La storia di Esma, il musicista che ha lasciato la città per vivere e cantare la campagna
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Asti - Uno zaino con poche cose, la chitarra, il suo estro. Così lui, la sua compagna, il loro bambino e i loro cani hanno abbandonato la città per andare ad abitare in una casa nel bosco sulle colline astigiane. Quella che vi raccontiamo oggi è la storia di Enrico Esma, un cantautore torinese, e del suo cambio vita radicale avvenuto circa un anno fa.
LA STORIA
«Nell’estate dopo il lockdown ho rotto ogni indugio e mi sono liberato di tutte le zavorre che mi tenevano ancorato al mondo urbano e sono andato a vivere in mezzo a un bosco dove non c’è nemmeno rete», racconta Enrico. Una decisione presa per la propria salute, fisica e mentale, e per salvaguardare il futuro di suo figlio, il piccolo Leandro, di poco più di un anno. «Qui abbiamo l’aria alla massima purezza e non vivo più con il telefono costantemente in mano, bersagliato dalle notifiche e dall’inquinamento elettromagnetico».
Esma ha deciso di stabilirsi con la sua famiglia nel verde, spinto dal desiderio di abbracciare appieno la natura. «Certo, qui ora mi devo difendere dai lupi perché ho anche delle capre, ma affronto ogni giornata come un dono, distillo il meglio del nettare del mio quotidiano e sono finalmente presente a me stesso».
LA NUOVA VITA
Dopo aver pulito le fasce che circondano la casa, Enrico ha recuperato un terreno che ha adibito a orto, ripristinando così l’agricoltura in luoghi dove era scomparsa da decenni. L’autosufficienza e l’indipendenza da mode e desideri indotti erano i suoi obiettivi alla partenza, dopo un anno ampiamente raggiunti.
Ora coltiva, raccoglie verdure e si dedica alla conservazione degli ortaggi: «Ricordo bene le estati a preparare passate di pomodoro e conserve con tutte le verdure dell’orto, sottolio e sottaceto. Trovo che l’autoproduzione sia soprattutto un’autorealizzazione, che racchiude tutta l’energia potenziale della cura e dell’attesa».
E così Enrico non solo ha detto addio al cibo incartato nel cellophane, ma ha ripreso le fila delle radici familiari e dei ricordi d’infanzia, quando guidava il trattore con il nonno e seguiva con la nonna l’andamento della luna per la preparazione del vino.
«Ho deciso di andarmene per ripulirmi il karma e adesso mi sento alleggerito. Sapevo che cambiare vita mi avrebbe dato altre ispirazioni dal punto di vista musicale, ma anche salute e una nuova energia. La natura mi ha restituito forza vitale. Ogni volta che mi capita di tornare in città, se mi guardo intorno vedo persone deboli, sguardi grigi, occhiaie. Se ci faccio caso, pochissimi sono davvero sprizzanti di entusiasmo, cosa che invece osservo in chi zappa la terra e in chi produce vino vicino a me».
LA MUSICA DI ESMA
Per Enrico la musica è una missione, non un hobby: «Le cose che canto le sento nel cuore, quindi le devo scrivere». Lo stile della sua musica è alternative rock, con una spiccata vena cantautoriale votata alla ricerca della propria luce interiore, in cui non mancano invettive sociali, così come diverse ispirazioni artistiche, in primis la dolcezza melodica di Battisti.
«Oltre a comporre, suonare arrangiare, mixare, registro anche. Sono un “artigiano dell’audio”. Ho studiato per anni come tecnico del suono, per questo ho dato vita a un laboratorio della musica anche dal punto di vista della tecnica di registrazione, che mi affascina molto».
Enrico ha anche un suo studio di registrazione che sta per trasferire nella nuova casa nell’astigiano. Ora sta scrivendo tante nuove canzoni ispirato dal silenzio, dalle stelle, dalla potenza della natura. «Di notte mi ricarico, non ho mai sognato così tanto. Prima capitava una tantum, adesso sogno ogni notte. Trovo che molte delle rinunce al comfort urbano siano il contrappasso per una grande serenità, per la quiete nel cuore che sto trovando qui ed è ciò che con il singolo “San Damiano” ho cercato di trasmettere».
Il video è ambientato nella cascina di alcuni amici di Enrico, Camilla Social Farm, e i tanti animali che fanno da co-protagonisti della clip sono stati salvati dal maltrattamenti o dalla macellazione. «E non verranno mangiati, perché qui sono stati accolti, come una comunità».
Enrico conclude con una riflessione: «Bisognerebbe ristrutturare le pigrizie umane. Vedo una carestia in crescita su tantissimi aspetti e temo che cambierà presto il mondo, a partire dalla mobilità. Da qualche tempo ho iniziato ad andare a cavallo: mi sono avvicinato a questo animale per amicizia, ma il mio sogno è quello poi di far sì che diventi il mio unico modo di spostarmi».
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