Quella strada per l’Esselunga che minaccia il Comala, centro culturale costruito dai giovani
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Torino - «Dove posizionereste l’Esselunga se foste dei cattivi dei fumetti? Esatto, in un parco. Anzi, in una delle poche aree verdi mai edificate rimaste nel quartiere, con tanto di alberi secolari». Così raccontano sulla loro pagina Facebook i rappresentanti di Comala, centro culturale e giovanile di Torino e progetto di rigenerazione urbana che in questi anni ha ospitato concerti, proiezioni all’aperto, un’aula studio e spazi di incontro e la cui sopravvivenza è ora minacciata dalla costruzione di un grande centro commerciale previsto dal Comune.
Comala, uno spazio restituito alla cittadinanza
Comala è uno spazio pubblico della città ma allo stesso tempo è tante cose diverse: un centro polifunzionale, un luogo di incontro per giovani, un punto di riferimento per il quartiere, un progetto autocostruito. Ma è soprattutto un esempio riuscito e concreto di rigenerazione urbana, ottenuto grazie a un percorso di recupero graduale messo in atto da associazioni, volontari e cittadini che con le loro forze hanno voluto dare vita un luogo sempre aperto tutti e tutte.
Così, un pezzetto alla volta, hanno recuperato alcuni spazi dell’ex Caserma La Marmora di corso Ferrucci: una struttura della seconda metà dell’800, che nel corso del tempo ha vissuto mille vite diverse: mercato del bestiame, spazio per le truppe di artiglieria a cavallo, sede di uffici comunali poi dismessi e aula bunker del maxi-processo alle Brigate Rosse. Un luogo ricco di storia come questo non poteva di certo rimanere dimenticato.
Per questo motivo l’associazione Comala, con l’aiuto di tante altre persone, ha restituito al territorio questo spazio pubblico semi-abbandonato: qui ha allestito aule studio, sale musicali, aree per concerti, proiezioni e incontri, spazi per lezioni di danza e teatro. Intorno alla struttura ruotano una cinquantina tra associazioni e gruppi informali di cittadini che hanno contribuito a dare vita a un luogo frequentato da migliaia di persone, in maggioranza giovani, ma non solo. L’area esterna ospita rassegne di cinema all’aperto e spettacoli; inoltre sia il cortile che il giardino accolgono una grande aula studio che comprende circa 500 posti.
Un supermercato, una strada di servizio e i camion
Tutto è cominciato quando il Comune avviò un processo di ripensamento dell’area nota come ex-Westinghouse-Nebiolo, a pochi passi da Porta Susa, ovvero il terreno su cui si trova Comala. Qui sarebbe dovuta sorgere la nuova sede della Biblioteca Civica Centrale di Torino, all’interno di un polo culturale, ma il progetto venne accantonato nel 2011 a causa degli elevati costi di realizzazione. Così, nel novembre 2013, il Comune ripiegò su un altro progetto: la costruzione di un centro congressi e di un albergo, che sorgeranno negli spazi attualmente occupati dall’ex stabilimento della Westinghouse.
Oltre a questi, anche un supermercato Esselunga, previsto per essere edificato nel giardino Artiglieri da Montagna: il progetto, oltre a determinare la scomparsa di una delle ultime aree verdi mai edificate ancora presenti nel quartiere e l’abbattimento di diversi alberi ad alto fusto, prevede anche la demolizione del cortile di ingresso dell’ex caserma La Marmora in corso Ferrucci 65 e la sua sostituzione con una strada di servizio riservata al centro commerciale. Ed è proprio la strada di servizio destinata all’arrivo dei camion, prevista in corrispondenza del cortile e dell’unico punto di accesso alla struttura, a portare inevitabilmente alla chiusura del Comala.
Rigenerazione dell’area: a che punto siamo?
L’intervento previsto priverà il quartiere e la città di un importante luogo di socialità e aggregazione, mettendo fine al percorso di rigenerazione delle aree interne ed esterne dell’ex caserma portato avanti in questi anni. Quella che stiamo sentendo in questi giorni a Torino è la voce di centinaia di persone che non intendono solo salvare uno spazio culturale a rischio, ma che vogliono lanciare un grido di allarme verso l’intero processo di trasformazione di quest’area.
Come riportano sui loro canali, si tratta di «un’operazione di cementificazione e privatizzazione di aree pubbliche (il giardino e gli spazi collegati all’ex caserma) di dimensioni notevoli, verso cui è necessario opporsi, chiedendo al Comune di rivedere il progetto e di aprire un confronto con il territorio, in modo da rendere sostenibile il processo di trasformazione dell’area ex-Westinghouse-Nebiolo».
Ad oggi infatti il progetto è concreto e definitivo. Per trasformazioni di questo tipo è però necessario che il Piano Esecutivo Convenzionato (il documento che contiene tutti gli interventi previsti) venga approvato dal Consiglio Comunale. Per questo, l’associazione Comala ha lanciato una petizione con l’intento di «chiedere esplicitamente di non votare questo piano e di rivedere il progetto, perlomeno per quel che riguarda la strada. Più in generale, sarebbe il caso di riflettere in maniera approfondita su molti aspetti prima di dare il via libera ad un’operazione che prevede una cementificazione e una privatizzazione di queste dimensioni».
Quella di Comala, una delle tante storie
La chiusura di Comala avrà certamente un impatto su migliaia di persone che frequentano questo spazio, oltre a tutte le associazioni che qui lavorano. La mobilitazione di coloro che lo vivono e se ne prendono cura da anni testimonia una resistenza verso processi di privatizzazione e verso una mancanza di dialogo tra istituzioni e cittadinanza che accadono non raramente nelle nostre città. Possa essere (anche) questa, l’occasione per riflettere sull’importanza di questi spazi e sulla necessità di rivolgere una maggior attenzione politica verso progetti capaci di ripensare lo spazio pubblico nelle nostre città, spesso grazie al protagonismo e all’attivismo dei giovani.
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