4 Ott 2021

La Repubblica degli Stagisti: “La pandemia ha colpito chi già prima aveva meno diritti”

Scritto da: Redazione

Meno stage e meno assunzioni post stage: la pandemia colpisce i lavoratori che da sempre godono di meno garanzie. È l'amara conclusione tratta della Repubblica degli Stagisti, che ha rilevato nel suo focus come solo il 15% degli stagisti ottenga un contratto a tempo indeterminato.

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Meno della metà saranno assunti e pochissimi tra loro lotteranno un contratto a tempo indeterminato. Eppure lo stage è ancora considerato la principale porta di ingresso nel mondo del lavoro – a volte proprio un “passaggio obbligato” – per l’esercito di centinaia di migliaia di persone che fanno ogni anno esperienze formative “on the job” in Italia: 56mila nel 2019, 234.500 nel 2020 (e contando solo gli extracurricolari!). Ma i dati sono tutti da interpretare, e celano una realtà complessa.

Di fatto le statistiche a disposizione sono poche, elusive, spesso vecchie. «E invece sono fondamentali per valutare l’efficacia dello strumento del tirocinio anche dal punto di vista occupazionale», dice Eleonora Voltolina, la giornalista che ha fondato e dirige la testata online Repubblica degli Stagisti: «Servono ai giovani per sapere cosa aspettarsi, servono ai politici per prendere decisioni sulle misure da attuare e sulle modalità più efficaci per investire i soldi pubblici. Dunque abbiamo avviato una ricognizione, abbiamo ordinato i dati esistenti e ne abbiamo ottenuti di inediti dal ministero del Lavoro: li mettiamo a disposizione del pubblico perché siano lo spunto per riflessioni e nuove policy».

Il risultato sono dodici articoli di approfondimento e proposta con dati inediti, a cominciare dal 43% che rappresenta il tasso di assunzione registrato dal Ministero del Lavoro per gli stage attivati nel 2019, contando le assunzioni avvenute entro i primi sei mesi dalla conclusione del tirocinio. In cifre si tratta di un po’ più di 154mila contratti stipulati nell’arco di 24 mesi – tra il gennaio del 2019 e il dicembre del 2020 – a seguito di stage attivati nel corso del 2019: «Da sapere però che in questo 43% il ministero ha conteggiato insieme le assunzioni “presso stesso datore”, cioè nello stesso posto dove era avvenuto lo stage, e quelle “presso datore differente”, che a nostro avviso invece dovrebbero essere sempre separate», specifica Voltolina.

stagisti

«Inoltre ha conteggiato i contratti stipulati fino addirittura a sei mesi dopo la conclusione dello stage: per dare una fotografia più veritiera dell’efficacia di questo strumento come porta verso il mondo del lavoro invece, nelle “assunzioni post tirocinio” dovrebbero essere prese in considerazione solo quelle avvenute nei primi due, massimo tre mesi dalla conclusione dell’esperienza; il dato sulle assunzioni “tardive” andrebbe fornito separatamente», aggiunge.

Proprio a questo proposito, un dato inedito è quello relativo al numero di persone assunte entro un mese dalla fine dello stage extracurricolare: 103mila nel 2019, 67.500 nel 2020. In entrambi i casi considerando qui solo quelle “presso stesso datore”. «La riduzione del numero di assunzioni immediate post stage tra 2019 e 2020 dipende ovviamente dal Covid: non si è trattato di un crollo drammatico per fortuna, anche considerando che nel 2020 c’è stato un terzo di attivazioni di stage in meno rispetto al 2019», commenta Voltolina. Purtroppo in questo caso non è possibile calcolare una percentuale di assunzione post stage, perché non c’è a disposizione il numero da mettere al denominatore.

La Repubblica degli Stagisti rivela anche il numero di persone che hanno realizzato la “doppietta” stage+assunzione nello stesso anno: 51mila assunzioni realizzate nel 2019 hanno fatto seguito a una “precedente esperienza di tirocinio avuta nello stesso anno”. «In questo caso si tratta di tirocini attivati e interamente realizzati nel 2019 e poi sfociati in assunzione sempre nel 2019 presso lo stesso datore», spiega Voltolina. Nel 2020 i rapporti di lavoro attivati a seguito di una esperienza di tirocinio “avuta nello stesso anno” si sono dimezzati, fermandosi un po’ sotto quota 25mila: «Anche qui la riduzione è da imputare alla pandemia, che ha rallentato gli stage in essere e diminuito le attivazioni».

I 51mila contratti del 2019 rappresentano una percentuale di assunzione post stage del 14% rispetto ai 356mila tirocini complessivamente attivati nel 2019. «Ovviamente non rappresentano la percentuale totale di assunzione post stage 2019, perché molti tirocini cominciati nel 2019 hanno “scavallato” nel 2020 – specifica Voltolina – e risulteranno dunque nei dati delle assunzioni post stage e non “in doppietta” in questo caso, perché l’anno di assunzione non coinciderà con quello dello stage, occorse nel 2020».

Allo stesso modo, rapportando le 25mila assunzioni in doppietta del 2020 al totale dei 234.500 tirocini extracurricolari avviati nel corso del 2020, la percentuale che esce è 10,5%. Il Covid ha dunque diminuito di 3 punti e mezzo percentuali la probabilità di essere assunti dopo lo stage, riducendola, di fatto, di quasi un quarto. Quantomeno considerando questo particolare confronto omogeneo tra dati identici dei due anni 2019 e 2020.

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Eleonora Voltolina

C’è da aggiungere che raramente le assunzioni post stage sono stabili: «Solo il 12%-15% degli stagisti ottiene un contratto a tempo indeterminato», sottolinea Voltolina. «Fortunatamente invece la forbice di ex stagisti che vengono assunti con l’apprendistato, che è un contratto che dura solitamente tra i due e i tre anni, è più alta: tra il 31 e il 44% a seconda degli anni e delle platee prese in considerazione».

Insomma, se il tirocinio extracurricolare sembra non funzionare malissimo per l’ingresso “nell’occupazione”, altrettanto non si può dire per la permanenza in essa. «E quando ci si trova di fronte a dati che riportano assunzioni a tempo determinato senza specificarne la durata, la domanda sorge spontanea: qual è la percentuale di stagisti assunti che però ottengono solo contratti molto brevi, magari di durata inferiore a sei mesi?».

I dati sono ancora troppo pochi per monitorare in maniera puntuale l’utilizzo e l’efficacia dello strumento dello stage come politica attiva per entrare nel mondo del lavoro: «Dal Ministero del Lavoro, e da quello dell’Istruzione e università per i curricolari abbiamo bisogno di ricevere dati; non dati accorpati di trienni o quadrienni o decadi, non dati pubblicati con anni di ritardo. Dati freschi, pubblicati con regolarità, aggiornati, precisi», è l’appello della direttrice della Repubblica degli Stagisti.

«Solo così potremo sapere davvero se il tirocinio funziona come volano per l’occupazione, giovanile e non solo: non va dimenticato infatti che oltre 280mila persone over 35 hanno fatto un tirocinio in Italia tra il 2014 e il 2019; nel solo 2020, pur con le riduzioni numeriche dei tirocini dovute alla pandemia, i tirocinanti 35-54enni sono stati oltre 31mila e gli over 55 più di 7mila, per un totale di più di 38mila stagisti “senior”. Per loro gli sbocchi occupazionali post stage sono ancor più fondamentali e, dai pochissimi dati a disposizione, anche purtroppo meno frequenti».

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