18 Ott 2021

Medicina popolare sarda: le cure di “nonna” fra scienza, magia e tradizione

Scritto da: Ezio Maisto
Video realizzato da: Ezio Maisto

Gianpaolo Demartis gira da anni per la Sardegna lasciandosi trasportare dai segnali della sua terra. Nonostante abbia studiato solo sugli appunti da lui stesso trascritti dopo i tanti incontri con gli anziani guaritori dell’isola, è diventato uno dei più esperti divulgatori della medicina popolare sarda. Lo abbiamo intervistato nel neonato centro di permacultura rigenerativa che da quest’autunno ospita i laboratori della Libera Scuola di Erboristeria Popolare, di cui è fondatore.

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Cagliari - Qual è il punto di intersezione tra un esperto erborista, un appassionato antropologo e un collezionista di riti magici? Se qualcuno mi facesse questa bizzarra domanda, oggi non avrei dubbi su come rispondere. Direi certamente Gianpaolo Demartis, divulgatore di antichi rimedi per la salute attraverso la Libera Scuola di Erboristeria Popolare Sarda “Calarighe”.

Lo incontro in due luoghi (non a caso) magici. La prima volta accanto a uno splendido nuraghe nel comune di Telti, piccolo centro non distante da Olbia, dove – nella tenuta di famiglia della sua compagna – passa il tempo libero ad allestire, metro dopo metro, percorsi naturalistici fra la flora autoctona della Gallura composti da vere e proprie stanze e passaggi dedicati alle varietà più importanti che crescono spontanee in quella zona.

medicina popolare sarda 1
Gianpaolo Demartis

Il secondo incontro avviene presso il neonato centro di permacultura rigenerativa In Our Garden, nel comune di Quartu Sant’Elena, a pochi chilometri da Cagliari, che dall’inizio di ottobre 2021 è diventato sede della terza edizione della libera scuola “Calarighe”, da lui stesso fondata. Gianpaolo è qui per tenere uno dei suoi laboratori di medicina popolare. Mentre aspetto che si liberi e raggiunga la mia telecamera, mi siedo all’ombra di un cipresso confondendomi con gli altri partecipanti, ad ascoltare i suoi affascinanti “racconti di nonna”.

Sarà perché sono arrivato quando il laboratorio era già iniziato, ma ci metto un po’ a capire che la nonna di cui parla non è una sua ava e nemmeno una persona in carne e ossa (non necessariamente, almeno). “Nonna” è in realtà, nella sua narrazione, “la memoria storica della Sardegna”, quella insita in tutto ciò che si può trovare nella natura dell’isola – animali, piante, corsi d’acqua, sassi… e anche esseri umani –, la tradizione di cui, qualsiasi cosa accada, “non ci si può liberare, perché è scritta negli elementi di questa terra.”

Sono diverse le cose che mi colpiscono durante il suo laboratorio. Una è sicuramente l’incredibile quantità di tratti comuni fra la “nonna” sarda e le “nonne” delle altre medicine popolari; persino di quelle più remote, tra cui la medicina cinese e quella dei nativi americani: dall’idea che lo scopo ultimo della medicina sia quello di espellere la malattia dal corpo fino alle pratiche puntuali, come l’uso di sacchetti contenenti erbe immersi nell’olio caldo per fare massaggi antidolorifici, rimedio comune sia alla tradizione sarda che a quella indiana ayurveda. «L’unica differenza sostanziale fra una medicina popolare e l’altra sono le erbe – precisa Demartis – che sono diverse per ciascuna zona del mondo».

medicina popolare sarda 2

Ma ciò che mi colpisce di più è il modo in cui ha iniziato il percorso che lo ha portato a diventare – nonostante i suoi studi ufficiali siano stati pochissimi (si può dire che abbia studiato solo gli appunti da egli stesso trascritti dopo i tanti incontri con i guaritori dell’isola) – uno dei più esperti divulgatori della medicina popolare sarda. Convinto già dall’adolescenza che la Sardegna fosse un mondo a sé stante infatti, ha deciso di studiarne le peculiarità, fino a quando – dopo aver incontrato per la prima volta un’anziana guaritrice – è stato travolto dalla curiosità per la medicina popolare.

Da allora gira in lungo e in largo per la Sardegna lasciandosi trasportare dai segnali della sua terra. Non solo chiacchierando con i nonni e le nonne di antichi rimedi provenienti dalla tradizione orale, ma anche sperimentando preparati basati sul su sentidu, metodo che lo porta, una volta immerso in natura, a leggere e interpretare i segnali provenienti dall’esterno. La sua ricerca si trasforma così in una vera e propria esperienza mistica, nella quale l’apporto della sensazione ha lo stesso valore, né più né meno, di un manuale universitario o di uno studio antropologico.

Confesso di non essere mai riuscito a sanare il conflitto tra la mia parte più razionale e quella più istintiva nei riguardi della medicina. La prima mi ha sempre suggerito di fidarmi solo di chi ha studiato sui libri, negli ospedali e nei centri di ricerca. La seconda ha sempre creduto, nel profondo, che siamo noi i migliori medici di noi stessi; siamo noi, benché profani della materia, i primi a poter capire le ragioni dei nostri malesseri, squilibri, tormenti fisici… e a poter trovare istintivamente, se lo vogliamo, il modo di guarirli.

Ebbene, con mia somma gioia, man mano che Gianpaolo prosegue con la descrizione delle proprietà curative del lentisco, del mirto, del ginepro, della lavanda e di decine di altre piante spontanee della zona; via via che i partecipanti al suo laboratorio si sparpagliano fra gli alberi e i cespugli alla ricerca della propria personale ispirazione che li porterà a raccogliere cisto o finocchietto, carota selvatica o acetosella, camomilla selvatica o silene; a poco a poco sento che mente e cuore, i due contendenti in eterno conflitto presenti dentro di me (e forse dentro ciascuno di noi), stanno giungendo a un epocale armistizio.

E con un conflitto in meno forse anch’io, grazie alla medicina popolare, mi sentirò un po’ più sano. Perché in fondo – come ripete Gianpaolo a tutti un minuto prima di dirigersi verso la mia telecamera – “nonna non sa niente di malattia, ma sa molto di salute.

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