15 Nov 2021

Il BDSM fra pregiudizi e consapevolezza: la storia di Eva – Amore Che Cambia #29

Scritto da: Daniel Tarozzi
Video realizzato da: PAOLO CIGNINI

Il suo ritorno in Italia non ha solo segnato il passaggio fra una vita urbana e una selvatica, ma ha anche messo Eva di fronte alla profonda diversità culturale fra il mondo tedesco – da dove proveniva – e quello italiano. Il tema sul piatto? Il BDSM, l'erotismo, la consapevolezza, l'introspezione, il rapporto con il corpo e la sessualità. Temi tanto delicati quanto importanti, che proviamo ad affrontare in questo approfondimento.

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La danza di Eva: tra BDSM, terapie, tantra e massaggi

Grosseto, Toscana - La scorsa settimana vi abbiamo raccontato la storia di Eva Marino, novella Walden dei boschi che, dopo molto anni di esperienze internazionali, da Napoli si trasferì a Berlino per poi traslocare in un bosco nel grossetano allo scopo di riscoprire una vita selvatica e continuare le sue ricerche di erbe e non solo.

Oggi – come promesso – vi raccontiamo un’altra parte della vita di Eva, che si accompagna e si intreccia con quella esposta nella scorsa video-storia. Questa storia segna simbolicamente la fine del primo viaggio nell’amore (e nel sesso) che cambia. Nelle prossime settimane e mesi vi proporremo altri articoli e storie raccolte in questo anno, ma vi annunciamo già che stiamo organizzando un secondo viaggio per il 2022.

Ma torniamo a Eva. Non ci nascondiamo: il BDSM è uno dei temi più spinosi che abbiamo toccato in questo viaggio. È difficile parlare di questi argomenti nello spazio di poche righe o di pochi minuti di un video e ancor di più lo è farlo sul web, con i commentatori sempre pronti a insultare e sentenziare senza magari approfondire.

All’inizio di questo “viaggio” vi proponemmo la storia di Mario Bonfanti e del suo rapporto con il BDSM. Ecco, Eva ha – verso questo mondo – un approccio completamente diverso che curiosamente però finisce per accomunarsi con quello Mario nel suo essere comunque, in qualche modo, una ricerca spirituale. Devo ammetterlo: se c’erano delle pratiche che mai avrei associato alla spiritualità, erano proprio quelle legate al BDSM, ma è per questo che faccio il giornalista. Perché so di non sapere e cerco di ascoltare e apprendere lungo il cammino.

Per chi volesse approfondire cosa accomuna e cosa divide Mario ed Eva nel rapporto con il BDSM, vi invito a riguardare la registrazione dell’evento che abbiamo fatto a fine settembre a Pisa, in cui erano entrambi relatori.

Ma veniamo alla storia di oggi.

eva marino 1
I primi passi (di danza) a Berlino

Fin da ragazzina Eva ha praticato e vissuto la danza contemporanea. Quando si è trasferita a Berlino ha scoperto un approccio per lei nuovo a questa arte, un punto di vista che non considerava solo la tecnica e la performance, ma che viveva la danza come uno dei tanti modi di sentire il corpo.

«Quando inizi a danzare in modo diverso e usi nuove tecniche per ampliare il tuo sentire – ci racconta Eva – scopri che ci sono altre linee che con le forme strutturate non puoi sentire, perché vincolano il corpo che quindi non è libero di esprimersi e di conseguenza non sente. Quando inizi a lasciarlo stare, il corpo ti fa vedere cose che non pensavi possibile».

Eva inizia quindi a interessarsi ad altre pratiche, tra cui tantra e massaggio, e contestualmente conosce il proprietario del locale per cui poi lavorerà per oltre otto anni: «Un coreografo e danzatore – così lo definisce lei – che è passato dalla danza alla ricerca sul corpo e sulle sue sensazioni e necessità, arrivando al lavoro sulla sessualità partendo dalla ricerca della libertà».

Esplorando il corpo umano… e la sua sessualità

Eva collabora con questo coreografo, lavora nel suo locale, gestisce il bar, danza, fa spettacoli e piano piano scopre mondi per lei nuovi: «Avevo dei punti interrogativi che non avevo affrontato in modo chiaro… Jung diceva che se non lavori in modo interno su una cosa questa ti si ripresenterà all’esterno. E in effetti, io evitavo evitavo ed evitavo di lavorare su certi argomenti e mi sono trovata con la faccia contro il muro».

Quasi per caso, Eva a Eva capitò di partecipare a seminari “assurdi”: «Mi trovai tra matti che facevano workshop di danza nudi, laboratori per dare piacere a gruppi di cinque, e la mia prima reazione fu “non lo voglio fare mai più, state lontani da me”. Ma poi ho deciso di rimanere. Ho iniziato a incuriosirmi molto: bondage, flogging, orge di gruppo… ho cominciato a provare di tutto».

Nel video che qui vi proponiamo Eva racconta bene la sua storia.

L’esperienza del bondage

A Eva piace farsi legare, in modo profondo, sistematico. Lo chiamano corde per il bondage. Ecco il suo racconto: «Incontrai un maestro di corde per il bondage che a me faceva stare benissimo: quando facevo le corde con lui ci trovavo un infinito. Quando iniziai a farmi legare da lui ho scoperto un bell’universo. Ho lavorato per qualche anno come modella per questo rigger [il rigger nel bondage è colui o colei che lega NDR], con il pubblico davanti».

