La classifica delle città italiane sul BenVivere: Biella la provincia che è cresciuta di più
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Biella - «I soldi, si sa, non fanno la felicità così come il benessere non è solo quello materiale. Che cosa fa allora il vivere bene in una città, in un territorio? Una serie di fattori, dei quali la ricchezza pro-capite, lo sviluppo economico e le opportunità occupazionali sono una parte importante sì ma niente affatto esclusiva, che anzi, quando non ben governati, possono persino essere controproducenti».
Con queste parole Avvenire ha deciso di costruire, in collaborazione con la Scuola di economia civile e con il supporto di Federcasse, una classifica del “Ben-vivere nei territori” che tenesse conto di questa ampia complessità di fattori. Partendo da un’attività di analisi, ha dato vita a una serie di focus group per comprendere a fondo quali fattori influiscono maggiormente sulla qualità della vita delle persone e in quali ambiti gli abitanti di una città riescono meglio a esprimere loro stessi, sviluppare le proprie potenzialità e incidere sulla vita degli altri in maniera significativa.
Biella: una crescita progressiva
Rispetto alla scorsa edizione, le posizioni delle varie città sono state ricalcolate in base ai nuovi parametri e sono stati stimati i miglioramenti e i peggioramenti delle diverse province. Come riportato nella classifica generale del Terzo rapporto relativo al 2021, il miglioramento più significativo in termini percentuali, riguarda Biella, che vede una crescita del 3,32% e che registra il risultato più consistente in Italia, scalando ben 35 posizioni.
Seguono ai primi posti Bolzano (+1,55%), Prato (+0,78%), Lecco (+0,88%), Ancona (+0,84%) e Macerata (+0,81%). La classifica infatti vede ai primi posti le province del centro nord: la prima in classifica rimane Bolzano, ma al secondo posto sale con un miglioramento netto di 5 posizioni Prato, al terzo posto risale Pordenone, seguita prima da Trento e poi da Milano.
I risultati della ricerca, tra nord e sud
Nel complesso si evince che il centro e il sud stanno accorciando le distanze rispetto al nord. Questa è una notizia positiva, ma, come ci viene indicato, solo parzialmente: se infatti nel 2020 diversi territori del Mezzogiorno e del Centro Iitalia mostrano un tasso annuo di crescita più pronunciato in confronto a quello del Settentrione, la parziale convergenza è però anche effetto del forte rallentamento che il Nord ha subìto all’inizio dello scorso anno, quando la prima ondata di Covid ha investito con più virulenza in particolare le regioni della Pianura padana.
La mappa mostra poi una concentrazione di variazioni positive intorno all’1% o 2% nelle aree meridionali e insulari (arancione scuro) e una concentrazione di leggero peggioramento o variazioni negative intorno al -1% o -2% nelle province del Nord Italia (blu chiaro).
«Questa tendenza – scrivono i ricercatori – è confermata dal confronto tra le differenze medie dei livelli di “benessere” registrate nelle tre macro-aree italiane: sia le province Sud-insulari sia quelle del Centro recuperano sul valore medio dell’indice di benvivere rispetto all’anno precedente (rispettivamente 0,515 e 0,252), mentre le province del Nord restano sostanzialmente stabili (0,024). Questo determina un processo di moderata convergenza, con il Sud che guadagna rispetto al Nord 0,491 punti in media nel livello del benvivere e 0,263 punti rispetto al Centro. Allo stesso tempo, le province del Centro guadagnano in media 0,228 punti rispetto al Nord».
Il concetto di “generatività”
Un aspetto interessante del rapporto di BenVivere è il concetto di “generatività” che è stato introdotto, ovvero «la capacità delle nostre scelte di avere un impatto positivo su ciò che ci circonda. La generatività è espressività orientata a un fine e si snoda attraverso quattro tappe fondamentali individuate dal sociologo Erik Ericson: desiderare, far nascere, accompagnare, lasciar andare.
È stato empiricamente dimostrato infatti che le persone sono felici, cioè la loro vita è soddisfacente e ricca di senso, se sono generative. Ma se questo è vero, allora la generatività non può non entrare anche nelle valutazioni e nelle misurazioni del ben-vivere».
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