Campobello di Mazara: morte e distruzione nel ghetto dei braccianti “invisibili”
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Trapani - Ieri mattina appena sveglia ho visto le foto dell’inaugurazione di un grosso centro direzionale di uno degli ipermercati più grandi e convenienti che in questo momento esistono in Italia, dove la frutta e la verdura – ma anche tutti gli altri prodotti – hanno davvero prezzi concorrenziali.
Ogni tanto quando passo tra quegli scaffali pieni di roba da mangiare a pochi euro penso a chi quei prodotti li ha raccolti o coltivati. Penso anche che con i prezzi al pubblico così bassi di certo queste persone guadagneranno pochissimo. Poi ipotizzo che magari puntano tutto sulla quantità e mentre mi perdo in riflessioni socio economiche anche io faccio la spesa lì, comprando le cose in offerta: 500 grammi di pomodorino di Pachino a 1 euro, zucchinette genovesi o pesche.
Sempre ieri mattina mi è arrivata una notizia feroce e crudele: un ragazzo migrante di 30 anni, Omar, è morto a Campobello di Mazara, bruciato. Forse molti di voi non lo sanno, ma tra Campobello di Mazara e Castelvetrano – e forse anche in tantissimi altri posti – esiste un ex cementificio trasformato in un ghetto dove tutti i braccianti agricoli – circa trecento, per la maggior parte stranieri – vivono e dormono in condizioni socio-sanitarie penose. Fino a poco tempo fa non c’era neanche l’acqua potabile, ancora adesso manca la luce elettrica. Dormono in centinaia lì dentro nelle baraccche e tra i rifiuti.
Da siciliana non sapevo neanche dove fosse Campobello di Mazara, eppure è lì, tra i templi di Selinunte e le spiagge cristalline del trapanese, incastonata in un lembo di Sicilia percorso e affollato da migliaia di turisti ogni estate che, forse disorientati dai percorsi suggeriti dai navigatori, ci sono finiti qualche volta, per sbaglio.
Ci sono passata alle otto di sera, ma l’aspetto spettrale di quel paesino mi ha riportata ad altre ambientazioni. A qualche chilometro dal centro si stagliano magazzini, locali industriali, un ex cementificio e montagne di rifiuti abbandonati, di discariche abusive. Da una di queste discariche, tra i sacchetti di rifiuti, abbiamo visto spuntare decine di ragazzini sorridenti, scalzi, con i vestiti logori e sporchi di terra. Lì, in mezzo a noi uomini e donne nate nel lato fortunato del globo, si nascondono vite umane, speranzose in un futuro migliore, che da tempo denunciavano condizioni disumane.
“Stavamo meglio in Africa”, leggo in un articolo proprio quella sera, cercando ancora incredula di comprendere la scena che avevo visto. Eppure io sono abituata a distese di serre, a cumuli di immondizia, so bene che spesso questi sono spesso luoghi di morte e i campi palcoscenici di sfruttamento. Oggi, leggendo la notizia della morte di Omar, mi chiedo se fosse lì quella sera e mi sento misera.
«Questo è il ghetto degli invisibili perché nessuno ne vuol sapere di loro», scrive l’educatrice Alessia Maso in un post su facebook. «Ma ci sono, e raccolgono le famose Olive di Castelvetrano, che quando le vedi a Ballarò ti viene l’acquolina in bocca. Abitano in baracche fatiscenti, senza energia elettrica e nemmeno un lampione sulla strada, senz’acqua, bagni, niente. Oggi una parte di loro – e non sappiamo quanta, visto che l’incendio è ancora in corso – ha perso proprio tutto».
Ecco quindi le risposte alle mie domande sui prezzi così abbordabili praticati dagli ipermercati. Il commercio equo e solidale ci insegnava ad acquistare a un prezzo giusto nel Sud del Mondo, per pagare equamente e non sfruttare chi produce beni. Ecco le stesse ingiustizie le dobbiamo combattere nelle nostre terre: gli agricoltori non possono produrre a prezzi troppo bassi altrimenti i braccianti saranno pagati pochissimo e senza alcuna tutela, senza alcun diritto, sfruttati, in condizioni oscene. Proprio questo accade a Campobello di Mazara: a poco più di cento chilometri da Palermo, sotto il nostro naso, c’è gente che muore per permetterci di mangiare a poco prezzo. Pensateci quando fate la spesa.
«Le fiamme iniziano prima della mezzanotte – raccontano i volontari che da qualche tempo provano a migliorare le condizioni del ghetto – e i soccorsi tardano ad arrivare, non c’è acqua sufficiente per domare o arrestare il fuoco. Tutti hanno perso i loro risparmi, i loro documenti, i loro vestiti e, in alcuni casi, la pazienza. Molti sono scappati, molti non andranno a lavorare, molti comunque se ne sono già andati, in ogni caso il paese oggi si accorgerà di quanto siano fondamentali queste persone per l’economia locale».
Riferendosi a Omar, i volontari proseguono: «Questo è un morto ammazzato dall’incuria e dallo sfruttamento. Domenica abbiamo chiesto, ancora una volta come braccianti organizzati nella casa del mutuo soccorso, più acqua, la rimozione immediata dell’immondizia, lavoro giusto e accesso alle case. A trattare le persone come tali, tutto questo non sarebbe successo ancora una volta».
Adesso il ghetto è in condizioni ancora peggiori di prima e le persone che ci vivono sono rimaste senza quel poco che avevano. È stata lanciata una raccolta immediata di beni di prima necessità – sacchi a pelo, scarpe da uomo chiuse, vestiti – a Fontane D’oro, a Campobello di Mazara, ma anche a Palermo, al Crezy Plus ai Cantieri Culturali alla Zisa. «Chiediamo un sostegno economico per sostenere le spese di emergenza per chi ha perso tutto – aggiungono i volontari – e l’impegno immediato della prefettura per permettere l’accesso alle case!».
Già a fine luglio gli abitanti del campo avevano inviato una lettera aperta alle istituzioni locali.
Per chi volesse partecipare alla campagna di raccolta fondi in favore dei braccianti di Campobello di Mazara:
- Gofundme: https://gofund.me/fd127a0b
- Donazione diretta: Fuorimercato
Iban: IT79D 0838633 910000000470387
Banca credito cooperativo di Binasco, filiale di Trezzano s/N
Causale: SOS BRACCIANTI DI CAMPOBELLO DI MAZARA
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