“Il microcredito è uno strumento di contrasto allo spopolamento e ritorno alla vita”
Seguici su:
«L’idea del Piccolo Festival della Microfinanza è nata nel lockdown e ha preso forma nelle lunghe settimane della zona rossa». A parlare è Katia Stancato, organizzatrice della kermesse, che però è solo la punta dell’iceberg di un lavoro intenso e continuo per costruire un’economia diversa, vicino alla gente e a misura di comunità.
«Tutti abbiamo vissuto giorni di apprensione e chi opera nel microcredito lo sa: la prossimità ai piccoli imprenditori emergenti è stata un moltiplicatore d’angoscia generato dalle difficoltà del panettiere, dell’artigiano, della bottega sotto casa e della giovane architetto che hanno dovuto rallentare se non chiudere l’attività». Tra le pieghe dell’angoscia è sorta la speranza: la scintilla creativa del Piccolo Festival è nella profonda volontà di progettare una ripartenza diffusa e solida, una economia dopo-Covid che proprio nella diffusione del microcredito e nel coinvolgimento dei piccoli sappia fare leva. Non c’è giustizia se c’è esclusione finanziaria.
Perché avete scelto proprio la Calabria?
È proprio questa la ragione per cui abbiamo scelto di organizzare il Piccolo Festival in Calabria: questa regione è ultima per inclusione finanziaria in Italia. Permicro, come ha annunciato l’AD Benigno Imbriano proprio durante il Piccolo Festival, ha scelto di aprire una sede qui entro la fine dell’anno. Noi abbiamo pensato per lo stesso rilevante motivo di portare il dibattito pubblico in mezzo alle nostre strade, proprio dove più serve.
Partiamo da una domanda basilare: cosa significa microfinanza, quali sono le sue potenzialità e quali le sue differenze con l’idea di credito a cui generalmente siamo abituati/e a pensare?
Per chiarezza dobbiamo inquadrare il tema con una definizione per così dire scolastica: con microfinanza si intende l’insieme degli strumenti finanziari pensati per chi non ha accesso al circuito tradizionale del credito. C’è una parola per descrivere il numero grande dei tanti piccoli esclusi dall’offerta finanziaria tradizionale: non bancabili. Diffondere nel tessuto sociale attraverso un’opera massiccia di educazione finanziaria gli strumenti della microfinanza significa permettere a tanti e tante non bancabili di accedere finalmente al credito.
Il microcredito però non è solo un finanziamento ridotto, come potrebbe suggerire il termine. A caratterizzarlo è l’accompagnamento di un tutor che sostiene i piccoli imprenditori emergenti in ogni fase del percorso di nascita o consolidamento della startup e dell’impresa. Dall’idea alla realizzazione concreta, al superamento delle difficoltà. In Italia i tutor fanno parte di un elenco ufficiale dell’Ente Nazionale per il Microcredito, il soggetto istituzionale con le più alte funzioni in materia a livello nazionale.
Quindi, per grande sintesi: la microfinanza è una potente arma di lotta alla povertà e all’esclusione finanziaria e sociale oltre a rappresentare uno strumento di contrasto rilevante all’illegalità. I primi a raggiungere sulla porta di casa i non bancabili sono spesso le sentinelle dell’usura. Dobbiamo arrivare prima noi.
Qual è la capacità generativa del microcredito in un territorio come quello calabrese, costellato di piccole realtà lontane dai grandi centri eppure piene di fermento? Cosa vedi per questo territorio, in base alla tua esperienza professionale e di vita?
Questa terra ha un potere: ti chiama. Rispondere però non è facile. Tutt’altro. E il problema riguarda proprio la capacità generativa del territorio. Secondo l’indagine BenVivere 2021, stilata dal quotidiano Avvenire con la Scuola di Economia Civile e Federcasse, a rendere un posto degno di essere vissuto è la sua capacità generativa intesa come capacità multidimensionale che un luogo ha di offrire ai cittadini la possibilità di vivere serenamente esprimendo il meglio di sé stessi.
