SUQ, il bazar dei popoli dove l’arte si intreccia con le culture del mondo
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Genova - “SUQ è una tenda sul mare dove si incontrano persone diverse che, sorpresa, si scoprono più uguali di quanto si pensasse. Per abbattere muri e costruire ponti”. Cecilia Strada
Arte, tradizioni, cucina, cultura, artigianato e testimonianze di paesi lontani. Questo e molto di più è SUQ Festival, una realtà che da vent’anni costruisce intorno all’idea di mercato – come suggerisce la parola stessa – una “piazza del dialogo”. Basta chiudere gli occhi e se ne riescono anche a vedere i colori caldi e a sentire i profumi di spezie: un palcoscenico al centro e tutt’intorno quattordici spazi di ristorazione dove assaggiare piatti insoliti, che si alternano a una quarantina di botteghe di artigianato, per un’immersione in un piccolo mondo fatto di incontro e di confronto.
LA STORIA
L’idea è nata nel 1999 da Carla Peiorolero e Valentina Arcuri, due donne che fino a quel momento avevano gravitato nella dimensione teatrale. «Durante quell’estate di ventidue anni fa – racconta Carla –, sotto input dell’assessorato alla cultura del Comune di Genova, che stava realizzando eventi intorno al tema del Mediterraneo, abbiamo voluto creare uno spazio in cui tutte le culture potessero sentirsi rappresentate». All’inizio a Piazza Banchi e in questi ultimi anni al Porto Antico, in piazza delle Feste.
Da allora il SUQ Festival è l’appuntamento immancabile di ogni estate genovese. All’interno della grande “tenda sul mare”, per dieci giorni si susseguono incontri, laboratori, concerti, workshop, performance, dibattiti e spettacoli rivolti a un pubblico che negli anni è diventato sempre più vasto.
«Volevamo usare i linguaggi artistici per creare “chance” di conoscenza e di incontro tra culture. E il SUQ Festival è stato considerato da molti un esperimento artistico e sociale di narrazione contemporanea, palcoscenico delle diversità e “teatro del mondo”», racconta Carla nel corso dell’intervista che potete vedere e ascoltare nel video che trovate qui sotto.
LA RETE E LA PARTECIPAZIONE DELLA CITTADINANZA
A Genova sono tantissime le realtà che si sono incontrate proprio al SUQ e hanno poi continuato a dialogare tra loro, portando avanti progetti collettivi. Oltre all’appuntamento estivo, SUQ è anche promotore di buone pratiche al di fuori del centro storico. A ottobre 2019, nella zona più ferita dal crollo del Ponte Morandi, è nato CertOSA Quartiere Condiviso, un progetto che per quasi due anni ha rafforzato il senso di appartenenza dei suoi abitanti, recuperando allo stesso tempo il rapporto con il centro città e rendendo Certosa la protagonista di quel cambiamento che la tragedia del Morandi ha fatto sentire ancora più urgente.
«Nonostante tutte le difficoltà legate alla situazione covid – sottolinea Carla – siamo riusciti a portare avanti un’iniziativa mirata a ricucire le relazioni in un quartiere periferico, ma con davvero tanta storia e continuiamo a mantenere dei forti legami con tutte le realtà coinvolte, anche a progetto concluso».
E proprio grazie a questa fitta rete è emerso il progetto PONTI- Nessun@ è un’isola, con iniziative a contrasto dell’isolamento digitale della popolazione over 70, come lo sportello digitale e i corsi dedicati alla costruzione di una cittadinanza digitale di tutte le età. «Ora stiamo portando nel centro storico tutta la nostra competenza nel patto di sussidiarietà Sestiere del Molo, con laboratori di educazione all’ambiente, intercultura, spettacoli ed eventi».
In questi anni di attività, per Genova il SUQ si è dimostrato un punto di riferimento culturale che non si limita a proporre spettacoli e attività culturali, ma ha sviluppato un coinvolgimento attivo di tutta la cittadinanza. Il SUQ Festival stesso ne è un esempio: lì il palcoscenico è “alto” 20 centimetri, proprio per aprire il teatro a più pubblici possibili e per permettere all’attore di entrare davvero in contatto con le persone che ha davanti, esplorando la loro voglia di conoscere.
«Il nostro sogno? Un SUQ permanente. Sarebbe un segnale importante per una città portuale come Genova, da sempre una città che guarda all’altro».
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