È processo molto lento, le foto non rendono e guardandole non si capisce niente: «Magari vedi una donna che piange e che sta soffrendo e ti fai subito un’idea. Ma quando sei fisicamente lì e partecipi a una performance vedi il contatto, l’approccio, il processo che quello legato sta vivendo. Noti quando ride, quando gode, quando ha dolore, quando ha un incontro con il rigger. C’è un percorso che non è possibile mostrare in una fotografia. È qualcosa che non si può ridurre a una o più foto».

IL BDSM un’esperienza terapeutica?

Le corde, ovviamente, fanno parte del più ampio mondo del BDSM. Per Eva, in questo campo siamo di fronte a una grande confusione linguistica: «Per me il BDSM racchiude l’erotismo estremo. Personalmente non amo il sado-maso e non amo i “giochi di ruolo”. Negli incontri che ho avuto a Berlino ho incontrato pochissime persone che applicavano il BDSM per sfogo dell’ego; la maggior parte di loro, al contrario, avevano bisogno di quelle pratiche per una ricerca su sé stesse. Non erano lì per sentirsi alfa-man o macho. Ho conosciuto persone che volevano arrivare a esperienze e memorie difficili da raggiungere nel quotidiano».

Per farci capire cita un esempio: «Incontrai una donna che usava il BDSM perché fin da bambina aveva subito violenze e cercava di rivivere delle esperienze che lei aveva cancellato, ma che erano scritte nel corpo, per superarle e riappropriarsi di un rapporto sano con la sessualità. Per questo non voleva fare questo tipo di esperienza con un uomo e mi chiese aiuto. E così provammo insieme. Lei fu la prima persona con cui ho seguito un percorso più lungo, per mesi. Il risultato fu una terapia».

«Io ho sempre distinto tra terapeuta – cosa che io non sono – e percorsi terapeutici – che io conduco. Se sai cosa stai cercando e hai una finalità specifica di fatto, a mio avviso stai facendo una terapia. Devi essere disponibile a metterti in gioco, a piangere e ricominciare, e comprendere che non devi per forza avere un orgasmo in questo ambito. Se invece stai perseguendo un obiettivo erotico allora tu cerchi un gioco sessuale. A me interessavano tutte e due le parti, le devi conoscere entrambe per sapere dove vai».

Le regole del BDSM: l’ascolto e l’empatia

«C’è una regola di base – continua Eva – per praticare in sicurezza e con rispetto questo tipo di pratiche: devi essere sincero con chi stai giocando e per essere sincero devi essere stato sincero con te stesso. Io credo che la maggior parte delle volte quelli che più attaccano questo tipo di mondo siano le stesse persone che non hanno il coraggio di dire alla propria compagna cosa piace e cosa no, perché non hanno avuto il coraggio di avere un faccia a faccia con loro stessi».

«Quando persone che non hanno avuto esperienza diretta di BDSM mi chiedono di insegnare loro le basi, non comincio mai dalla pratica in sé, ma dalle regole fondamentali: consenso, sicurezza, imparare a sentire l’altra persona. Una persona con cui lavori potrebbe volere andare oltre i limiti e questo potrebbe essere rischioso: devi saper sentire quello che lei non ti sta dicendo. A volte non basta nemmeno famosa “safe word” – le parole di sicurezza che molti usano per far capire quando si sta superando un limite –, ma devi aiutare l’altro a vedersi e a porre dei limiti che non sente».

BDSM eva marino
La differenza tra sadomaso e masochismo

Eva distingue tra sadomaso e masochismo. «Nel primo caso – afferma – provi piacere nel vedere qualcuno soffrire. Quindi godi nel far male a qualcun altro. Non è un piacere fisico, ma psicologico. A me non piace. Nel secondo caso invece, al centro c’è la ricerca di sensazioni fisiche da parte di chi è nel ruolo passivo.

Chi “riceve” quindi ha piacere nel provare dolore e ha bisogno di qualcuna o qualcuno che l’accompagni in esperienze fisiche che non può vivere in autonomia: «Tu che sei la parte attiva stai facendo la magia di accompagnare l’altra persona in luoghi inaccessibili. Non è che tu stai godendo nel fare male, ma nel fatto di permettere qualcosa che per l’altra persona non sarebbe possibile».

Il ritorno in Italia

Tornata in Italia, Eva rimane colpita da come sia diversa la scena “culturale”. Anziché trovare locali “sani”, in cui persone ben educate decidono di vivere con gioia determinate esperienze, scopre che qui – nella maggior parte dei casi – questi mondi sono ad appannaggio di locali squallidi e persone poco raccomandabili. Per lei è un po’ come la differenza tra una comunità di ricerca e una di film porno.

Nonostante questo, Eva sta cercando di portare avanti questo lavoro anche in Italia, ma tra grandi difficoltà. Secondo lei, nel nostro Paese spesso manca la conoscenza. Il modo stesso in cui si parla di questi argomenti denuncia una chiusura mentale o quanto meno una mancanza di esperienza, di consapevolezza sessuale. Ancora una volta – come in molte altre interviste di questo viaggio – torna prepotentemente alla luce la mancanza di una corretta educazione sessuale in Italia.

Noi non possiamo che essere d’accordo e nel nostro piccolo cerchiamo di contribuire a rompere questi tabù parlando di questi argomenti “scomodi” pur consci di infastidire una parte dei nostri lettori e delle nostre lettrici. Ma – come Eva – scegliamo di non fermarci e di continuare ad approfondire. Il nostro compito è sempre lo stesso: porre domande, raccontare, scoprire, trasmettere ciò che i mass media ignorano. A voi la scelta, le scelte. A noi il compito di aiutarvi a conoscere per poterle fare in libertà.

Buon cambiamento.

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