La Liguria, il maltempo e la consueta conta dei danni: che strumenti abbiamo per proteggerci?
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In Liguria l’arrivo dell’autunno è sinonimo di maltempo e dell’alternarsi delle consuete allerte meteo. Il 4 ottobre è stato un lunedì nero per il territorio ligure, che ha registrato il record europeo di sempre di pioggia rilevata. In particolare, nell’entroterra genovese, a Rossiglione, sono caduti 740,6 mm d’acqua in 12 ore, mentre a Vara Superiore, nel savonese, 377,8 mm in 3 ore, record nazionale in questo intervallo di tempo.
«Oggi si è scritta una delle più tremende pagine della storia della meteorologia italiana e non solo. La maggior parte di noi non acquisirà mai la reale coscienza di cosa, come e perché è accaduto ciò che è successo oggi tra quei dorsi montuosi», si legge sulla pagina Faebook di Limet, l’associazione di meteorologia ligure. E ancora: «In Liguria piove più violentemente che in qualunque altra parte del mondo extra-tropicale. Questo è un dato di fatto. Ed è davvero arrivata l’ora di accettarlo. La prevenzione e la gestione del rischio idrogeologico devono diventare una priorità massima, assoluta, che non può e non deve conoscere attenuanti».
Diverse frazioni sono ancora isolate per via delle frane, alcune strade interrotte, la linea ferroviaria è stata sospesa per due giorni e sono state sfollate diverse famiglie. Un evento, quello del 4 ottobre, di ampissima portata, tanto da essere stato affrontato anche da Greta Thunberg e da testate internazionali d’oltreoceano.
In che modo possiamo fronteggiare questa ciclica emergenza e quali strumenti ha il cittadino per proteggersi dal maltempo? Ne ho parlato proprio con Daniele Laiosa, il presidente di Limet, l’associazione che ogni giorno contribuisce attivamente alla divulgazione di una disciplina, la meteorologia, che in Italia non trova ancora giusto riconoscimento e adeguata visibilità.
Come definite ciò che è accaduto nei giorni scorsi in Liguria?
Stiamo parlando di un evento alluvionale senza precedenti, non tanto per gli effetti al suolo in termini di devastazione o di danno economico e ambientale – la maggior parte dei territori colpiti ha acquisito nel tempo una resilienza a un certo tipo di stress idrologico –, ma unico per il quantitativo di pioggia registrata nelle diverse unità di tempo.
Com’è spiegabile questa pioggia record? O non è spiegabile?
La mancanza di cultura meteorologica non fa percepire ai più la straordinarietà della pioggia caduta. La frequenza di questi eventi estremi e l’aumento dell’intensità delle precipitazioni sono certamente spiegabili. Si parla di tropicalizzazione del clima mediterraneo: di fatto c’è una sempre maggiore energia disponibile allo sviluppo e alla persistenza di questi sistemi temporaleschi e questa maggiore energia dipende a sua volta da un aumento del calore a livello planetario, il global warming.
L’alto grado di rischio idrogeologico a cui la Liguria è esposta fa sì che durante le allerte meteo i danni siano sempre più ingenti, soprattutto nei centri urbani vicino ai fiumi. Com’è più opportuno attivarsi secondo voi per fare prevenzione?
Possiamo sempre considerare valida l’equazione “formazione = prevenzione”. La coscienza del rischio idrogeologico è ancora troppo bassa in Italia, Liguria compresa. Sia gli enti istituzionali che le associazioni riconosciute come la nostra devono continuare ad organizzare eventi – in presenza oppure online – per divulgare questi particolari temi e, di conseguenza, sensibilizzare maggiormente la comunità.
Qual è il problema di sicurezza ambientale più urgente da affrontare in questo momento?
Le grandi opere per la mitigazione del rischio idraulico e idrogeologico non possono del tutto risanare una condizione di dissesto, soprattutto in un territorio urbano complesso come quello ligure. Inoltre, dove in qualche modo è stato possibile realizzarle, non è detto che siano dimensionate a sufficienza per questo tipo di eventi estremi.
Riteniamo che sia più efficace fronteggiare il problema di sicurezza ambientale con un piano di protezione civile comunale che si fonda su un efficace e costante monitoraggio del fenomeno in corso. Quest’ultima è un’attività a cui l’associazione Limet tiene molto: la nostra rete osservativa si sviluppa grazie alle oltre 150 stazioni sempre online. Nel corso di un evento meteorico come quello di lunedì scorso, poter avere il dato aggiornato in tempo reale di un pluviometro posto alle sommità del bacino idrografico e di un idrometro che rileva l’innalzamento progressivo del torrente, può essere molto utile. I vantaggi ci sono sia per gli addetti ai lavori – per l’attuazione delle procedure di messa in sicurezza di una piccola o grande città – che per il singolo cittadino, più consapevole, come dicevamo, e quindi in grado di potersi rendere conto della criticità della situazione e di adottare le cosiddette misure di autoprotezione.
La meteorologia può stare al passo dei cambiamenti climatici in atto?
Sì, lo sta facendo. La modellistica meteo in particolare si è affinata molto nel corso degli ultimi anni ed è in grado spesso di riconoscere nelle mappe di previsione della precipitazione o del campo dei venti queste strutture temporalesche stazionarie, le cosiddette “autorigeneranti”. Chiaramente è sempre necessario affiancare il lavoro “umano” di un previsore che sia in grado di interpretare e di contestualizzare il fenomeno. Sappiamo bene che non esiste l’infallibilità in questa scienza complicata, ma l’evoluzione della tecnologia e la crescita del calcolo computazionale hanno mitigato l’errore rispetto al passato.
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