Arrivederci BB, la tua storia diventa quella di tante altre donne
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Tanti sono i frutti che ho visto e vedo ogni giorno germogliare nel libro immacolato della mia nuova vita. Tanti i doni della mia rinascita. A partire dai più banali come stare in piedi e compiere pochi passi, impugnare la penna – mia cara amica di sempre –, leggere la pagina di un libro, mangiare da sola con le posate, lavarmi, vestirmi in autonomia e tanti altri gesti, così automatici per la maggior parte delle persone, da sembrare scontati.
Io, però, ho imparato a non dare nulla per scontato e ad affrontare le sfide quotidiane tenacemente, con paziente costanza e cauta attesa. Fin dall’incidente, la mia reazione è stata sorprendente: inconsciamente ho tirato fuori una forza e una tenacia incredibili, ma anche un’insicurezza e una fragilità comprensibili. La stessa forza che fa amare e odiare la vita in ugual modo. E, quando si rischia di perderla, questa nostra banale vita, se ne comprendono davvero i valori e si nutre il bisogno di dare un senso e una giusta direzione al proprio cammino.
Con il cadere delle prime foglie autunnali, la cicatrice dell’ultima operazione ha qualcosa che non va. Questo mi costringe a tornare in ospedale e subire un altro intervento per la rimozione dell’opercolo cranico. Passano l’autunno e poi l’inverno: mesi duri e gelidi in cui vivo senza opercolo cranico protetta da un casco alquanto grottesco. Moderna Persefone, vivo nell’Ade della mia casa di Roma, ma non riesco a darmi per vinta. Al contrario, senza mai perdermi d’animo mi rifugio nelle mie passioni: scrivo e cammino. Con lo sbocciare della primavera, l’ultimo intervento chirurgico per “rimettere la testa apposto”: mi avrebbero cucito addosso un opercolo di materiale plastico biocompatibile, costruito in 3d.
Spesso è nei percorsi più lunghi e faticosi che si scoprono paesaggi mozzafiato. Tuttavia, la costrizione a procedere lentamente, rende il dettaglio più sbalorditivo. I sensi, desti e più acuti, permettono di scoprire tesori inaspettati. Io li annoto tutti, sul mio inseparabile taccuino dipingendo pennellate di parole e schizzi di natura. Ed è così che si compie un altro miracolo: la scrittura mi permette di rielaborare tutto quanto e di viverlo come spettatrice sorridente e soddisfatta di me stessa. L’arte del raccontare e del raccontarsi è l’ancora a cui mi aggrappo nel mio lungo e faticoso viaggio. Medicina dall’inesauribile efficacia terapeutica e dal sapore miracoloso. Talismano che mi accompagna perfino in ospedale.
“Continua a scrivere, BB”, mi ripeto nei momenti più difficili. “Continua a seminare, amare, pensare positivo, a crederci e a non mollare mai. E soprattutto, continua a vivere come fai e a scrivere come sai. Sarà esemplare per tante altre storie. Sarà la forza di tanti altri percorsi. Sarà la dimostrazione per molti che ce la si può fare. Sempre, nonostante tutto.”
Tutto passa. Tutto scorre. Arriva la primavera e poi l’estate. Persefone torna sulla terra e la Natura esplode, di nuovo, generosa. A cosa servirà tutto ciò? Nessuno lo sa, d’altronde non ho mai preteso un finale da favola per la mia storia. Il resto è ancora da tracciare e scrivere. Passo dopo passo. Parola dopo parola. Con pazienza e con amore.
Cammina e scrive BB. Scrive e cammina. Pagina dopo pagina, traccia le righe della sua incredibile Storia. Raccontarsi è la cura. Scriversi è la strada. Le emozioni sono l’ancora che salva da ogni naufragio, e le parole sono la bussola. Si diventa se stessi, parola dopo parola procedendo sul sentiero dell’autobiografia: strada di pagine emozionanti e di narrazioni resilienti. Allora, sì, che si scopre la veridicità del proprio “Io molteplice”.
“Se una cosa non si racconta, semplicemente non esiste. Raccontando sconfiggiamo il tempo” e guariamo dalle ferite più profonde. Ci prendiamo cura del sé e facciamo in modo che tutte le emozioni più dolorose e gli ostacoli più impervi, si trasformino in parole di tenacia e resilienza. Raccontarmi è diventato a tal punto un aspetto fondamentale del mio essere, da aver permesso di dare sfogo a tutte le mie paure più inconsce permettendomi di plasmarle in forma autobiografica e taumaturgica. E ciò è ancora più vero nella mia storia recente di morte e rinascita: un racconto che si manifesta, oggi, a capitolo chiuso, come una sorprendente favola scritta con la penna della tenacia e l’inchiostro della memoria. Una memoria che si fa testimonianza di quanto la scrittura possa essere terapeutica per un sé alla berlina, ferito nel corpo e nell’animo.
L’essere è eterno, l’esistenza un passaggio, la memoria eterna ne sarà il messaggio… e la memoria terrena deve esserne la prova. Questo ho promesso a BB il giorno che la mia anima è tornata nel corpo per offrirmi una seconda possibilità. Perciò, questa nuova vita la percorro come un passaggio memorabile e faccio in modo che ogni singolo passo, ogni istante e ogni parola della mia storia sia dedicato a renderlo tale. Per mesi, ognuno di voi ha accompagnato la mia rinascita pubblicata a puntate su questo giornale. Ora, però, è il momento di voltare pagina e di dare spazio ad altre storie. Perché raccontarsi e raccontare storie ha un’enorme forza centripeta concentrando intorno al sé che si narra una rete di anime empatiche e cuori palpitanti.
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