Casa delle Sementi: un vecchio mulino rinasce per coltivare la biodiversità
Seguici su:
Asti - «Guardi, a Monastero c’è quel mulino sfitto, uno dei migliori della vallata. Piantetela lì col vostro litigare: lei resti a Ponti e il sor Luigi vada a Monastero. Quando fra voi ci saran due Bormida frammezzo vi vorrete di nuovo un bene dell’anima”. Augusto Monti, “I Sanssôssíì».
A Monastero Bormida c’è un mulino, anzi, per la precisione un ex mulino. Possiamo considerarla una ben conservata e tradizionale “testimonianza” di quell’archeologia artigianale di cui ogni comunità rurale dovrebbe andare fiera, impegnandosi a conservarne la memoria e facendola rivivere sotto nuove e inedite forme. Il mulino di Monastero Bormida è soprattutto il progetto di un gruppo di persone, agricoltori e associazioni che vivono nella valle e che hanno deciso di riunirsi intorno al progetto della costruzione di una Casa delle Sementi, che in alcuni locali dell’antico Molino Polleri sta lentamente prendendo vita.
Per poter comprendere appieno la visione di questo progetto nascente è necessario fare un passo indietro per raccontarvi che cos’è una casa delle sementi. Per coloro che non ne avessero mai sentito parlare, si tratta di un’esperienza collettiva che si rivolge a tutte quelle persone che vogliono portare avanti un percorso di mutualismo per contrastare la perdita progressiva di varietà agricola causata da modelli agroindustriali e monocolturali e che, credendo in uno stile di vita basato sul cibo sano e naturale, condividono il piacere di riprodurre, coltivare e scambiare il frutto della propria passione agricola.
Sono esperienze ormai diffuse nelle comunità rurali di ogni parte del mondo e rappresentano uno strumento di conservazione e diffusione delle sementi contadine, locali e tradizionali. Tramandate da contadino a contadino, testimoniano il valore delle comunità di pratica e la volontà di costruire un’autonomia collettiva per prendersi cura delle sementi e tornare a essere “maestri” e non semplici consumatori.
Così il progetto nasce in Val Bormida, territorio che con la sua notevole estensione e variabilità idrografica e territoriale è sempre stato uno scrigno di biodiversità agricola. E ora, grazie a questo lavoro collettivo di coltivazione, conservazione e scambio, è pronta a tornare un riferimento anche per i territori limitrofi in cui la monocoltura è diventata ormai imperante.
Monastero Bormida si trova a metà strada fra le pianure alessandrine e l’alta valle appenninica: proprio qui si è incontrato un gruppo di abitanti della valle insieme a diverse associazioni per portare avanti questo progetto collettivo. Tra questi ci sono il gruppo Valli Bormida, Belbo e Erro dell’Associazione Rurale Italiana, la Cascina Raglio di Luna di Sezzadio e il progetto BcomeBiodiversità.
Insieme, in questi mesi, si sono prodigati per la realizzazione di questo progetto che prevede la progettazione dello spazio interno al Mulino (che il comune gli ha concesso in utilizzo), dove sorgerà un punto di raccolta, catalogazione, conservazione e gestione della distribuzione della semente. Verrà data vita anche a un percorso didattico, formativo e divulgativo, sia per i componenti del progetto, sia coinvolgendo coloro che vorranno avvicinarsi a questo mondo.
All’esterno del mulino è stato poi organizzato uno spazio dove coltivare collettivamente e in maniera agroecologica alcune particelle di terreno con grano saraceno, ceci bianchi di Merella, ceci neri e avena nera da sovescio, per ottenere una parte della semente da utilizzare per i successivi scambi.
Per la realizzazione del Mulino dei Semi, i nostri agricoltori hanno lanciato una campagna di crowdfunding per l’acquisto delle attrezzature e invitano chiunque voglia parteciparvi a unirsi a questo progetto nascente che sta sempre più riportando in vita un’agricoltura naturale che fa bene alle persone e al pianeta.
Così il Mulino dei Semi nasce “dal basso”, dall’impegno e dal lavoro di contadini e contadine, da amatori e appassionati e da chiunque abbia a cuore le tematiche dell’equità sociale, della formazione e dell’informazione. Persone interessate a mettere in pratica un esercizio divulgativo sui temi della biodiversità, della sovranità alimentare, del consumo critico e consapevole, dell’educazione alimentare, per diventare un punto di resilienza e riferimento per l’agricoltura contadina e per la salvaguardia degli eco e agro sistemi del territorio.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento