Piantare alberi salverà il mondo, ma attenzione a come lo fate
Seguici su:
Tagliare o piantare alberi? Questa è la questione che si pone di centrale importanza oggi, l’ago della bilancia verso la distruzione o la salvezza del nostro pianeta. Nonostante la battaglia in primo piano oggi sia la pandemia, non bisogna assolutamente mettere in secondo piano una questione altrettanto preoccupante come l’emergenza climatica. Si tratta infatti di due questioni connesse e fondamentali per il futuro del genere umano. Covid e crisi climatica «sono più simili di quanto si pensi», afferma Stefano Mancuso.
In realtà ci sarebbe un’azione semplice quanto efficace da compiere, non tanto per risolvere il problema, quanto per evitare la catastrofe: piantare alberi! Alberi come mascherina per tutelare noi stessi e gli altri, restando nella similitudine. Certo, non c’è ancora il vaccino per la crisi climatica, ma esiste una soluzione per ritardare la deadline. Piantare alberi. Questo il farmaco, tanto semplice quanto potente.
«Circa un miliardo a testa per ogni abitante della terra», aggiunge Mancuso parlando di cifre. «Se noi piantassimo alberi in tutti i luoghi della Terra dove è possibile farlo senza generare impatti negativi con le colture agricole o con gli ambienti a elevata biodiversità, si potrebbe riassorbire dai 2 ai 10 miliardi di tonnellate di CO2 ogni anno», gli fa eco Giorgio Vacchiano, ricercatore in gestione e pianificazione forestale presso l’Università Statale di Milano.
Certo non è questa l’unica soluzione al problema: «È evidente – prosegue Vacchiano – quanto si dovrebbe lavorare in parallelo alla riduzione delle emissioni gassose che, se continuano con questo trend, non ci sarà più spazio sulla Terra per piantare alberi sufficienti ad assorbirle».
Perciò il cammino è segnato: piantare alberi, smettere di deforestare e ridurre le emissioni di CO2. È così che, di fronte a un problema complesso come la crisi climatica, si dovrebbe procedere con una eguale pluralità di azioni risolutive. «Siamo all’interno di un sistema complesso e come tale va trattato», commenta Simonetta Bagella, docente in Scienze naturali presso l’Università di Sassari.
«Di fronte al taglio indiscriminato di alberi – prosegue la ricercatrice –, l’impiego di petrolio e la diffusione abnorme di emissioni di CO2 in atmosfera, è sempre più urgente innanzitutto riforestare laddove si è tagliato e al contempo ridurre l’inquinamento». Sarà solo invertendo la freccia involutiva che si potrà intravedere un futuro migliore per il pianeta.
Piantare alberi dunque, ma quali? Dove e come? Perché deve essere una piantumazione non casuale, ma ben progettata, affinché da elemento positivo e curativo, l’albero non si trasformi in un nemico dell’ambiente e un’aggravante della situazione. Per esempio, spiega Bagella, «molte specie esotiche invasive, piantate nei nostri habitat, hanno creato solo ulteriori problemi invece di risolverli».
L’ampliamento della superficie boschiva infatti non è sempre felice. Ne è prova anche l’aumento incredibile degli incendi e la distruzione delle foreste, eventi di fronte a cui non basta piantare nuovi alberi, magari a rapido accrescimento. Certo, sembrerebbe l’azione più istintiva e urgente da fare, almeno a livello emotivo, tuttavia andrebbe progettata con cautela e attenzione. Perché il bosco non è solo un insieme indiscriminato di alberi: è un mondo complesso, un universo abitato da una biodiversità interconnessa e resiliente.
Bisogna anche avere cura di piantare alberi giusti, al momento e nel posto giusto: è questa la strada per la transizione ecologica che è anche transizione sociale e tecnologica. Piantare alberi subito, con rigore e progettazione. Ne parleranno a novembre i delegati di tutti i paesi della Terra nella discussione sulla messa in atto degli Accordi di Parigi. E tra questi c’è anche il tema della riforestazione.
«Foreste nuove da piantare, vecchie da ripristinare e tutti e tre i miliardi di ettari già esistenti sulla Terra da gestire», prosegue Vacchiano. Questo può fare la differenza per far fronte alla crisi climatica attraverso l’assorbimento della CO2, la mitigazione del clima, la riduzione dell’inquinamenti, specie in città e molte altre potenzialità insite nella piantumazione. A ciò però, deve seguire anche la tutela delle foreste. Perché la foresta bambina ha bisogno di cure e attenzioni per dare il suo massimo e per creare quell’ambiente ricco di biodiversità e intercomunicazione a beneficio di tutti gli esseri viventi.
Le piante hanno già inventato il nostro futuro |
Piantare alberi è anche un’azione che garantisce benefici economici: mette in moto una filiera produttiva etica e positiva; offre lavoro alle persone; ci dà modo di ripensare gli alberi come fonte per la bioedilizia e l’efficienza energetica.
Crescere diversamente: crescere nel rispetto degli equilibri ambientali e dei bisogni di tutti gli esseri umani. Più foreste e meno città. Foreste più tutelate e città meno inquinate. È questa la pianificazione del futuro. Un futuro più green e sostenibile, un mondo più ecologico e meno inquinato. Sembrano banalità e luoghi comuni, eppure è questo l’unico futuro possibile.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento