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Catanzaro - Cominci a vederli già su per le scale che portano al piccolo laboratorio (che poi è anche la casa) di Giampiero De Santis, papà artista che grazie all’upcycling ha iniziato a riciclare in modo creativo: si parla dei “burattini pazzi”, una vera e propria serie di personaggi umanoidi fatti di scarti.
Giampiero ha iniziato a lavorarci nel 2018 nella sua casa a Sant’Elia (Catanzaro) e adesso la sua collezione conta circa 80 pezzi. Molti si trovano in una parete di casa sua al fianco di un balconcino trasformato in laboratorio: sono tanti, colorati e, scoprirò poi, ognuno ha un nome e una storia. Ma soprattutto sono creati con materiali che altrimenti sarebbero finiti nelle tonnellate di rifiuti che ogni giorno produciamo: acciaio, legno, vecchie carte di giornale, scatole e lattine, scarti di qualsiasi tipo.
«Tutto è iniziato quasi per gioco assieme alla mia figlia più piccola», racconta Giampiero. «C’erano delle lattine di Pepsi in casa: invece di buttarle, abbiamo deciso di provare a creare insieme un burattino, che poi è diventato il primo di una lunga serie». Da quel giorno è iniziato un vero e proprio lavoro di ricerca e passione: da un lato il recupero e la sperimentazione sui materiali più svariati, dall’altro anche uno studio in campo artistico.
Giampiero inoltre ha sempre avuto una sensibilità sulle tematiche ambientali e per anni è stato presidente dell’associazione Musagete, attiva anche in questo campo sul suo territorio. «Non ero del mestiere, ma c’è da dire che sono da sempre appassionato di grafica e autodidatta; forse posso dire che la figura di mio zio che dipingeva sotto casa quando ero piccolo mi ha in qualche modo sempre ispirato e che ho preso una certa manualità da mio padre che era muratore».
Ogni burattino creato ha un nome e una storia, molto spesso legata ai materiali con cui è costruito o a vicende e fatti della Calabria: «C’è molto della nostra terra: ad esempio uno di questi è un omaggio al “Ciaciu”, artista catanzarese che lavorava il ferro; o ancora il burattino “Mounsier Bagnole” ripercorre la storia della gara automobilistica che per anni si è svolta dal Ponte Corace a Tiriolo e attirava persone persino dalla Francia».
«I burattini pazzi sono stati i primi e li ho chiamati così perché costituiscono un omaggio a Geppetto e alla manualità e in qualche modo anche alla follia come creatività», ma non ci sono soltanto loro nel laboratorio di Giampiero. Dopo, è nata la serie “Scarto Matto”, ancora una volta dei personaggi umanoidi che sono composti da capsule che contengono gli scarti dei suoi lavori precedenti. In questo modo il riciclo è continuo e assicurato: anche lo scarto dello scarto ha un valore artistico. L’ultima serie, poi, è quella dei “Non-sense”: lavori su lastre di lamiera, che vengono recuperate «trasportandovi sopra idee attraverso colori, pittura e collage».
Tutto questo però non rimane chiuso nella casa di Giampiero. Negli anni, diversi amici hanno iniziato ad appassionarsi e ad aiutarlo con il materiale di recupero e Giampiero ha iniziato a farsi conoscere. Proprio la scorsa estate ha svolto un laboratorio in una scuola media di un paesino calabrese in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente: qui ha raccontato la sua storia, quella dei suoi burattini e, soprattutto, ha fatto un piccolo workshop assieme agli studenti. E solo due mesi dopo dall’iniziativa ha inaugurato la sua prima mostra sempre nello stesso Comune.
Adesso in programma c’è una nuova mostra, ma il sogno di Giampiero è quello di avere un laboratorio tutto suo, magari anche aperto al pubblico e ai più piccoli che abbiano voglia di sperimentarsi nel riciclo creativo. Del resto, tutto è nato da lì: da un padre, una figlia e una lattina di Pepsi.
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