Dai Medici per l’Ambiente le indicazioni affinché la transizione ecologica avvenga veramente
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«A livello sia internazionale che nazionale c’è una netta discrasia tra le conoscenze scientifiche disponibili, le dichiarazioni relative alla necessità di un cambiamento radicale e gli impegni in grado di attuarlo. Il cambiamento urgente di cui abbiamo bisogno non si attua per politiche additive, ma per politiche sostitutive delle pratiche e degli incentivi errati di oggi. Occorrono strategie più incisive nel Piano per la transizione ecologica (PTE)».
Sono state queste le dichiarazioni di Maria Grazia Petronio – coordinatrice M4OH e componente Giunta esecutiva ISDE – e Lorenzo Pagliano – componente M4OH e comitato scientifico ISDE – al termine dell’audizione che ha visto ISDE Italia e il gruppo di esperti in ambiente e salute Mind For One Health (M4OH) stati ricevuti dalla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati per presentare numerose osservazioni al Piano per la Transizione Ecologica legato al PNRR.
«Come gruppo di esperti in ambiente e salute abbiamo sottoposto ai Parlamentari alcuni esempi di azioni concrete che potrebbero garantire passi effettivi verso la transizione ecologica». Questo mentre COP26 ha sul tavolo impegni nazionali insufficienti a mantenere l’aumento di temperatura globale sotto 1,5°C. L’Italia è un Paese con dei problemi specifici gravi come il dissesto idro-geologico, i siti inquinati, la qualità delle acque, problemi che possono diventare vere e proprie emergenze nel corso di eventi estremi sempre più frequenti.
«Abbiamo rappresentato ai Deputati i problemi legati alle cementificazione, tema in merito al quale è necessario adottare al più presto una legge che stabilisca il divieto di consumo di nuovo suolo associato a un censimento delle aree recuperabili su cui costruire un progetto di rigenerazione urbana», hanno proseguito i delegati. «Non può certo bastare la misura prevista dal PTE di un “inasprimento” dei divieti di edificazione delle zone costiere, entro un chilometro di distanza dalla battigia!».
I medici hanno inoltre sollevato alcune problematiche concrete legate alla mobilità, per la quale è indispensabile una visione d’insieme sulla pianificazione urbana e sulla conversione ecologica della mobilità locale: «Il PTE prevede la realizzazione di 570 km di piste ciclabili, mentre occorrono investimenti ben maggiori; si pensi che la sola Parigi aggiungerà 520 km in 3 anni, portandosi a 1500 totali; un po’ meno di 1 m/abitante, una vera ed efficiente infrastruttura di trasporto».
«Al tempo stesso occorre potenziare fortemente il trasporto pubblico ecologico, su ferro (tram e metro) ed elettrico, per il quale siamo decisamente indietro rispetto alla maggior parte dei paesi europei più avanzati. Una mobilità sostenibile riduce in maniera importante le emissioni degli inquinanti da traffico stradale; considerando anche che il PM da abrasione di copertoni e freni è più pericoloso occorre dunque ridurre drasticamente peso e numero di veicoli».
Il 22 settembre scorso l’OMS ha reso più stringenti le linee guida per la qualità dell’aria e L’Italia è fuori legge rispetto a quelle precedenti nelle zone urbane e in tutta la pianura Padana. La stessa Unione Europea stima in 1000 miliardi l’anno i danni ad ambiente e salute da traffico veicolare.
Un’altra delle azioni necessarie è adottare un programma di ristrutturazione profonda del patrimonio edilizio mirante a ridurne drasticamente, fino all’80-90%, il fabbisogno di energia per riscaldamento e raffrescamento e dunque l’impatto climatico, migliorando contemporaneamente le condizioni di comfort e la qualità dell’aria. «Proponiamo che il livello di incentivi per migliorare drasticamente l’efficienza energetica degli edifici venga stabilizzato con un piano pluridecennale, necessario per ristrutturare l’insieme degli edifici sul territorio nazionale»
Contemporaneamente, le associazioni chiedono «che i costi siano sostenuti tramite altri due metodi di finanziamento: i Titoli di Efficienza Energetica (TEE, anche detti Certificati Bianchi) e il Conto Termico. Essendo questi strumenti finanziati con una frazione delle tariffe rappresentano un costo zero per il bilancio dello Stato e dunque possono essere mantenuti e aumentati nel trentennio in cui dobbiamo effettuare la ristrutturazione di tutto il parco edilizio».
«Crediamo che il Governo e il Parlamento – hanno concluso i due esperti – debbano nettamente precisare e rafforzare il Piano. Noi scienziati siamo a disposizione per portare, come abbiamo fatto questa mattina, le nostre competenze al servizio della collettività».
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