Marta: donne e antiproibizionismo per il futuro della canapa italiana
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Roma, Lazio - «Le donne non sono una piccolissima percentuale tra i grower, ma non ancora esattamente la metà del cielo», osserva Marta Lispi immaginando presente e futuro del mondo della canapa italiana. La sua storia personale e lavorativa è strettamente legata a questa coltura, poiché si occupa di produzione e rivendita di cannabis light, ma è anche consulente e formatrice.
«In questo campo – sottolinea – ho una particolare inclinazione verso la ricerca del ruolo delle donne in questa filiera industriale e anche i processi di legalizzazione. «Ho studiato molto, non solo a livello legislativo e scientifico, ma anche sociale».
Per inquadrare la questione Marta cita l’esempio degli Stati Uniti, dove «l’analisi del mondo delle minoranze che lavorano nel mondo della cannabis testimonia come questa filiera agricola sia capace di assicurare un sostentamento anche a persone che devono operare un cambiamento nella loro vita o che hanno problemi di inclusione».
Come grower, accanto alla coltivazione di canapa, Marta ha avviato un’altra linea di floricoltura di erbe aromatiche (lavanda, melissa, calendula), utili anch’esse in molti preparati erboristici: «Ho avuto la fortuna di dedicarmi a questo mondo prima del 2016 e dell’avvento della Legge 242, avendo lavorato al primo Canapa Info Point (CIP): ho vissuto il cambiamento e posso dire che il mondo canapa prima della 242 era più vero e bello».
Il discorso prosegue sui binari paralleli degli aspetti di genere e di quelli legali: «Ho studiato le legalizzazioni che sono nate in certi paesi – prosegue Marta – e ho notato che ancora una volta protagoniste sono le minoranze, in particolare le donne. La canapa industriale italiana è un mondo friendly per le donne e molte si stanno rimettendo in gioco, incluse madri con tre lauree, trovando un lavoro adatto a conciliare tutte le loro esigenze, ma soprattutto le loro aspettative».
Quello della canapa italiana è un mondo ad altissima competenza e la filiera produttiva è amplissima: «Le donne sono veramente affini alla natura e alla ricerca, non è quindi un mistero il fatto che esse eccellano. La terra, le piante, ti salvano la vita. Non sono nata in una famiglia di agricoltori, anche se mia nonna coltivava un orto convenzionale. Attenta a cosa mangiavo e cosa usavo, mi sono avvicinata per passione agli orti sinergici e al mondo delle coltivazioni biodinamiche. Era, appunto, solo una passione, che è diventata un lavoro solo quando ho conosciuto la canapa».
Come ricercatrice del mondo della canapa al femminile, Marta ha creato una sorta di vetrina online, MissJoint, su cui è stato pubblicato il manifesto delle donne nella canapa e dove altre donne possono raccontare e mettere in gioco le loro competenze in questo settore: non solo floricoltura e lavorazioni erboristiche, ma anche alta cucina, veterinaria e tanto altro.
«Avendo intervistato moltissimi esperti in tutti i paesi – conclude Marta – spesso condivido le raccolte del mio database per aiutare associazioni e altri enti che non hanno potuto dedicare lo stesso tempo ad approfondire una materia la cui complessità spesso penalizza un mercato legale di sicuro reddito. Sono ancora più convita di questo, avendo vissuto sia la versione “naif” di questo settore che quella caratterizzata da una filiera più strutturata».
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