28 Ott 2021

Combo Suonda, la band che suona seguendo il linguaggio dei segni per superare le barriere

Scritto da: Maria Desiderio

Ritmo con Señas, in italiano "ritmo con i segni". Già, perché in questa band molto particolare i musicisti e il direttore d'orchestra comunicano fra loro non con le parole ma con i gesti, usando questa modalità comunicativa nata per aiutare le persone con disabilità per rendere più democratica e orizzontale la composizione musicale e l'esperienza musicale stessa. Nasce così un flusso artistico fluido e spontaneo, capace di azzerare le differenze di lingua, origine e cultura per produrre qualcosa di straordinario e completamente nuovo.

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Padova, Veneto - Descrivere la Combo Suonda con una frase? Lavorare sul processo musicale e non sul prodotto musicale! Basta una manciata di parole lanciate come sassolini sull’acqua per capovolgere il modello al quale siamo assuefatti e che nell’immaginario collettivo si condensa nel tipo di offerta musicale che, chi più chi meno, ciascuno è abituato a consumare.

Questa immersione nel complesso e stratificato mondo della Combo Suonda inizia con un viaggio virtuale nella capitale argentina di Buenos Aires: è tra i tentacoli di questa megalopoli che ha visto la luce il Centro de Estudios de Ritmo y Percusión con Señas CERPS diretto da Santiago Vázquez, eclettico musicista dalla formazione multiculturale e ideatore della lingua dei segni e del rispettivo manuale.

Arrivato in Italia intorno al 2015 e disponibile fino a oggi solo in spagnolo e in inglese – verrà divulgato nella versione italiana nel 2022 –, si tratta di un linguaggio non verbale composto da circa 150 segni diversi con i quali il conduttore o direttore può dirigere l’orchestra.

La figura del conduttore che utilizza le dita per comunicare con i musicisti che interpretano e compongono in base ai segni e all’interno di essi, non ha però un ruolo direzionale frontale con gli altri componenti; si tratta più di una comunicazione reciproca, uno sguardo obliquo basato sul principio dell’ascolto e dall’elasticità, dal momento che a seconda delle diverse interpretazioni che si danno dei diversi segni cambia il processo creativo, che in questo modo è in continua evoluzione.

combo suonda 1

Torniamo allora all’esperienza italiana: la Combo Suonda di Padova è certamente uno dei gruppi più vivaci della nascente rete italiana del Ritmo con Señas. Vi sono infatti anche Play the Ritmo, l’Orchestra Improvvisata e Quilombo a Roma e l’Orchestra Libera Tutti dell’Elba oltre all’esperienza padovana, che ogni venerdì sera performa nello spazio dei Carichi Sospesi, Teatro indipendente patavino, oltre ai laboratori settimanali di studio e ricerca aperti a chiunque voglia sperimentarsi nell’apprendimento di questa lingua musicale.

Ogni direzione è quindi un processo creativo unico e non ripetibile, anche se replicabile in forme sempre diverse. Grazie all’esperienza della scuola argentina è stata possibile la diffusione di questo metodo, che apre la possibilità di introdurre e praticare un cambio di prospettiva radicale che tiene insieme due aspetti: la musica come fine e la musica come mezzo.

La musica come fine è il luogo di ricerca artistica e musicale volto all’esperienza performativa, la costruzione di un ambiente musicale sano ed elastico in cui la comunità possa gradualmente crescere, mettersi in discussione sperimentando il tentativo di svincolarsi dalla singolarità individuale. Si ricerca sé stessi all’interno di un gruppo che è parte integrante della ricerca stessa.

Alla base di questa esperienza vi sono la necessità dell’ascolto dell’altro, nella sua forma più cristallina e sincera, e la dimensione della cura: prendersi cura del progetto vuol dire prendersi cura della comunità, costruendola un pezzetto alla volta e garantendone collettivamente i processi democratici.

Far parte di una comunità pneumatica con l’ambiente esterno che comunica e non tende all’esclusione, ma all’inclusione consapevole, è uno degli aspetti più interessanti di questo progetto che inevitabilmente non vuole e non può essere esclusivamente musicale.

Rompere l’individualismo musicale e mettere in circolo le competenze dei singoli partecipanti è la sfida di quest’esperienza variegata ed eterogenea che in Italia sta trovando un terreno fertile e recettivo. Si sono formati e continuano a formarsi differenti gruppi che sperimentano questo linguaggio in diverse declinazioni, ma che riescono anche a contaminarsi, scambiare esperienze, mantenere la propria identità e allo steso tempo riconoscersi in una rete più grande, una comunità di comunità che unisce la musica alle relazioni interpersonali.

combo suonda 2

Potremmo azzardarci a dire che si tratta di una musica che per essere esperita in profondità ha bisogno di altri sensi oltre all’udito: la vista è infatti altrettanto importante, per guardare l’interazione tra chi conduce e chi suona. Ma anche ciò che accade tra i diversi musicisti, che insieme tessono un tappeto musicale sempre diverso, è difficile da descrivere: si crea quella magia particolare di quando si ha il privilegio di assistere alla schiusa di un uovo.

I musicisti, insieme alla conduzione, sono il tessuto elastico della creazione. L’improvvisazione può espandersi grazie a un linguaggio comune che rende possibile far suonare persone dagli idiomi diversi e che magari provengono dalle parti opposte del pianeta, ma che possono creare musica insieme; condividendo la conoscenza di questo linguaggio è possibile partecipare a un esperienza di creazione collettiva, intergenerazionale ed eterogenea.

Altra caratteristica della Combo Suonda è quella di dedicare una parte dell’esperienza performativa all’apertura della scena: allo spettatore non è imposto un ruolo puramente di godimento passivo dell’esperienza musicale, al contrario la dimensione del palco aperto e della partecipazione, per chi lo desideri, alla performance è una delle caratteristiche che rendono la Combo Suonda molto più che un semplice gruppo musicale. La stessa definizione di gruppo non si adatta all’organismo cangiante della comunità.

L’altra ramificazione generata da un nucleo comune – che appunto è quello della lingua dei segni – è l’aspetto pedagogico. La musica come mezzo quindi, che può assumere una duplice valenza: quella del “laboratorio”, luogo di studio, confronto e crescita, ma anche quella del metodo con cui scardinare alcune dinamiche di gruppo, anche all’interno di contesti chiusi come ad esempio i centri diurni, le carceri, le case famiglia, ambienti che per definizione isolano le diverse comunità dal mondo esterno, così in un tempo fermo grazie a una lingua comunicata attraverso le dita è possibile sperimentare e contribuire alla costruzione di un linguaggio nuovo.

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