecologica incentrata sul concetto di usa e getta, diventato quasi un dogma in tempi di pandemia, sono devastanti. Per fortuna sono sempre di più le proposte alternative a questo modello, come quella dell'impiego di tessuto riutilizzabile nel settore della ristorazione. Ecco un'analisi che conferma come, anche in questo ambito, gli oggetti monouso siano dannosi per l'ambiente e per il portafogli.

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Il 91% dei materiali è avviato al recupero, resiste a 75 cicli di lavaggio, impatta sull’effetto serra il 48% in meno del monouso. Sono questi i numeri del tessuto riutilizzabile per la ristorazione ottenuti dalle analisi comparative di LCA, Life Cycle Assessment, ed LCC, Life Cycle Costing, le metodologie che rilevano rispettivamente gli impatti ambientali ed economici nelle varie fasi di vita del prodotto, dalla “culla alla tomba”, tenendo conto del ruolo delle lavanderie industriali.

I dati sono stati presentati ad Ecomondo Rimini, la fiera divenuta punto di riferimento per nuovi modelli di economia, durante la conferenza stampa di EBLI, Ente Bilaterale Lavanderie Industriali. «Il lavoro dell’Ente Bilaterale si colloca a pieno nel rispetto del PNRR, in particolar modo nella parte ambientale relativa alla riduzione delle emissioni e dei rifiuti, incentivando oltre che l’economia circolare anche l’economia legata al “riutilizzo” per più cicli di un prodotto, superando così la logica del monouso», ha detto Giuseppe Ferrante, presidente EBLI.

tessuto riutilizzabile 1

«Il PNRR prevede, proprio sul tessile, il primo modello di studio di HUB circolare per recuperare gli scarti tessili. Il ciclo di vita presentato da EBLI centra il modello descritto dal Piano: il tessile in uscita dalle lavanderie industriali è riutilizzato in settori diversi sotto forma di stracci o di altri prodotti. Questo asset dunque, si prefigge lo scopo di perseguire un duplice percorso verso una piena so­stenibilità ambientale: da un lato si propone di migliorare la gestione dei rifiuti con modelli di economia circolare e dall’altro realizzare progetti innovativi per la filiera del tessile che riveste il vero e proprio core dell’economia circolare. Attraverso un investimento nel riutilizzabile si contribuisce alla cre­scita del PIL nazionale e all’occupazione lasciando in Italia un importante valore economico che altrimenti sarebbe in­dirizzato verso l’estero dove si produce il monouso», ha concluso il presidente.

Nella fase di smaltimento, il monouso finisce per il 55% in discarica e per il 45% nell’inceneritore, mentre a seguito dei 75 cicli di lavaggi industriali, del tovagliato in tessuto solo l’8% va in discarica e un 1% è destinato all’incenerimento, il resto viene avviato a riciclo. Sebbene la produzione di tessuto potrebbe far pensare a un maggior utilizzo di acqua, soprattutto nella fase di produzione del cotone, dal LCA risulta che dopo 57 lavaggi si ha un punto di pareggio, con il 18% in meno di consumi dopo 75 cicli di lavanderia. Rispetto al monouso, il tessuto produce il 59% in meno di eutrofizzazione e 61% in meno di acidificazione.

tessuto riutilizzabile 3

«La valutazione degli impatti ambientali ed economici del tovagliato riutilizzabile e quello in carta nel settore della ristorazione derivano dall’utilizzo della metodologia dell’analisi del ciclo di vita (LCA) che, a partire da alcune assunzioni di base, permette di confrontare in modo affidabile due modi alternativi di soddisfare uno stesso servizio», ha spiegato Roberto Cariani, socio fondatore e project manager di Ambiente Italia.

«A fronte di un risultato che dal punto di vista ambientale mostra i benefici del tovagliato riutilizzabile, è interessante il confronto economico. Non ci si è limitati a calcolare il costo diretto delle due soluzioni, ma sono stati valutati anche i costi ambientali nel ciclo di vita, considerando gli oneri maggiori che sosterrebbe la collettività per il monouso, sulla base della valorizzazione economica delle emissioni di gas serra».

Lo studio ipotizza due scenari di conversione al tovagliato riutilizzabile in cui si nota che nello scenario minimo si arriverebbe al 12% in meno di CO2 equivalente, mentre nello scenario massimo a un 20% in meno. Questo si traduce in un risparmio economico rispettivamente di 39 milioni di euro nello scenario minimo e di 71 milioni di euro in quello massimo e, in termini di costi che sostiene la collettività per riparare i danni ambientali, il 63% in meno.

Il costo del fine vita che ricade sulla società non è subito evidente: è il prezzo che noi tutti siamo tenuti a pagare nel medio o lungo periodo per porre rimedio agli effetti delle attività antropiche. In quest’ottica è stato calcolato che il costo della raccolta e dello smaltimento del tovagliato a fine vita è di circa 374 mila euro per il riutilizzabile a fronte dei quasi 28 milioni di euro del monouso.

tessuto riutilizzabile 2

EBLI ha affidato a Giornalisti Nell’Erba, progetto che fa educazione alla sostenibilità, la traduzione in infografica animata dello studio. Per rappresentare i numeri del tovagliato nel nostro paese in un anno, è stato calcolato che sono 117 milioni le tovaglie monouso utilizzate, quasi il doppio della popolazione italiana. I coprimacchia sono 369 milioni di pezzi, circa l’intera popolazione europea. I tovaglioli monouso prodotti in un anno sono più di 4 miliardi, come se dovessero essere distribuiti alla metà della popolazione mondiale, a fronte di 1,3 miliardi di quelli in tessuto.

«Parlare correttamente di tematiche ambientali con differenti interlocutori risulta spesso difficile a causa dei numerosi termini tecnici e dati necessari, cosa che potrebbe non porre chi ascolta in un atteggiamento di apertura. Ma capire gli effetti di scelte poco sostenibili è fondamentale», osserva Giorgia Burzachechi, vicedirettora di Giornalisti Nell’Erba. «Per questo il nostro progetto fa comunicazione ambientale in maniera seria ma non seriosa, comprensibile a tutti. Diffondiamo la cultura della sostenibilità, nella speranza di un futuro migliore per il nostro Pianeta e per chi lo abita”, conclude.

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