Il Mosaichaos e i suoi tasselli, simboli di rinascita di centinaia di persone
Un’opera collettiva che racconta storie individuali di rinascita e speranza che, insieme, formano una narrazione che parla di rinnovamento collettivo. Non a caso per rappresentarla è stato scelto un mosaico, le cui centinaia di tasselli sono non un mero insieme di pietre, ma un disegno nuovo, organico, vivo.

Il Mosaichaos delle Meraviglie promosso dalla Fondazione Nuova Specie è un’opera unica e originale, frutto di un vero e proprio laboratorio antropologico, dove centinaia di persone hanno rappresentato le loro storie di dolore e di rinascita, arricchendolo delle proprie specificità. La superficie pavimentale del Mosaichaos infatti è ricca di oggetti appartenenti alla storia delle persone che si sono avvicendate nella realizzazione dell’opera; oggetti che hanno sancito dei passaggi importanti nelle vite di ognuno e che sono carichi di un senso rituale.

Un percorso interessante, ad esempio, è quello relativo ai passaggi fatti da Giuseppina, una donna ammalata di cancro che nel Mosaichaos ha segnato le tappe della sua guarigione. La prima traccia di questo suo percorso è rappresentata dall’insieme di dieci piccoli rettangoli colorati, provenienti da materiale utilizzato per l’arredamento della sua casa, inseriti nelle radici, che simboleggiano le lettere del suo nome, e da un tassello più grande quadrato inserito da suo padre, che accompagnava sua figlia di ritorno dal primo ricovero in ospedale.
Il secondo ex-voto è stato inserito da Giuseppina di ritorno dal suo ultimo ricovero ed è quello di due sassi da lei decorati con due raffigurazioni di un albero ingabbiato e di un albero liberato in forma umana con un camice medico. Entrambi sono inseriti nella chioma del baobab.
La terza e ultima fase del suo passaggio al Mosaichaos è stata la creazione e l’inserimento di fiori, foglie e frutti del baobab, da lei realizzati nella fase conclusiva della sua malattia, che le ha fatto riscoprire la sua parte creativa e la sua passione per la ceramica a lungo messa a tacere.
La sua testimonianza – insieme a quella di molte altre persone che hanno vissuto attraverso la realizzazione di parti del Mosaichoas delle vere e proprie “rinascite” – è possibile leggerla nel Catalogo pubblicato e finanziato dalla Fondazione Monti Uniti di Foggia.

Riportiamo, a questo proposito, la parte finale del suo intervento: «Penso che le nostre storie intrecciate, la mia e quella del Mosaichaos, insieme a quelle della moltitudine di persone che lo hanno composto tessera per tessera, siano delle storie importanti per il tempo “pieno di vuoti” che viviamo oggi. Storie di attraversamenti e cambiamenti, di chaos e di ciò che da esso può nascere, storie ordinarie ma coraggiose, storie che contemplano le cadute, storie di grandezze costruite a poco a poco ma senza sosta».
Per questo motivo il Mosaichaos rappresenta un ambiente sacro, in cui si entra a piedi scalzi per rispettare la sacralità del luogo e per sentire in maniera viva tutti gli elementi e passaggi del pavimento musivo. Inoltre, prima di varcare la soglia del Mosaichaos, ognuno è invitato a pronunciare la formula “Io sono ciò che solo io già sono”, per ricordarci la nostra origine ontologica e per desiderare di ritrovarsi, all’uscita dal mosaico delle meraviglie, più cresciuti in Profondità, in ciò che solo noi già siamo.
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