4 Nov 2021

Isola Catania: un palazzo storico ospita un hub per tutti i south workers e non solo

Scritto da: Salvina Elisa Cutuli

La Sicilia rinasce unendo forze e attori del territorio per rilanciare il Sud puntando su innovazione, condivisione e comunità. Il 21 giugno è stato inaugurato Isola Catania, uno spazio in cui innovazione e imprenditorialità si intrecciano. Un luogo che offre opportunità di formazione, confronto, nuovi modi di lavorare e una proposta culturale creativa nel cuore della città.

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Catania - Nel capoluogo etneo è nato Isola Catania, un hub in cui startup, imprese, freelance e south workers, designer e creativi possono dare una casa alle loro idee all’interno di uno dei palazzi antichi più belli della città, Palazzo Biscari. Un luogo nuovo per la città siciliana, vivace, solare e dinamica, ma ancora lontana dall’offrire modelli e servizi in linea con i grandi centri europei.

L’esperienza di anni, una visione spesso lungimirante, un progetto innovativo per la città e i nuovi assetti sociali generati dalla pandemia hanno convinto Antonio Perdichizzi, founder di Isola Catania, a creare questo arcipelago multi-stakeholder, dove ogni realtà genera valore per la comunità grazie alle relazioni autentiche attivate che trasformano anche il territorio circostante.

isola catania 1

Un’opera di ingegno e ingegneria nel rispetto assoluto del palazzo che ha visto la luce grazie a una squadra di architetti del posto. Un lavoro di progettazione, design, tecnologia, sfida e rispetto dei limiti che uno spazio come questo può avere. Sette chilometri di cavi portano luce, audio, video, domotica, aria calda e fredda senza sventrare il palazzo e con pochissimi buchi. Una struttura all’avanguardia della tecnologia.

«Isola nasce tra un lockdown e l’altro», ci racconta Antonio. «A marzo del 2020 sono stato contattato dai proprietari di Palazzo Biscari per avere suggerimenti circa l’utilizzo dello spazio. Non ho avuto alcun dubbio! All’inizio pensavamo di trasferire qui gli uffici della nostra azienda, ma giorno dopo giorno mi sono reso sempre più conto dell’importanza di aprire questo splendido luogo alla città».

«Un laboratorio dove musicisti, artisti, designer, progettisti, oltre che programmatori e startupper, si sentano a proprio agio. Un ponte, un luogo dove fare umanesimo tecnologico, spirito insito del palazzo con la sua bellezza, con la sua storia e con la sua enorme armonia. Siamo nel centro della città e non si sente volare una mosca, tra due chiostri che ispirano. Qui si lavora nel bello, ispirati dal bello».

isola catania 2

Isola Catania è una testimonianza di quanto accaduto a seguito del Covid. Molti giovani e non sono ritornati al sud a lavorare, dando vita al cosiddetto south working. Tutte le persone che lavorano a Isola – a partire da Antonio, ma anche Giorgia, Mauro e tutti gli altri – si sono ritrovati in Sicilia dopo tanto tempo o comunque per periodi lunghi, impensabili prima della pandemia. Sono entrati in contatto con l’associazione South Working ideata da Elena Militello che, grazie alle indagini condotte in questi mesi, ha quantificato in circa 100.000 le persone tornate al sud a lavorare. Una buona parte di queste in Sicilia appunto. Una rete di talenti, un vero patrimonio da utilizzare al meglio.

Come sottolinea Antonio, «volevamo dare una casa a queste persone e, al tempo stesso, fare in modo che quanto emerso di positivo dal Covid non venisse perso. In tanti, soprattutto da settembre 2021, hanno cominciato a ritornare a Roma e a Milano, quindi noi abbiamo costruito un posto per chi vorrà restare, dato che il territorio non ha offerto altre opportunità».

Isola Catania infatti è un progetto totalmente privato, che non ha ricevuto alcun finanziamento pubblico, ma con una forte vocazione sociale. È nato un confronto con il Comune della città, l’Università, Confindustria, una cinquantina di realtà partner del progetto, fondazioni del mondo della cultura e non solo, per imbastire un progetto totalmente aperto e diffuso. Un’alleanza vera e propria che ben si allinea con il nome scelto – Isola, appunto.

La Sicilia è al centro del Mediterraneo, sganciata dagli altri territori, ma allo stesso tempo a essi connessa e collegata. Le stanze all’interno dell’hub hanno infatti tutte il nome di un’isola del mediterraneo, come un’alleanza dell’intero bacino del Mare Nostro. La connessione si manifesta anche all’interno del quartiere Civita, in cui sorge Palazzo Biscari, che viene da decenni di trascuratezza e problemi e «che sembra aver accolto molto bene la presenza di questi giovani che non si capisce bene cosa fanno chiusi qui dentro», racconta Antonio.

isola catania 3

Insieme a Legambiente e alla start up 4GoodCause, Isola Catania sta portando avanti progetti di pedonalizzazione delle piazze e chiusura al traffico dei centri storici, oltre che di rispetto per l’ambiente con flash mob, petizioni, raccolta firme, crowdfunding. Un processo partecipativo che include i residenti, l’amministrazione, gli esercenti e il palazzo stesso che, tra l’altro, rientra nel patrimonio Unesco.

Il sogno di Antonio è trasformare la piazza adiacente, oggi adibita a parcheggio, a un luogo utile per la comunità. La presenza di Isola sta già dando un impatto notevole. Cominciano a essere nuovamente affittate le botteghe intorno, stanno aprendo nuovi ristoranti. Una rete di B&B, locali e bar sono convenzionati con Isola. L’obiettivo è avere, oltre che un hub diffuso, anche un quartiere diffuso con un linguaggio comune in termini di accoglienza e innovazione.

«Spero che l’emergenza Covid e questa sensibilità rinnovata ci facciano superare una dimensione più egoistica per costruirne una in cui siamo più interconnessi. È un’ultima chance, improvvisa e inattesa. In questa Italia che cambia vorrei un ruolo importante per gli imprenditori, perché se tornano a sognare è una buona notizia per tutti. Sanno fare una cosa buona, trasformare i sogni in realtà. Hanno la capacità di avere una visione e generare lavoro, opportunità, ricchezza nei territori. Una forza forte e propulsiva per un contributo che vale. Mi auguro che questa nuova imprenditoria sia sempre più tecnologica, creativa e sostenibile».

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