Sabrina: in bici da Torino a Tirana per ritrovare sé stessa
Seguici su:
Asti - C’è chi va in bici per evitare il traffico, chi per dimagrire, per essere ecologici, per l’adrenalina delle discese o delle salite. E poi c’è Sabrina, che è partita per un viaggio da Torino a Tirana a due ruote. La sua è “una folle avventura partorita durante i lunghi mesi di quarantena: la Torino – Tirana in bicicletta”, scrive nel suo diario di viaggio virtuale.
Sabrina ha trentasette anni ed è piemontese di un paesino dell’astigiano dove torna sempre dopo i suoi lunghi viaggi per il mondo. Ha studiato economia, ma non lo rifarebbe. Ha lavorato in vari settori, ma non ha ancora capito cosa vuole fare da grande. Per anni, dopo la laurea, ha accettato i lavori più svariati per pagarsi volontariati in giro per il mondo con il pallino di fare qualcosa di utile per il prossimo.
Dopo un’esperienza in Etiopia, alla soglia dei trent’anni comincia a pensare di dover mettere la testa a posto e accetta un lavoro a tempo indeterminato in una rivista specialistica. Tuttavia non è soddisfatta e nel 2016, dopo meno di tre anni, si licenzia e parte per il Sud America: dalla Patagonia al Messico con mezzi di fortuna. Per mantenersi fa traduzioni e nel 2018 si arruola tra i volontari dell’Unione Europea per l’aiuto umanitario in Bolivia. Ma poi arriva il Covid e, così, rimpatriata, si trova a doversi reinventare.
L’avventura, i “se” e i “ma” non sono nuovi nella storia di Sabrina. E anche il modo di affrontare le cose è una costante nella sua vita. Quando si trova di fronte a un ostacolo, lei si mette in viaggio: fisicamente e metaforicamente inizia un percorso destinato a trovare le risposte che cerca. «Per me il viaggiare è stato proprio questo: trovare ogni volta negli altri la risposta ai perché della vita. Andare molto lontano significava mettere una giusta distanza da me stessa e dal mio mondo, una via per capirmi e per capire».
L’idea del suo nuovo progetto di andare da Torino a Tirana in bicicletta nasce a settembre 2020 quando, di ritorno dalla Bolivia, frequenta un corso di permacultura. Un’amica «la butta lì per scherzo e quei nomi – a me che da buona aspirante traduttrice editoriale, ho una fascinazione per le parole – mi sono rimaste impresse: da Torino a Tirana.” Poi l’incontro con altri avventurieri della vita e il bisogno di avere un impatto ambientale più basso possibile, completano il puzzle. È così che Sabrina decide di partire. I semi del suo progetto vengono coltivati da ricerche sulla tratta, organizzazione, logistica e regali degli amici.
Il 28 agosto monta in sella a una MTB Canyon, comprata di seconda mano dalla compagna di un amico ciclista. “Che cosa mi spinge a fare ciò che ho fatto?”, chiede Sabrina a sé stessa. «Mi rendo conto ora, a distanza di anni, che il mio viaggiare è sempre stato una sottile forma di resistenza a quello che pensavo la società mi imponesse e che non sentivo mio. Mi ci è voluto tempo e spazio per capirlo. Viaggiare mi ha aiutato a realizzare che non esiste una maniera unica di intendere la vita. Ora è qualcosa che trovo liberatorio. La stessa realizzazione, dell’assenza di assoluti, tra i 17 e i 21 anni mi aveva investito come un treno. Avevo perso il senso».
Un periodo difficile in cui Sabrina soffre, si ammala, vuole sparire. L’uscita dal tunnel avviene gradualmente: viaggiare la aiuta a ricostruire un senso, seppur relativo, delle cose, a reimparare ed a meravigliarsi. «Nel periodo della depressione stavo male, ma in qualche modo mi sentivo speciale. Poi ho capito che tutti – tutti! – hanno il loro fardello da portare».
Ed è così: il viaggiare ti insegna ad affidarti agli altri, a fidarti di te stessa e del proprio giudizio. Ti mette davanti al tuo privilegio. «E poi ogni volta resto sorpresa dalla generosità che ricevo: posso dire per certo che le persone sono migliori rispetto alla percezione che ne abbiamo dai telegiornali». Le chiedo se non ha paura. «Me lo chiedono in molti. Ovvio che mi rendo conto di essere vulnerabile: ho paura dei cani, dei camion, di cosa voglia dire essere una donna che viaggia sola. Però ne vale la pena».
Sabrina è partita tante volte nella sua vita per vedere dove e come vivono le persone, visto che a lei come e dove vuole vivere non è ancora del tutto chiaro. Stavolta parte per un viaggio in bicicletta da Torino a Tirana per imparare come stare comodi nella scomodità; quella, per esempio, di star seduta sul sellino per ore con la schiena curva. Ma soprattutto per imparare come convivere con le situazioni poco piacevoli della vita: «S’impara ad accettarle e perfino a volere loro bene con distacco, con ironia e con riconoscenza. La comodità, in fondo, ci rende meno liberi».
A guardare ciò che ha fatto finora, Sabrina si rende conto che tutto rientra in una perfetta mappa armonica di avvenimenti e incontri causali e non casuali. A lei non sembra di fare chissà che, ma sono gli altri a smentirla e a darle fiducia. Per fortuna… Così lei pedala per portare in giro i valori in cui crede: “Non avere paura, lanciarsi nelle avventure e affidarsi a sé stessi e agli altri».
Dopo l’Italia, valicherà la frontiera con la Croazia, per poi andare in Bosnia, dove si vorrebbe fermare a Sarajevo per lavorare un po’. E infine giù, lungo la costa del Mediterraneo fino a Tirana. Forse lì si fermerà ancora o cercherà un posto più caldo dove trascorrere l’inverno. Ancora non lo sa. «Questo viaggio, lo so, è la rincorsa verso un progetto più grande, un progetto di vita».
E a coronamento della sua avventura a pedali, Sabrina lancia una raccolta fondi: «Biciliberatutte è un progetto promosso dall’associazione Salvaiciclisti di Bologna in cui donne migranti e vulnerabili alla ricerca di libertà e autonomia di spostamento, imparano a pedalare con l’aiuto di bike-tutor volontari. Con i soldi raccolti riusciremo a comprare pezzi di ricambio (freni, camere d’aria, lucchetti, ecc.) che serviranno a rimettere in sesto le bici che le beneficiarie utilizzeranno e riceveranno in regalo al termine del progetto».
Mentre va verso il suo futuro impegnandosi per l’ambiente e per gli altri Sabrina pedala e miglio dopo miglio si gode i paesaggi sorprendenti della vita. Spesso è nei percorsi più lunghi e faticosi che si scoprono paesaggi mozzafiato. Tuttavia la costrizione a procedere lentamente rende il dettaglio più sbalorditivo. I sensi, desti e più acuti, permettono di scoprire tesori inaspettati. Perciò, buon viaggio Sabrina e buona avventura a tutte le Moderne Persefone!
Se vuoi raccontarti e segnalare la tua storia, se hai una proposta, un’idea o se vuoi saperne di più scrivi a: brunella.bonetti@gmail.com
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento