La disabilità non è un atto eroico, io racconto prima di tutto le persone
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Sono Elena, ho 29 anni e sono in carrozzina dalla nascita per una paralisi cerebrale infantile causata da un’esposizione fetale ad alcol e sostanze stupefacenti.
Collaboro con Italia Che Cambia da diversi mesi e ho proposto di poter raccontare la disabilità partendo proprio dalla parola stessa che, per come sono stata cresciuta e abituata a concepire le diversità che contraddistinguono ogni essere umano, ho sempre pensato avesse qualcosa di negativo al suo interno.
“Dis” sottolinea la mancanza, quindi la parola racconta letteralmente la mancanza di abilità. Ho sempre pensato che ci fosse bisogno di una rivoluzione che partisse dalle parole e che proprio partendo da queste si potesse educare la società all’inclusione e al cambio di prospettiva.
Vorrei iniziare a raccontare la disabilità in un mondo che cambia ed è in continua evoluzione togliendo il suffisso “negativo” della parola che tutti ormai conosciamo e usiamo per definire chi vive quotidianamente delle difficoltà invalidanti.
Ho scelto di modificarla mettendo in risalto tutti quegli aspetti e quelle abilità che fanno parte di ogni essere umano, che lo contraddistinguono e lo rendono unico nel suo genere al di là di una carrozzina, una protesi o qualsiasi altro ausilio possa esserci che aiuti a diminuire il vuoto che c’è tra la propria difficoltà ed il mondo circostante.
È così che nasce ThisAbilità (Queste Abilità). Una rubrica mensile che parlerà di persone e le racconterà attraverso passioni, progetti e tutti quei temi, spesso ancora oggi percepiti come tabù, di cui si parla ancora troppo poco e che hanno un bisogno impellente di non rimanere all’oscuro. Scriverò dì tutto ciò che costituisce e costruisce un mondo sempre più inclusivo e sempre meno discriminante.
Un mondo che parli a tutti. La presentazione della mia nuova rubrica voglio concluderla con una citazione tratta da una serie televisiva ispirata da romanzi che raccontano la vita di Rocco Schiavone, un burbero vicequestore romano: “Ray Charles è diventato cieco, mentre Steve Wonder è cieco dalla nascita. Steve Wonder ha provato l’assenza, mentre Ray Charles la perdita“. Mi ha colpita molto questa frase, perché racchiude esattamente grandi discorsi che mi sono cari e che spesso mi trovo a vivere in prima persona.
La disabilità non è un atto eroico, non necessariamente deve essere raccontata in positivo o almeno non solo. Può essere raccontata l’assenza, può essere raccontata la perdita e non bisogna averne paura. L’importante è non perdere la consapevolezza che, prima di tutto, si raccontano le persone.
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