Popmecca: “Costruisco giocattoli in cartone per insegnare ai bambini a volare con la fantasia”
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La Spezia - La nascita di un bambino stravolge la vita e cambia totalmente il proprio punto di vista sulla realtà. E qualche volta regala ai neogenitori anche un pizzico di pazzia e un nuovo slancio creativo. Proprio così e letteralmente “per gioco” ha preso vita Popmecca, un marchio spezzino di giocattoli artigianali. «Quando è nato mio figlio – racconta Giorgio, il fondatore – mi sono messo in testa che forse potevo evitare di comprargli giocattoli e che invece potevo realizzarli io con le mie mani».
L’idea di Popmecca è nata proprio dalla voglia di un papà di sperimentare una tecnica molto semplice: «Volevo costruire giochi facili da assemblare, dando nuova vita a un materiale destinato alla discarica, il cartone». Così aerei, barche, macchinine, roulotte e molto altro, da montare e smontare, a seconda del gusto del bambino, danno a ognuno la possibilità di esprimersi liberamente nel gioco.
Anche per questo Giorgio ha sempre cercato di coinvolgere Pietro, suo figlio, come “collaudatore” dei prototipi: «Volevo insegnargli che spesso le cose più semplici, come una scatola di cartone, possono essere reinterpretate e assumere le forme più diverse e fantasiose».
LA STORIA
Giorgio ha un diploma di liceo artistico, è geometra e ha sempre lavorato nel settore del design e dell’arredamento. Da ragazzo ha lavorato come disegnatore all’interno di una falegnameria e la ricerca di quei mattoncini in legno e di tutti quegli scarti di produzione che occupavano le sue pause pranzo, fanno parte del percorso da cui ha preso corpo Popmecca.
Oggi realizza mobili per strutture ricettive e boulangerie: «Il mio pensiero ha sempre ruotato intorno alla forma. In questo senso, il gioco che ho ideato è una sorta di meccano in cartone, con pezzi che si sostengono solo grazie agli incastri». Così Giorgio inizia a realizzare questi giochi che pian piano affollano la camera di suo figlio e gli amici, quando li vedono, restano a bocca aperta. È proprio il loro grande entusiasmo a diventare per lui un’ulteriore spinta a continuare in questa direzione.
Con il tempo si susseguono collaborazioni e si instaurano amicizie, come quella con Francesca Gianfranchi di Giokit, che realizza “giocavestiti” da colorare e personalizzare e con cui prende subito vita un nuovo progetto. «Un giorno Francesca mi chiede un espositore per i suoi capi», racconta Giorgio. «Ne studio uno, naturalmente realizzato in cartone, le piace e questo percorso continua. Inutile dire che questa dimensione, il mondo del gioco, nel tempo ci coinvolge e ci affascina sempre di più».
IL NOME
Popmecca deriva da “Popular Mechanics”, una rivista americana anni ‘50 che proponeva istruzioni per la costruzione di macchine particolari quanto “improbabili”, come le definisce Giorgio, la cui finalità era semplicemente presentare la meccanica come qualcosa alla portata di tutti. «In qualche modo sono così anche i miei giochi e mi piace l’idea che ogni oggetto possa coinvolgere bambini e grandi, che possono così ritagliarsi un momento in famiglia dedicato alla costruzione».
I PROGETTI
Oltre ai giochi da costruire, Popmecca realizza elementi d’arredo, come lampade e piccoli armadietti, sempre legati al mondo dell’infanzia. E organizza anche laboratori e giochi di piazza, collaborando, tra gli altri, con il Festival della Mente di Sarzana, nel programma rivolto ai più piccoli, Creativamente Kids. «Quest’estate, il Pin di La Spezia mi ha dato una nuova opportunità, chiedendomi di realizzare una “ludoteca d’altri tempi” per bambini di tutte le età con giochi artigianali, fatti con materiale di recupero, ed è stata una esperienza molto positiva».
Quella di Giorgio è una storia che fa tornare in mente il libro “Intelligenze creative” di Howard Gardner, in cui si sostiene che sono le persone che frequentiamo quotidianamente e il nostro lavoro a influenzare in modo significativo lo sviluppo delle nostre abilità creative, sia positivamente che negativamente. Questo triangolo quindi, nelle menti più fertili e nei contesti più stimolanti, può incoraggiare la fantasia, magari rimasta sopita, e farci immergere in uno stato “creativo”. Viene voglia di provare.
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