Serafina e Maurizio di Urbebnb: “Non lavoriamo più per vivere, viviamo lavorando”
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Savona - Aria e acque pure, inquinamento acustico e luminoso inesistenti. Addentrandosi nei boschi o camminando lungo i ruscelli, la natura offre esperienze sensoriali sconosciute allo sguardo cittadino.
Ci troviamo a Urbe, in alta Val d’Orba: è proprio qui che Serafina e Maurizio hanno scelto di trasferirsi per assecondare le proprie aspirazioni di vita. Hanno lasciato l’ufficio e la città per rifugiarsi in un angolo incontaminato dell’entroterra savonese tra l’Alta via dei Monti liguri e il Monferrato, in cui è ancora possibile vivere seguendo i ritmi della natura dedicandosi a ospitalità, agricoltura e autoproduzione.
Hanno restaurato un vecchio casale che, a eccezione di qualche ritocco, è rimasto com’era. Hanno però ripulito il bosco e ridato vita a orti in campi che un tempo erano coltivati e che da chissà quanto tempo erano stati abbandonati: piccoli ma grandi interventi per dare la priorità alla cura di ciò che la natura ha messo a disposizione.
Nell’estatico turbinio delle decisioni, ha bussato alla porta anche il desiderio di condividere con altre persone questo spazio di libertà che Serafina e Maurizio si stavano costruendo. Da qui la scelta di aprire la propria casa, dedicando due camere agli ospiti. Nasce il loro B&B La Scellana, che, insieme al B&B Andrè, fa parte di Urbebnb, l’ospitalità diffusa a Urbe che già da quest’estate ha visto coinvolti anche altri proprietari del paese, i quali hanno affittato le proprie case che, diversamente, vengono occupate solo poche settimane all’anno.
IL BISOGNO DI UN CAMBIO VITA
«Avevamo bisogno di staccarci da un modello di vita basato basato solamente su lavoro e consumi», raccontano Serafina e Maurizio. «Un lavoro che solitamente ti detta dei tempi sempre più dilatati che tendono a sconfinare anche nella vita privata. Allora ti manca l’aria, non c’è spazio per i tuoi sogni, ti senti in trappola e molto insoddisfatto. Cerchi di appagare l’insoddisfazione cedendo alle lusinghe dell’ultimo gadget tecnologico, del viaggio last minute, del ristorantino sul mare». Così, però, si aggiungono spese su spese e si evidenzia ulteriormente la necessità di lavorare ancora di più per riuscire a sostenere il ritmo.
«Quando si è insoddisfatti della propria vita non bisogna pensare a cosa aggiungere, bensì a cosa togliere. Da qui la scelta di lasciare la città per andare a vivere in campagna: così saremmo riusciti ad abbassare i costi della vita di ogni giorno». Serafina e Maurizio si trasferiscono a Urbe, mettendo in atto quella che loro chiamano “una piccola rivoluzione del pensiero”: non più lavorare per vivere, ma vivere lavorando. Iniziano, quindi, a dedicarsi alla produzione di beni essenziali e a una vita di semplicità, bypassando la grande distribuzione. Poche necessità: un orto da coltivare, prati e boschi in cui raccogliere erbe selvatiche, un forno a legna dove preparare il pane.
L’obiettivo? Sviluppare nuove capacità per fare da sé. «Ma davvero pensate che siamo venuti al mondo per prestare il nostro tempo di vita (magari 40 anni) a un lavoro puntiforme avaro di soddisfazioni? Davvero pensiamo di non essere capaci di fare altro? No, non è così», sottolineano.
IL NUOVO QUOTIDIANO
La quotidianità di Serafina e Maurizio è cambiata radicalmente. «Ci siamo ripresi il nostro tempo, così tutto il tempo perso è diventato tempo per noi. Abbiamo sempre parecchie cose da fare, ma con i tempi che nella gran parte dell’anno sono dettati da noi. Nei periodi di maggior flusso turistico ovviamente cresce l’impegno, ma l’ospitalità è un’esperienza appagante sia per noi che per gli ospiti, a cui cerchiamo di far percepire il distacco dai frenetici tempi della città, per offrire loro una vera pausa di tranquillità».
E raccontano che i benefici in termini di benessere fisico e psicofisico a seguito di questa scelta sono notevoli: poter portare avanti attività che piacciono, con i propri tempi, fa bene sia al corpo che allo spirito. «Dal punto di vista economico, il tenore di vita comunemente inteso si è ridotto drasticamente, ma quello che non abbiamo è quello che non ci manca».
URBEBNB E LA RISCOPERTA DEL TURISMO LENTO
Chi si avvicina all’alta Val d’Orba? «Chi giunge qui è spesso attratto dalle bellezze naturali di Urbe e della sua valle e dalla possibilità di scegliere tra le diverse opzioni di attività outdoor da praticare»: dal trekking alla mountain bike, passando per le ciaspolate sulla neve, il nordic walking e il kajak.
«Certo, ci sono anche quelli che vengono qui perché siamo in Liguria, che è comunque una regione di mare. I grandi portali di prenotazione online tendono a portare in valle ospiti che cercano strutture vicine al mare, soprattutto nei periodi di picco. Questo, secondo noi, potrebbe essere evitato se da parte degli enti interessati si intraprendesse una politica turistica mirata a far conoscere anche l’entroterra. D’altronde, la Liguria non è solo mare: noi abbiamo le montagne del mare!».
E sono tanti i turisti nordeuropei che, finiti quasi casualmente in Val d’Orba, restano colpiti dalle peculiarità di un luogo in cui è facile raggiungere uno stato meditativo. «Qui il verde e l’aria ricca di ossigeno ci aiutano a disintossicarci dalle tossine. Il respiro si allunga e il battito del cuore rallenta. Il silenzio permette di sentire finalmente noi stessi. In riva ad un torrente si ascolta la vita che scorre, immaginando di sciacquare la mente dai pensieri stagnanti. Ci si lascia rinvigorire dagli spruzzi d’acqua di una gelida cascata o si gioca con i riflessi di luce di un laghetto color smeraldo».
La storia di Serafina e Maurizio racconta una verità semplice, ma che spesso non vediamo: a volte basta semplicemente chiudere gli occhi e ascoltare i suoni della natura per prendere consapevolezza di chi siamo e di dove vogliamo andare.
“La tua visione diventa chiara solo quando guardi dentro il tuo cuore. Chi guarda fuori, sogna. Chi guarda dentro, si sveglia”. Carl Gustav Jung
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