5 Nov 2021

COP26: ecco cosa è stato deciso fin qui

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti

È la svolta che stavamo aspettando? Finalmente i Governi mondiali adotteranno misure risolutive e sincere per arginare la crisi ambientale e climatica? Proviamo a capirlo analizzando ciò che sta succedendo alla COP26 in corso a Glasgow, da cui stanno arrivando alcune prime importanti indicazioni. Per farlo ci avvaliamo anche del contributo della nostra inviata speciale al vertice, Irene Ghaleb di Change for Planet.

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Sta volgendo al termine la prima settimana della COP26, l’incontro dei leader mondiali a Glasgow che da molti è considerato l’ultima occasione per contrastare la crisi climatica. Ecco i principali argomenti che sono stati discussi e le principali decisioni prese fin qui. Se volete avere un’idea più generale di che cos’è la COP26, quali sono le tematiche all’ordine del giorno e cosa possiamo aspettarci dall’incontro, c’è una puntata speciale di Io Non Mi Rassegno dedicata all’argomento.

La giornata dei Leader della Terra

La giornata di apertura, come da prassi, è dedicata al summit dei leader mondiali. Fra i vari interventi spicca l’accorato appello del 95enne documentarista David Attenborough e il grido dell’indigena brasiliana Txai Suruí, figlia di uno dei leader più rispettati del suo paese, Almir Suruí: «Mio padre mi ha insegnato che dobbiamo ascoltare le stelle, la luna, gli animali, gli alberi. Oggi il clima sta cambiando, gli animali stanno scomparendo, i fiumi muoiono, le nostre piante non fioriscono più come prima. La Terra ci sta dicendo che non abbiamo più tempo». Le popolazioni indigene hanno anche protestato a Glasgow: le terre dei popoli indigeni proteggono l’80% della biodiversità mondiale eppure loro sono quasi totalmente esclusi dai negoziati in corso.

C’è stato anche un piccolo segnale incoraggiante che ci arriva dalla prima giornata della COP ovvero il fatto che – riporta, fra gli altri il WWF – oltre cento paesi alla COP26, fra cui Brasile e Cina, si siano impegnati ad arrestare e invertire la perdita di foreste e il degrado del territorio entro il 2030, promuovendo uno sviluppo sostenibile e una trasformazione rurale inclusiva. A questo scopo verranno impiegati 12 miliardi di dollari di fondi pubblici per proteggere e ripristinare le foreste, insieme a 7,2 miliardi di dollari di investimenti privati. Il che è in linea, secondo il WWF, con l’impegno di molti di questi governi di invertire la perdita di biodiversità entro il 2030.

cop26

Il ruolo della finanza

Il secondo giorno di negoziati, martedì 3 novembre, è stato il giorno della finanza. I tecnici hanno discusso il ruolo della finanza all’interno della transizione ecologica.

Durante la giornata il Regno Unito ha annunciato un piano per raggiungere il net zero, le emissioni nette zero, della City di Londra, la piazza finanziaria inglese. Come? Adottando standard climatici più rigidi per gli istituti finanziari e le imprese quotate in borsa, prevedendo la pubblicazione di piani dettagliati per la transizione ecologica e individuando nuovi metodi di valutazione del comportamento delle aziende, che impediscano a queste di praticare greenwashing.

Stop al metano

Nello stesso giorno 103 Paesi hanno firmato il Global Methane Pledge, un accordo proposto da Stati Uniti e Unione Europea che ha l’obiettivo di ridurre le emissioni globali di metano di almeno il 30% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2020. 

Obiettivo interessante, perché di metano fin qui non si è parlato moltissimo. Si parla quasi sempre di CO2, che di sicuro è il gas serra generiamo in maggiore quantità e che è più presente in atmosfera. Ma il metano ha un effetto climalterante – ovvero ha una capacità di modificare il clima del pianeta, riscaldandolo – fino a 80 volte superiore rispetto alla CO2 nei primi 20 anni dall’emissione.

Anche qui ci sono degli aspetti migliorabili. Ad esempio, come nota GreenMe, è strano che l’accordo non nomini gli allevamenti intensivi, che sono una delle principali fonti delle emissioni di metano.

4 novembre, la giornata dell’energia

Irene Ghaleb di Change for Planet, che sta partecipando con la sua organizzazione alla COP26, ci manda questa nota sui lavori di ieri: «Giovedì 4 novembre il tema è stato l’energia. È possibile accelerare la transizione globale verso l’energia pulita? Accelerare la transizione globale verso l’energia pulita rimane uno dei temi più caldi in Europa e nel mondo.

Dove siamo ad oggi? In Italia e nel mondo i nostri sistemi si basano per lo più su fonti energetiche non rinnovabili, ovvero i combustibili fossili (petrolio, carbone e gas naturale) e le fonti nucleari (uranio, plutonio). Queste fonti di energia non rinnovabili sono risorse limitate e producono gran parte delle emissioni di CO2 sul nostro pianeta. Per contrastare i cambiamenti climatici, dobbiamo rivolgerci a fonti di energia a ridotto impatto ambientale: le energie rinnovabili. Queste non si esauriscono e non contribuiscono all’aumento dei gas serra prodotti dalle emissioni di CO2, non sono soggette ad esaurimento e hanno un impatto ambientale molto basso.

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David Attenborough

Oggi alla COP26 si è svolto un importante evento della Presidenza, convocato dal Consiglio per la Transizione Energetica, con due tavole rotonde in cui personalità di spicco dei governi e delle organizzazioni internazionali hanno discusso su nuove misure per scalare più rapidamente l’energia pulita, al fine di attuare una transizione verso l’abbandono totale del carbone e garantire l’accesso all’energia sostenibile e a prezzi accessibili per tutti.

Come ha detto Sir David Attenborough nel discorso di apertura della COP26, è necessario recuperare “miliardi di tonnellate di carbonio dall’aria”, ma guardando alla “natura come nostra alleata” nel ridurre gli impatti presenti e futuri, perché “se lavorando separatamente siamo una forza abbastanza potente da destabilizzare il nostro pianeta, sicuramente lavorando insieme siamo abbastanza potenti per salvarlo“. Così oggi, l’obiettivo è stato negoziare per sposta le nostre economie su fonti rinnovabili alimentate dalla natura e ridurre l’emissione di CO2».

Stop ai finanziamenti alle fonti fossili all’estero

Inoltre c’è stato un accordo piuttosto importante, a cui al fotofinish, letteralmente all’ultimo minuto, anche l’Italia ha preso parte. Si tratta dell’alleanza BOGA – Beyond Oil and Gas Initiative, una iniziativa che prevede la fine dei finanziamenti pubblici a progetti fossili anche oltre confine.

Non è una cosa da poco. Considerate che, come spiegano da FFF in un comunicato, solo dagli Accordi di Parigi in poi, la SACE (Società per il credito estero, controllata al 100% del Ministero Finanze) ha erogato oltre 10 miliardi di euro per progetti fossili fuori dai nostri confini. Anche se, come nota Valori, questo è avvenuto solo all’estero e sono esclusi solo i progetti che non prevedono sistemi di carbon capture

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