Chiude la classifica Vibo Valentia. Reggio Calabria è terz’ultima. È evidente che c’è un tema e l’esclusione finanziaria gioca un ruolo. La microfinanza può essere, se non la risposta, una parte di essa. Soprattutto – aggiungo – in un territorio frammentato, reticolare, ricco di borghi. Nei piccoli luoghi, cui abbiamo dedicato l’iniziativa, il microcredito è strumento di contrasto allo spopolamento perché laddove si apre una nuova attività, si generano bisogni inediti, c’è un ritorno alla vita. Pensiamoci allora come rete di borghi da riabitare dove portare a compimento un’idea diversa di economia, più giusta e più inclusiva.
Con questa iniziativa a chi vi siete rivolti/e e quale messaggio volete inviare?
Il Piccolo Festival della Microfinanza è stato pensato in due tappe: la prima giornata di educazione finanziaria, nell’ambito del Mese dell’educazione Finanziaria del Comitato Edufin, con una Piccola Scuola rivolta agli startupper, ai piccoli imprenditori emergenti, ai consulenti che li accompagnano. La seconda giornata di riflessione congiunta è stata invece pensata per portare alla ribalta i piccoli luoghi, provando a renderli protagonisti di una riflessione originale e non solo destinatari di elaborazioni prodotte altrove. Spesso i piccoli sono pensati da altri e in altri luoghi con il rischio di essere considerati piccini, ossia poco rilevanti. Abbiamo voluto ribaltare la classica visione del mondo, portando un pensiero originale proprio qui.
Mi ha colpita il modo in cui Fabrizio Barca, Coordinatore Forum Disuguaglianze e Diversità, ha aperto il proprio intervento appassionato con l’invito a superare il senso comune secondo cui un’alternativa non c’è. C’è e noi abbiamo provato a immaginarla qui. Un esempio finale: abbiamo ospitato un vivace dibattito sul PNRR inaugurato da un messaggio del Ministro per il Sud e la Coesione Mara Carfagna. Siamo finiti nell’agenda settimanale di Italia Oggi, tra Roma, Milano e Strasburgo. Crediamo nel protagonismo dei piccoli.
Durante il festival si è parlato più volte di un’economia giusta e inclusiva. Quali sono i parametri e gli strumenti di cui dotarsi per far sì che questa possa diventare una pratica concreta?
I parametri per misurare l’impatto di una economia più giusta e inclusiva sono solidi e diffusi. Penso alla già citata analisi multidimensionale BenVivere, agli indici BES che hanno consentito il superamento della cultura del solo Pil. Se dovessi dirlo con una frase proverei così: a misurare la giusta economia è la possibilità offerta a ciascuno di esprimere pienamente sé stesso.
Da questo punto di vista la nostra Costituzione è all’avanguardia: per l’articolo 3 è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Se questo è l’orizzonte ideale, sul piano degli strumenti la microfinanza può avere un impatto concreto e potente. Penso al microcredito imprenditoriale, ma anche a quello sociale, che abbiamo raccontato ospitando voci e storie.
Ultima domanda: ci sono già in programma appuntamenti, piani, progetti futuri collegati al festival e al tema della microfinanza in Calabria?
Posso dare qualche anticipazione, ma ci siamo messe al lavoro solo ora – parlo al femminile e ci tengo a sottolinearlo: il nostro staff è quasi tutto di donne. L’idea è costruire un percorso verso la seconda edizione del Piccolo Festival con appuntamenti tematici lungo tutto l’arco dell’anno. L’educazione finanziaria dovrebbe diventare pane quotidiano per i denti di tutti: condivido la prospettiva più volte enunciata da Annamaria Lusardi, Direttrice del Comitato Edufin secondo cui è fondamentale fin da giovani apprendere le competenze finanziarie che saranno utili in futuro. Nel nostro piccolo proviamo a contribuire. Anche da qui, da una maggiore consapevolezza finanziaria può nascere un mondo migliore.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento