Il primo Asilo nel Bosco altoatesino, dove le maestre sono la neve e la pioggia
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Bolzano, Trentino Alto Adige - È una giornata di inizio ottobre in Alto Adige, il paesaggio assume i primi colori dell’autunno, ma sulle montagne l’erba dei prati è ancora verde tra le foglie cadute dagli alberi. Siamo a 1150 metri di altitudine, sull’altopiano del Renon. È mattina presto e noi ci dirigiamo verso la località Stella, che dal 2013 ospita il primo Asilo nel Bosco altoatesino: il Waldkinder Lichtenstern.
Lì ci aspetta Ingrid, psicoterapeuta, iniziatrice del progetto e direttrice dell’asilo. Ingrid ci conduce nel bosco, dove i bambini stanno già giocando. Sentiamo le loro voci da lontano. Ci avviciniamo con discrezione per non disturbare le attività, ma ci rendiamo subito conto che la nostra presenza non è di alcun interesse per i piccoli, che sono impegnati nelle loro occupazioni.
«Sono molto felice di questa scelta», ci racconterà a fine mattinata Patrizia, mamma di uno di loro. «Mi incoraggia vedere quali belle personalità diventano i miei bambini. Spesso mi mostrano il fascino per il mondo che ci circonda, per il nostro mondo, ed è bello notare come riescano a riportarti nella presenza del momento e a trascinarti con loro».
Li osserviamo: alcuni di loro fanno merenda in cerchio intorno al fuoco e ascoltano la favola che l’educatrice Cornelia sta leggendo. Un gruppo di tre bambini sta lavorando alla costruzione di una struttura di assi e bastoni. A giudicare dalla loro espressione e dalla serietà con cui ci si dedicano, ognuno con un attrezzo in mano, deve essere qualcosa di molto importante. Altri corrono intorno cantando, saltano sui tronchi, si arrampicano sugli alberi, si precipitano lungo il prato che circonda il bosco e tornano indietro.
Immaginano una storia che possiamo solo ammirare senza capire e la vivono con intensità e gioia. Noi ne approfittiamo per scambiare quattro chiacchiere con Ingrid.
Partiamo con la domanda che tutti si pongono quando sentono parlare di Asilo nel Bosco: come fanno i bambini a stare sempre fuori, anche con il brutto tempo?
I bambini non hanno alcun problema con il tempo. Quasi mai li abbiamo sentiti lamentarsi di questo. Quando piove o nevica sono semplicemente vestiti in modo adeguato, è molto importante che l’abbigliamento sia quello giusto. Quando fa freddo accendiamo un fuoco nella iurta e loro entrano per scaldarsi, ma poi tornano comunque fuori a giocare, anche se piove.
L’asilo inizia in autunno e termina all’inizio dell’estate, il tempo del freddo, del vento, della neve e della pioggia. Stare all’aria aperta li rende fisicamente più forti, ma non solo, perché questa forza influisce su come crescono, su chi diventano, è una forza che si riflette sulla loro personalità.
Quali attività offrite nel vostro asilo?
Tutte le cose che negli altri asili si fanno al chiuso possono essere fatte anche all’aperto. Si può cantare, raccontare storie, leggere poesie, fare lavori manuali. Seguiamo il ritmo delle stagioni. Ma soprattutto restiamo a disposizione dei bambini, per sostenerli nel loro desiderio di scoperta, per accompagnarli, per aiutarli nelle situazioni di conflitto.
Qui non abbiamo giocattoli, ma strumenti di lavoro con i quali si divertono molto. Ai bambini piace tenersi occupati con i cosiddetti “materiali non strutturati”: la terra, l’acqua, i bastoni, le pietre, le foglie. Li usano per i giochi di ruolo e con la fantasia li fanno diventare ciò che vogliono.
Il nostro sguardo cade nuovamente sul gruppo di bambini costruttori, che nel frattempo si è allargato. Ora stanno scavando un grosso buco sotto alla struttura fatta di assi. Sembrano organizzati, ognuno svolge un compito, ma senza discuterne, spontaneamente, come fosse naturale per loro collaborare.
Cosa si impara in un Asilo nel Bosco?
Lo sviluppo sensoriale e motorio del bambino sono affidati alla natura. Qui non serve fare esercizi per l’equilibrio, per la motricità, per l’udito, per la vista: i nostri bambini queste capacità le sviluppano saltando fra i sassi, correndo fra le radici degli alberi, ascoltando il bosco, osservando gli uccelli, acchiappando un insetto, raccogliendo bacche e erbe curative, intagliando bastoni, costruendo capanne.
E poi imparano a interagire in modo sano. Negli asili tradizionali, dove i bambini possono nascondersi dietro un puzzle, un lego o un giocattolo, è più difficile imparare a relazionarsi con gli altri. Qui i bambini non possono davvero evitare di socializzare. Non ci sono muri o porte. Il loro legame è forte, sono molto connessi, così che lo spazio in cui sono non è più importante.
Nella vostra iurta, accanto ai disegni e ai lavori dei bambini, abbiamo visto un pezzo di tessuto appeso recante un grande “Danke” e la scritta “Grazie, cara Ute per la tua bella idea”. Puoi raccontarci qualcosa di più di lei?
La mia amica Ute: otto anni fa ha avuto lei l’idea di fondare questo Asilo nel Bosco. Nonostante la nostra vicinanza culturale con i paesi del Nord, in cui questo concetto educativo è praticato con successo da molti anni, inizialmente la nostra proposta era vista come qualcosa di stravagante, di cui non c’era bisogno. L’offerta degli asili pubblici era buona e ai bambini di tutte le età non mancava certo il contatto con la natura. Ci sono voluti tempo, pazienza e molto lavoro per far comprendere i benefici del nostro concetto educativo, la Wildnispädagogik, ovvero la pedagogia nella natura.
Poco dopo Ute si ammalò di cancro e il primo autunno del progetto lo trascorsi nel bosco con Leander, il terzo fondatore. Io, lui, i nostri due bambini e nemmeno una domanda d’ingresso. Ute se ne andò presto. Ebbi la sensazione che fosse rimasta in vita fino a quando ho potuto prometterle che avremmo continuato questo Asilo nel Bosco. Il progetto dell’asilo è poi cresciuto insieme ai primi bambini che lo hanno frequentato e ora abbiamo anche la Scuola nel Bosco Lichtenstern.
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