Volontariato ambientale: storia di un gruppo di giovani che crede in un mondo migliore
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Perugia, Umbria - Nove giorni per conoscere il proprio territorio, la sua cultura, le sue tradizioni rurali e le persone che si battono per portarla avanti in modo genuino e naturale. Nove giorni per creare una rete duratura fra giovani, mondo associativo e tessuto produttivo locale. Erano questi gli obiettivi di una bella iniziativa di volontariato ambientale di cui vi vogliamo parlare attraverso la voce di alcuni dei suoi protagonisti.
Una di loro è Milena Giomboni, volontaria del circolo di Legambiente Valli del Topino del circondario di Foligno, che ci racconta l’esperienza dal punto di vista di chi vive l’evento “dall’altra parte della barricata” rispetto ai partecipanti, dunque nelle vesti di organizzatrice.
Quali sono stati i primi passi?
Abbiamo seguito l’iter previsto, che consiste nel presentare un progetto di campo al coordinamento nazionale. Se approvato, il progetto verrà caricato nella pagina di campi e chi lo ha pensato svolgerà una formazione per poi gestirlo. Una volta aperte le iscrizioni chiunque può iscriversi direttamente dal sito. Io, Monica e Samuele [altri volontari del circolo umbro, ndr] siamo diventati molto amici grazie a Legambiente, siamo venuti a conoscenza della possibilità di poter organizzare un campo e ci siamo messi in gioco!
In cosa consisteva la proposta che avete presentato?
L’idea di partenza è stata entrare in contatto con le piccole aziende del territorio che coltivano e producono biologico. Volevamo organizzare una formazione che durasse 8-9 giorni riguardante l’agricoltura biologica in diversi settori, coinvolgendo sia aziende del territorio sia formatori ed esperti che operano nel settore e lo studiano. Lo scopo era da un lato valorizzare queste piccolo realtà che secondo noi sono una risorsa inestimabile per il settore alimentare, visto il presente e futuro che ci aspettano; dall’altro lato, volevamo creare una rete di conoscenze e far conoscere ai volontari che avrebbero partecipato i segreti e le tecniche per produrre cibo sano!
A quel punto come avete proceduto?
Abbiamo iniziato a contattare le aziende e i formatori, che si sono dimostrati subito disponibili ad aiutarci e collaborare al nostro progetto! Il campo pian piano ha preso vita ed è piaciuto subito a Legambiente Nazionale per la sua originalità. Le iscrizioni sono andate molto bene, avevamo un tetto massimo di partecipanti dovuto anche alla struttura nella quale avremmo dormito; raggiunto questo limite siamo stati addirittura costretti a rifiutare ulteriori richieste d’iscrizione.
Come avete battezzato il campo?
Il campo ha preso il nome di “Intra Tupino e l’acqua che discende”. È stato un omaggio a Dante nel settimo centenario della sua morte, la citazione di un passo della Divina Commedia che richiama proprio il fiume Topino, che attraversa la nostra valle e il cui circondario ospita molte della aziende che abbiamo visitato.
Raccontaci dunque com’è andata!
Il Campo si è svolto dal 23 al 31 agosto 2021 ed è stato un successo! È piaciuto molto al territorio, alle aziende stesse e ai volontarie alle volontarie. Noi stessi siamo rimasti positivamente stupiti perché si è creata una bella rete, delle energie positive, degli scambi molto produttivi, delle giornate piene di agricoltura e conoscenze, di scoperta del biologico e dei prodotti a chilometro zero. In noi e nelle nostre volontarie e volontari c’è stato anche un cambiamento psicologico, che ha dato luogo a una riflessione sulla nostra vita, su cosa mangiamo e su come mangiamo! È nata la voglia di cambiare vita e dedicarci alla natura al 100%!
Ci puoi raccontare qualche dettaglio del programma?
Il programma prevedeva una formazione nell’azienda agricola Ortoingiro, che si occupa della produzione di ortaggi e frutta con metodi tradizionali e ancora il campo con il cavallo. La formazione è proseguita in altre aziende: Le Canapaie, avviata dai due giovani nocerini Edoardo e Jacopo, che producono pasta, farine e birra con la canapa; la Cantina Pasci di Marco, un ragazzo di Nocera che ha riattivato il vecchio vigneto del nonno e aperto una cantina; Agribio Monte Pennino, in cui Alessandro ed Emanuele lavorano i grani producendo farine, pasta, birra, il farro, la roveja.
Infine siamo stati al Parco Diffuso di Foligno, nel quale si stanno creando degli orti condivisi di quartiere, e in visita alle sorgenti del Topino, dove la popolazione ha allestito una mostra con foto antiche e raccolto delle mappe storiche che raccontano la storia del territorio. Inoltre abbiamo organizzato un aperitivo con la Birra Nocera Umbra di un altro ragazzo del posto.
Chi erano i formatori?
La formazione è stata fatta con Valentina Dugo, che ha rivalorizzato i grani antichi e li ha coltivati, Luciana Baldoni, esperta di olio e uliveti e ricercatrice del CNR, e Giordano Stella, ricercatore e ideatore del progetto per la formazioni di aree per la vendita del cibo biologico e del territorio al posto del supermercato. Luciano Loschi poi, professore ed esperto di erbe spontanee, ci ha accompagnato durante la visita al campo di canapa delle Canapaie.
Ritieni di aver raggiunto l’obiettivo che vi eravate posti?
Sì. Vorrei sottolineare a questo proposito che il Campo è stato un progetto pensato e realizzato allo scopo di valorizzare un’alimentazione sana e la rivalorizzazione di prodotti antichi. Lo abbiamo fatto perché crediamo in un’Italia rigenerata, i cui pilastri fondati siano un modo naturale di produrre cibo e un rapporto profondo con il territorio.
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